il coraggio della verita (2018)

Una ragazza già divisa fra due mondi. Frequenta una scuola privata insieme ai fratelli aldifuori del ghetto, ma allo stesso tempo è parte integrante di quel ghetto che la madre vorrebbe abbandonare e che il padre ostinatamente vuole difendere perchè è il cambiamento culturale della mentalità a far progredire le cose. Il film di Tillman non è altro che un coming of age iniziato traumaticamente con l'uccisione davanti ai suoi occhi del suo migliore amico. Tillman riesce da una parte a valorizzare la giovane protagonista mostrando in tutte le sue sfaccettature la sua evoluzione ed al tempo stesso riesce ad allargare il discorso sulla comunità ben descritta nelle sue dinamiche e nei suoi umori. Per tre quarti il film funziona bene tenendo ben in equilibrio i suoi elemente, peccato che l'ultimo quarto la retorica parte per la tangente e non si ferma più, anche se la progressione narrativa suggeriva tale deriva. Il coraggio della verità mostra comunque di essere ben piantato sulla realtà sociale dell'America attuale e che non è altro che la derivazione di quella passata.

Un "nulla di originale" raccontato bene che comunque riesce ad intrattenere lo spettatore per piu' di due ore. La durata è comunque eccessiva tenendo in considerazione che tutto il film si poggia su un episodio solo avvenuto gia' nella prima parte del film.
Si lascia guardare ma nulla di trascendentale.

Tillman Jr. sa fare il proprio mestiere in un'opera mainstream che tuttavia sta faticando a guadagnare. Il problema razziale persist'e bisognerebbe tenere l'allerta elevato, ma si corr'il rischio d'indurre l'effetto paradosso d'un allarmismo che desensibilizza l'attenzion'e satura le coscienze. Film retorico? È già incredibile che, destinato agli young adults, non sia incentrato sul fantasy, la magia e il romanticismo.

Mauro Lanari

ben fatto , ma come dice nel commento precedente , sa tutto di tremendamente già visto e recitato . e qui recitato neanche troppo bene
Passarà senza lasciare traccia

Buonista all'eccesso, retorico e pomposo.
Non è il mio genere, scarsa tecnoica.
Adatto ad un solo target adolescenziale.

Eccessivamente prolisso, il film di George Tillman jr si barrica dietro una corazza fatta di retorica, buonismo e banalità varie. La banalità è evidente nell'episodio che fa da scintilla a tutta la storia che poi si sviluppa, risultando a mio modo di vedere alquanto frivolo e poco curato. La retorica che pervade il film si nota nei dialoghi, nelle fin troppo abusate iterazioni razziali che si applicano nella forma poliziotto bianco cattivo contro teenager di colore problematico ma, in questo caso, candido e innocente, ma anche tra amiche di scuola di diverse etnie ed estrazioni sociali. Tutte cose che francamente non hanno nè coraggio e nè originalità da vantare.
I punti a favore del film sono le interpretazioni, tutte abbastanza convincenti, il ritmo fluido che nonostante le oltre due ore di durata riesce a mantenere un certo coinvolgimento nello spettatore e una spiccata dose di emozionalità che in alcuni frangenti risulta incisiva e coinvolgente.
Una sufficienza per un film che, parere mio, poteva e doveva osare qualcosa in più, rinunciando alla prolissità e alla retorica esasperata su concetti sì interessanti e attuali ma decisamente troppo caricati per cercare di colpire a tutti i costi.