ultima fermata brooklyn (1989)

Film crudo e intenso. Nella Brooklyn degli anni '50 si intrecciano una serie di storie che esplorano il degrado sociale, la violenza, la disperazione e il sogno americano infranto.

E' un girone infernale di un'umanità rovesciata su stessa, con lo sfondo di guerre sindacali dell'unica fonte di reddito del posto e di guerre lontane in Corea di cui non si conosce realmente la portata. Brooklin diventa un posto fuori dal mondo, isolato da ogni contesto che non sia il quartiere, con essere umani che cercano di sopravvivere in tutti i modi mettendo da parte ogni sentimento e quei pochi che provano un minimo di empatia, vengono triturati da quel meccanismo che vede solo il denaro come unità di misura per una fuga che non viene nemmeno concepita. Un film molto cupo dalle corde fortemente nichiliste.

La mostruosità dell'essere umano e lo squallore della vita raccontati con estrema precisione...complimenti. 63° posto nella stagione 1989/90.

Forte come ritratto delle minoranze e relativi problemi della New York degli anni 50, ma i personaggi e le storie che vengono sacrificate a favore di autorialità e tematiche più consone al cinema d'autore europeo (la parte inerente Stephen Lang, per dirne una) sono troppe.
E' questo ciò che mi ha lasciato perplesso durante tutta la visione: parla dell'America, ma non so bene perchè il sapore è troppo europeo, nei risvolti, nell'estetica, e nell'introspezione dei protagonisti.

eccellente trasposizione - solo minimamente edulcorata - del libro di culto di selby.
bravissimo edel a dipingere una new york da set teatrale, lugubre e completamente isolata.

Spaccato di una America metropolitana in decadenza e miseria.
La storia di vari personaggi si incrocia in questo dramma, con qualche situazione simpatica per sdrammatizzare i toni, generazionale sullo sfondo degli anni 50 e con la Guerra di Corea che fa capolino ma comunque solo accennata.
Prostituzione e sfruttamento della donna come oggetto di piacere, alcol e droga, omosessualità e omofobia, piccola criminalità dilagante, scioperi e sindacati, corruzione ed appropriazione indebita....questi e molti altri i temi della pellicola.
Molto buono il cast che può contare su moltissime facce note: un sempre iracondo ma dal cuore d'oro Burt Young, una procace Jennifer Jason Leigh nei panni della prostituta, Stephen Lang in profonda crisi emotiva ed etica...sono sono alcuni dei personaggi ben caratterizzati in questo film.
Comunque Jennifer Jason Leigh grandiosa....non solo prosperosa ma ben disposta ad una lunga scena di nudo con successivo stupro di gruppo (anche se consenziente), il suo personaggio ha una drammaticità intrinseca da applausi e la sua interpretazione è degna di un Oscar specie per il finale

SPOILER
Eccellente la ricostruzione storica della Brooklyn d'epoca in tutto e per tutto dalle scenografie ai costumi e anche grazie alla giusta fotografia!
Buona la regia, abbastanza forti alcune scene del film sopratutto a livello concettuale ma c'è anche molta violenza visiva e specie di natura sessuale...un film in cui regnano disperazione e desolazione e solo la scena finale, dopo molte amarezze, riesce a dare un pizzico di felicità nella vita.
Tante belle parole ma perché non mi è piaciuto poi molto alla fine?
Perché la sceneggiatura imbastisce un film con tante storie fine a se stesse ed alla fine dei giochi non si capisce bene che tipo di film si è visto, alcune sequenze sono pure ripetitive.
Un film abbastanza sporco e cattivo che trova la sua forza nell'essere un cinico resoconto storico. Merita un'occhiata anche solo per la Leigh ottima e desnuda.

Buon film diretto da Uli Edel nel 1989.
La trama è interessante ed è sviluppata in modo realistico e tragico,abbastanza violento in alcuni momenti.
La regia è buona,ottima la recitazione,la fotografia e l'ambientazione.
Insomma un film che merita almeno una visione.

Edel che ha sempre avuto questa ambizione di proporsi come un grande esteta della tragedia umana qui non convince del tutto nel suo obiettivo biforcuto di raccontare la difficile introspezione degli outsider (il gay, il trans, la prostituta), e l'unità sociale che ha portato gli operai a vincere lo sciopero, lo stupro finale conturbato da quell'aurea smarrita di delirio alcoolico della protagonista non può avere le pretese di mutarlo in un melò per la presenza sentita del bambino. Non c'è questa omogeneità di spazio per approfondire le turbe psichiche dei disadattati perlopiù mirando ad un epilogo da fatalismo annunciato.

Una delusione, rispetto al magnifico romanzo di Hubert Selby jr. , ma comunque un film di grande presa emotiva. Il regista calca la mano rischiando di sfiorare il grottesco (insostenibile la scena dello stupro di massa alla prostituta) ma cattura la disperazione alienante dei personaggi del libro, in part. quello interpretato da un formidabile Lang. Fotografato splendidamente, nonostante il suo effettismo troppo marcato, è un buon film