once we were strangers (1997)

Visto dopo l'immenso "Nuovomondo", che pur precede cronologicamente, "Once we were strangers" appare poco piu' che un timido e impacciato tentativo di introdurre i temi cari a Crialese, ovvero lo sradicamento, il sogno, l'integrazione, la speranza.
Meglio approfondite sotto ogni punto di vista in Nuovomondo, risentono di un budget decisamente modesto, che pero' non assolve totalmente il regista dall' eccesso di scelte piuttosto spartane in termini di ripresa, scenografia, casting, sceneggiatura.
A dominare è un piattume che smussa i voli onirici, i tratti drammatici e quelli ironici, obbligando ad una lettura troppo didascalica della vicenda (già di per se non originalissima).
In una New York troppo silenziosa per essere vera, poco squinternata per essere Scorsesiana, e poco ironica per essere Alleniana, Crialese tenta di raccontare l'esistenza di migranti-stanziali e stanziali-migranti, alla ricerca di una loro dimensione nel mondo...ma lo fa in una maniera talmente asciutta da sconfinare nell'aridità