Recensione st. elmo's fire regia di Joel Schumacher USA 1985
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Recensione st. elmo's fire (1985)

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locandina del film ST. ELMO'S FIRE

Immagine tratta dal film ST. ELMO'S FIRE

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Immagine tratta dal film ST. ELMO'S FIRE

Immagine tratta dal film ST. ELMO'S FIRE
 

"Jules, tesoro.. Senti, qui non c'è niente di vero, lo sai che cos'è? E' un fuoco di St. Elmo... Lampi, scariche elettriche che appaiono come dal nulla nel cielo nero... I marinai li usavano come guida, pensa! Ma nei fuochi di St. Elmo non c'è nessun fuoco e non c'è neanche St. Elmo! Se l'erano inventato... Se l'erano inventato pensando di averne bisogno per tirare avanti quando andava tutto storto, un po' come te, che ti inventi queste scene... Eh ci passiamo tutti, siamo in età di tensione..."

Sette attori protagonisti: tre direttamente da "The Breakfast Club", due agli esordi, il nuovo idolo delle ragazzine Rob Lowe e una "quasi" affermata Demi Moore.
Generazione Brat Pack per eccellenza, il cast scelto da Joel Schumacher risultò perfetto per denotare una generazione di adolescenti che, costretti ad abbandonare i momenti idilliaci che caratterizzarono il loro mondo al college, devono affrontare la realtà degli adulti: lavoro, casa, famiglia.
Sette ragazzi: ognuno di loro ha pregi, difetti e la voglia repressa di qualcosa di più. Alec, divenuto un uomo di successo in politica, è apparentemente il più responsabile e vorrebbe sposarsi con la sua fidanzata Leslie, ma quest'ultima è ancora insicura. Dal canto suo Wendy è sicura su tutto ciò che deve fare e determinata, tuttavia sembra essere afflitta da qualcosa. Kirby insegue perdutamente innamorato la dottoressa che con uno sguardo cambiò la sua vita, mentre Kevin, scrittore "maledetto", non crede nemmeno più nell'amore e a quanto pare nessuna donna lo attrae. Per Jules, sempre allegra ed esuberante, la vita altro non è che un mega party e Billy, che non riesce a trovare un lavoro stabile, sogna ancora con nostalgia le giornate passate al college, mettendo da parte ogni responsabilità e osannando i vecchi tempi negli eccessi.

Questo film è considerato uno tra i film giovanili più importanti degli anni '80, definito come una sorta di via di mezzo tra "The Breakfast Club" (di John Hughes) e "Il grande freddo"(di Lawrence Kasdan). In quest'ultimo infatti si è partecipi di una vicenda che vede vecchi compagni del college, che vissero le loro esperienze adolescenziali negli anni '60, ritrovarsi dopo più di quindici anni a causa del suicidio di uno di loro. I protagonisti della vicenda sono già adulti da tempo e hanno già avuto a che fare con i primi veri problemi ai quali si va inesorabilmente incontro dopo la scuola.
"The Breakfast Club" fa un passo indietro sulla scala d'età rispetto agli altri due, cercando appunto di mostrare alla perfezione i sogni, le idee, le paure, le insicurezze e i problemi con la famiglia della generazione under 20 negli anni '80. Ragazzi che, diversi tra loro ed ognuno connotato dal proprio stereotipo all'interno del sistema scolastico, iniziano a conoscersi e a condividere gli uni con gli altri le esperienze e le idee personali.
Questo è appunto il passo precedente a "St. Elmo's Fire", il quale mostra invece un gruppo di giovani che ha già a che fare con un tipo di responsabilità a loro prima sconosciuta e che con grande tristezza intuisce con sempre più consapevolezza che l'amicizia può non durare per sempre.

Questa pellicola è caratterizzata da una storia che vede al centro delle vicende dei personaggi indubbiamente meravigliosi, legati tra loro da relazioni colme di grandi sentimenti. Joel Schumacher ha voluto riportare uno degli aspetti più ricorrenti di quell'età in bilico tra l'adolescenza e l'essere adulti, il cosiddetto "self-created drama".
Il regista ci dice che ogni persona, al raggiungimento approssimativo del ventesimo anno di età, tende a drammatizzare su avvenimenti talvolta irrilevanti. Questo altro non fa che acuire il senso di insicurezza, creando barriere invisibili che sono deleterie per la vita sociale di ogni individuo. E' proprio questa l'essenza di "St. Elmo's Fire", coronata da una meravigliosa colonna sonora, divenuta celebre grazie al brano "Man in motion" scritto da J. Parr e D. Foster, che unita alla scenografia crea un'atmosfera inebriante e allo stesso tempo drammatica in una Georgetown multicolore.

Molto bravi tutti gli attori, in particolar modo Rob Lowe e Judd Nelson.

"No, Springsteen non lascia questa casa!".

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Recensione a cura di Peter Lyman - aggiornata al 06/12/2011 16.16.00

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