Recensione star system - se non ci sei non esisti regia di Robert B. Weide Gran Bretagna 2008
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Recensione star system - se non ci sei non esisti (2008)

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locandina del film STAR SYSTEM - SE NON CI SEI NON ESISTI

Immagine tratta dal film STAR SYSTEM - SE NON CI SEI NON ESISTI

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Immagine tratta dal film STAR SYSTEM - SE NON CI SEI NON ESISTI

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Il giornalista inglese Sydney Young, dopo aver combinato un casino ad una festa di star, viene notato dal direttore di una nota rivista patinata americana, che lo chiama per lavorare nella sua redazione.
Sydney non perde tempo ad entrare nel mondo dorato dello star-system, fino a quando non si rende conto che non era quello che voleva realmente.

Un film all'inglese USA e getta questo "Star system – Se non ci sei non esisti" (non commentiamo più - ormai rassegnati - i titoli scelti dai nostri distributori), commedia demenziale e parodistica che non fa altro che prendere in giro quel mondo che si presta a descrivere.
Certo, non mancano i cliché, ma si sorride molte volte e in qualche momento si ride anche. Certo non sono risate smargiasse e soprattutto non sono risate accompagnate da chissà quale interessante e innovativa riflessione, ma perlomeno sono risate piacevoli, se non si tiene conto di alcuni scivoloni che di quando in quando accompagnano la narrazione di questa avventura nello strano mondo dello star-system.

La pellicola è, infatti, una sorta di discorso cinematografico piuttosto blando che serve solo da pretesto per arricchire le avventure rocambolesche del protagonista con volti noti dello star-system. È inoltre un altrettanto superficiale discorso sul giornalismo e su come molto spesso ci si veda costretti a sottostare a delle regole "infami" pur di far parte della gente in, pur di entrare nel circolo di eletti, per poter andare alle feste e poter conoscere la gente che conta.
Ma al di là della mancanza di fendente che accompagna questo genere di considerazioni, il film è alquanto scorrevole e godibile e, anzi, diventa meno sopportabile proprio nel tentativo di creare spessore, con scelte narrative un po' troppo banali e ruffiane, ad un film che di spessore non aveva affatto bisogno. Altra nota dolente è il tipico inserto romantico con happy-ending dietro l'angolo che mal si confà al tono scanzonato e piacevolmente ridicolo che accompagna la prima parte della pellicola. Un'insistenza, quella di inserire a tutti i costi storie d'amore difficili che poi vanno a buon fine anche nelle pellicole meno impegnate e più spensierate come questa, che risulta sfiancante e decisamente poco apprezzabile.

La pellicola riesce però a controbilanciare il fastidio creato da questi elementi di "disturbo" con alcune trovate davvero originali e soprattutto molto divertenti. Merito in primis della recitazione di Simon Pegg (mitico protagonista di film gioiellini come "Shaun of the dead" e "Hot fuzz"), che trasporta anche in questa pellicola un po' di quella sana e piacevole demenzialità che contrassegna il suo solito modo di fare cinema, ma anche di molte battute ironiche e sarcastiche che accompagnano l'idea di cinema di chi di cinema ci vive. A detta del protagonista, per esempio, il film più bello della storia è "Con air" perché "c'è Malkovich per la recitazione, Nicholas Cage per l'azione, Steve Buscemi per la comicità e John Cusack per i gay".

"Star system" è contrassegnato da una serie di citazioni e di rimandi cinematografici, visibili e meno visibili. Il primo è quello al grandissimo film di Fellini "La dolce vita", che viene più volte omaggiato con una serie di riferimenti dei protagonisti, di scene che lo ricordano e soprattutto dell'inserimento della colonna sonora in due momenti precisi e se vogliamo "speculari".
Anche lo stesso Jeff Bridges, qui nel ruolo dell'impettito - ma neanche tanto - direttore di rivista, in qualche maniera ricorda quasi il suo mitico personaggio de "Il grande Lebowski" e via di questo passo, con piccole apparizioni di star del cinema e piccoli inserti meta-cinematografici, sparsi qui e lì.

Altra nota di merito è sicuramente lo stravolgimento di un noto, ma ormai desueto, luogo comune. In questo film è l'inglese che fa la parte del caciarone combina guai, mentre gli impettiti sono gli americani, solitamente considerati dagli inglesi più rozzi e maleducati. Un'idea davvero apprezzabile, che però in qualche maniera si perde per la banalità e la scontatezza di alcuni elementi all'interno della narrazione: il maialino che crea il caos tra i divi, il transessuale, la vecchia affittuaria, il dentista spacciatore, le cadute, gli scivoloni, e via di questo passo.

Tutto sommato, comunque, "Star system – Se non ci sei non esisti" svolge bene il suo compito di leggero e sano intrattenimento con un po' di sana frivolezza e senza nessun pretesto e, paradossalmente, fallisce solo lì dove diventa meno superficiale e più impegnato.

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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 12/05/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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