Quattro episodi - molto liberamente ispirati alle novelle del Decamerone originale - che ripetono lo stesso canovaccio in cui un padre accompagna la figlia a Roma per conoscere la famiglia dell'uomo italiano che la ragazza ha intenzione di sposare.
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Tante lusinghe per Midnight in Paris e neanche la sufficienza a questo? E sì che non mi pareva di leggere poi così tanta originalità in quella storiella parigina. Che con questo nuovo ciclo di commedie siamo ad anni luce dal Woody Allen dei tempi d'oro è purtroppo cosa nota, ma tutto sommato mi sento in un clima più familiare nella confusione di quest'ultima pellicola piuttosto che in quella storiella patinata che era Vicky Cristina Barcelona. Mi spiego, il film presenta errori imperdonabili: gli stereotipi italiani, quella magia romantica che Allen vede in tutte le capitali europee (uguale) e quel modo di pensare americano tanto grossolano quanto irritante. Se in questo casino ci buttiamo dentro pure le solite storielle di tradimenti, che ormai hanno rotto i marroni, beh lo potremmo quasi definire una vera schifezza. Però ci sono anche tanti elementi stravaganti e fantasiosi, come il personaggio di Baldwin, il cantante lirico; c'è teatralità, surrealismo... Andiamo dai! è Allen mica Kubrick, non è mai stato un perfezionista; e se per una volta torna ad inserire qualcosa di imprevedibile nei suoi lavori, un piccolo incoraggiamento se lo merita. Mi auguro solo che torni a girare i suoi prossimi film negli USA, perchè perseverando in realtà che a quanto pare non conosce non fa altro che evidenziare i suoi limiti.
** A penalizzare molto c'è anche un doppiaggio vergognoso purtroppo.