Recensione orwell 1984 regia di Michael Radford Gran Bretagna 1984
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Recensione orwell 1984 (1984)

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locandina del film ORWELL 1984

Immagine tratta dal film ORWELL 1984

Immagine tratta dal film ORWELL 1984

Immagine tratta dal film ORWELL 1984

Immagine tratta dal film ORWELL 1984

Immagine tratta dal film ORWELL 1984
 

Una sala cinematografica, immagini color ocra che si susseguono sul grande schermo, il pubblico che si incendia: siamo a Londra nel 1984, una data fittizia perché nell'immaginario di Orwell, il grande scrittore inglese da cui è tratto il film l'anno è ricavato dall'inversione di 1948, ovvero l'anno in cui lo scrittore diede alle stampe questo capolavoro distopico, con un occhio al regine nazista e l'altro a quello stalinista, lui che era socialista ma contrario ai totalitarismi di ogni colore.

Il romanzo antiutopico di George Orwell, fintamente ambientato nel futuro, è una denuncia contro il potere totalitario che mette un piede sulla libertà materiale e spirituale dei cittadini.

Dominati dal partito socialista inglese con a capo un fantomatico Grande fratello, che campeggia minaccioso sui manifesti sparsi in tutto il paese, in una Londra piena di macerie (l'allusione alla guerra appena conclusasi è fin troppo evidente) e dove tutto manca, persino le lamette per radersi la barba o il sapone, i protagonisti della storia trascinano le loro esistenze convivendo con il teleschermo che sorveglia di continuo le loro mosse.
Non hanno sentimenti positivi, anzi (come si vede nella scena iniziale del film) viene loro insegnato il disprezzo nel minuto d'odio che fa parte della loro cultura ed educazione. Winston Smith, il protagonista principale, tenta di svegliarsi da questo torpore intellettivo e morale, ma purtroppo non riuscirà nel suo intento.

A dare corpo e anima a Winston, il macilento e disincantato funzionario addetto a cancellare la memoria scomoda del passato e protagonista a tutto tondo del romanzo di Orwell, è John Hurt, attore britannico all'epoca (1984 in coincidenza con la data del libro) quarantenne, affiancato da Suzanna Hamilton (Julia) e con la partecipazione speciale di Richard Burton, nell'ultima magnifica apparizione sullo schermo dell'attore prima della prematura scomparsa nel ruolo di O'Brien perfido e astuto gerarca di partito.

Lo squallore della Londra di Oceania è ben reso dai colori sbiaditi dei video proiettati dalla propaganda del partito, ma anche dalle inquadrature precise sulle strade e sulle misere suppellettili. Volutamente arredamento e scenari ricordano più il panorama postbellico (ovvero quello immaginato da Orwell), piuttosto che un avveniristico futuro. Si potrebbe anche azzardare a una vaga allusione alle carenze del regime sovietico poiché il film è stato realizzato in uno dei periodi più problematici nella storia delle relazioni tra Est e Ovest.

Il Grande Fratello (interpretato da un attore non professionista) ricorda nelle sembianze una figura a metà tra Stalin e Hitler, a simbolo del totalitarismo, mentre le guardie del partito, severe sentinelle del modus vivendi voluto dal SOCING (sigla del partito socialista inglese) indossano divise mutuate sulle SS naziste.
Completa il clima claustrofobico, palpabile a ogni scena, una colonna sonora moderna (Eurythmics in prevalenza) e decisamente martellante che sottolinea le scene clou e anche le visioni oniriche del protagonista.

Fedele al romanzo, anche se, come d'uopo, con qualche licenza registica, il film è sicuramente un prodotto di qualità, pecca però nella monotonia, forse voluta, ma eccessiva tanto da rendere soporifere alcune sequenze.
Rimane la bravura degli interpreti e l'importanza della trasposizione sullo schermo di uno dei capolavori della letteratura mondiale. Consigliato a chi vuole conoscere Orwell, ma anche a chi vuole riflettere sul mondo d'oggi partendo dalle visioni antiutopiche di un autore del recente passato.

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 05/12/2011 16.17.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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