La storia è ambientata in un futuro distopico, nella terra di Panem, dove un tempo sorgevano gli Stati Uniti. Lì un regime totalitario obbliga gli adolescenti a partecipare ad una sorta di crudele reality show, dove questi sono costretti a sfidarsi all'ultimo sangue. Protagonista è Katniss Everdeen che si offre volontaria per sostituire la sorella minore, prescelta per prendere parte alla trasmissione.
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Visto più per caso che per volontà, si è rivelata una visione interessante, a tratti con un'ironia satirica sagace; pecca di pochissima originalità sia letterariamente (Stephen King in primis ha già trattato con lo pseudonimo di Bachman il reality ammazzatutti, "L'uomo in fuga") che cinematograficamente (e gli esempi si sprecano ma il primo a venirmi in mente è il controverso Battle Royale). Preferisco ciononostante questa versione più seriosa anche se comunque con ottime pennellate di ironia caustica rispetto al film giapponese tutto fumo e niente arrosto: certo, non vi è un solo momento in cui poter dire, in Hunger Games, di aver finalmente visto un colpo di scena inaspettato però la visione è lunga (due ore e mezza quasi) e le dinamiche del gioco si fanno via via più interessanti e se ci scappa un pò di sangue, per un film adolescenziale che è puntato a quel target e non vi sono vampiri tamarri di mezzo, è già un qualcosa. Manca un approfondimento degno di tal nome per una miriade di personaggi appena abbozzati e lasciati sullo sfondo, nell'attesa di un imminente sequel che a questo punto si può dire sarà trilogia. Anche in tal senso il finale apertissimo è quasi una presa in giro, ma sa troppo di incompiuto e cerca fin troppo il seguito: sappiamo che arriverà ma pare quasi un ricatto vederlo a questo punto. Vedremo, l'apripista intanto promette bene ed è intrattenimento made in USA di buon livello. Registicamente si poteva fare di più però con quella telecamera a mano, osa poco pur contenendo in sé in potenza ottimi sviluppi. E quindi tutto sta ad aspettare il seguito...