Ambientato durante la seconda guerra mondiale, la storia riguarda un gruppo di soldati ebrei prossimi all'esecuzione comandati dal tenente Aldo Raine (Brad Pitt), quando ottengono invece una chance per salvarsi: riportare con sè cento scalpi nazisti. Il gruppo sarà impegnato anche nell’operazione Kino, durante la quale dovranno attaccare il nemico mentre viene presentato, a Parigi, un film di propaganda, alla presenza di Joseph Goebbels, uno dei principali gerarchi nazisti.
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Quelle fusioni e quegli incastri cinematografici escogitati dal sabotatore di generi per eccellenza Quentin Tarantino, che per il western moderno riserva sempre un compito speciale, vengono spinti alle loro estreme conseguenze in INGLOURIOUS BASTERDS, un film che apre nuovi orizzonti alla possibilità di usare il cinema stesso, nei suoi stereotipi e nelle sue scene cult, per altri scopi. Non è solo il noto citazionismo spinto dell'autore a definire questo atteggiamento camaleontico, ma proprio la possibilità mutaforma degli archetipi cinematografici (più simili ad energia comunicativa che a simboli ben distinguibili), ovvero la possibilità di raccontare nazisti, servizi segreti americani, ebrei ed altre figure della seconda guerra mondiale come se interpretassero confederati, indiani, bounty killer, desperados e tutte le altre maschere tipiche del genere western. L'analisi teorica del regista tuttavia non si ferma al primo risultato e aggiunge calcoli all'espressione, e si parla, tra le altre cose: dell'impatto ri-contestualizzato dell'America muscolare; della tematica sulla violenza dell'uomo, nata dalla violenza, culminata nella violenza e qui raccontata attraverso la violenza stessa come sfogo per la violenza recondita; dell'utilizzo della scrittura dilungata nei dialoghi come creazione di pathos utile alla componente thriller e alla creazione automatica di citazioni memorabili. Se inoltre non si esclude l'ulteriore passo avanti fatto nella caratterizzazione stilizzata dei personaggi tarantiniani e non dimenticandosi della genialità del film di riscrivere la storia attraverso la finzione del grande schermo, allora si parla di uno dei capolavori degli anni 2000.