aguirre furore di dio regia di Werner Herzog Germania 1972
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aguirre furore di dio (1972)

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locandina del film AGUIRRE FURORE DI DIO

Titolo Originale: AGUIRRE DER ZORN GOTTES

RegiaWerner Herzog

InterpretiHelena Rojo, Klaus Kinski, Cecilia Rivera, Ruy Guerra

Durata: h 1.34
NazionalitàGermania 1972
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1972

•  Altri film di Werner Herzog

Trama del film Aguirre furore di dio

Nel 1560 una spedizione spagnola, guidata da Gonzalo Pizarro, fratello di Francisco, discende la Cordigliera delle Ande alla ricerca del mitico El Dorado. La giungla inestricabile la blocca. Si invia allora un pattuglione esplorativo, munito di zattere, sul fiume Urubamba al comando di Pedro de Urrua al cui fianco è l'ambizioso e spietato Lope de Aguirre. Finirà vittima della sua folle megalomania.

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Voto Visitatori:   8,38 / 10 (72 voti)8,38Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Aguirre furore di dio, 72 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  18/05/2008 12:21:55
   9 / 10
Con questo film Herzog dà maggiore risalto e profondità a quelli che sono i temi e gli stili della sua opera: indagine spassionata e distaccata (ma affascinata) nei meandri della parte scura/irrazionale dell’animo umano, l’incontro/scontro dell’Uomo con la Natura, la follia e l’inciviltà che si nasconde dietro la pretesa umana di ordine e civiltà – il tutto con il suo solito stile fatto di inquadrature e scene chiare e nitide che vanno subito al sodo, il rifiuto dei mezzi narrativi che implicano identificazione o annullamento emotivo dello spettatore nel personaggio. Infatti anche in questo film non c’è un ordine preciso e sequenziale degli avvenimenti; la trama e le scene procedono a scatti, privilegiando rappresentazioni che sintetizzino le forze etiche e psicologiche in gioco, piuttosto che illustrare una vicenda. Viene evitato qualsiasi tipo di movimento drammatico o rappresentativo in sé d’azione. Il film è stato accusato di essere statico. In effetti non si vede quasi mai la causa o l’atto di un certo evento drammatico, ma quasi sempre il risultato (gli indios nemici non si vedono quasi mai, le frecce sembrano partire dal nulla, le morti sono normali quanto un qualsiasi altro gesto), con l’unica eccezione di una decapitazione in diretta. Questa scelta stilistica un po’ estrema è invece altamente funzionale all’intenzione del regista di tenere distanti gli spettatori dalla vicenda e dai personaggi, per farli così giudicare in maniera distaccata e razionale. Herzog infatti è un cineasta molto razionalista, nonostante che sia affascinato dal mondo dell’irrazionale (in questo assomiglia a Goethe, lucido e olimpico ma affascinato dalle vertigini del demoniaco e dell’irrazionale).
Ciò che differenzia Aguirre dai film precedenti è la grande cura che viene data alla scenografia, alle riprese e all’interpretazione degli attori. Basta vedere la scena iniziale, quella dei titoli di testa, per rimanere incantati. Delle riprese magnifiche, accompagnate da una musica sublime, che vanno in maniera diretta a rappresentare il rapporto uomo(piccolo)/natura(aspra, incombente, misteriosa). Siamo sul Machu Pichu ma Herzog ha evitato qualsiasi riferimento da cartolina, proprio per preservare l’universalità della scena e per non “distrarre” lo spettatore dal messaggio che si voleva dare. Tutto il resto del film insiste poi su questo rapporto impari fra la megalomania, le grandi pretese di un manipolo di omuncoli e la maestà selvaggia e crudele della natura, che si fa beffe di loro. La fotografia è incredibile, con alcune “sporcizie” (tipo le gocce di pioggia sulla mdp) che non fanno altro che aumentare il grande realismo e la forza della rappresentazione.
Ciò che differenzia il film è anche la splendida interpretazione di Klaus Kinski, il quale dà un’interpretazione indimenticabile di Aguirre, con i suoi improvvisi scatti d’ira, gli occhi spiritati, la sinuosa e avvolgente maniera che ha nell’imporsi, riflessa anche nel suo modo di muoversi su linee a spirale.
Il messaggio del film è quello di rappresentare la “civiltà” occidentale nelle sue origini, fatte di depredazioni e distruzioni, sete di possesso e di potere senza alcuna considerazione morale. Il tutto però senza alcun compiacimento verso i personaggi negativi. Tutti sono rappresentati in maniera meschina (gente brutale, avida, brutta, sfatta). I rappresentati delle autorità poi sono tronfi e formali oppure inutilmente “puri” e eroici (le figure di Ursua e Inès, deboli e destinate a perdere). Il personaggio che mi ha più colpito è stato quello del frate che in pratica si comportava in maniera contraria allo spirito di ciò che voleva diffondere. Qualcosa di agghiacciante.
Infine il personaggio che sintetizza meglio tutti gli aspetti etici del film, cioè Aguirre. Nonostante la bellezza formale e la dignità che circonda il personaggio, nei fatti è trattato come un personaggio ridicolo e perdente, sbeffeggiato nelle sue troppo grandi pretese dalla Natura, cioè dallo stesso elemento che lui pretendeva di possedere e dominare. Insomma quanto è forte, affascinante e grande una volontà, un animo del genere, ma quanto è distruttivo, nocivo, folle, innaturale e perché no, insignificante rispetto alla vera forza grande, potente, cioè quella della Natura. Sarà sempre lei quella che avrà l’ultima parola. Ci illudiamo di possederla e di dominarla. Quella invece ci si può rivolgere contro e distruggerci, anche perché per Lei non contiamo niente.

4 risposte al commento
Ultima risposta 19/09/2008 14.02.22
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