Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Un piccolo grande classico dell'exploitation giapponese, ambientato per quasi tutta la sua durata tra le rancide pareti di una prigione al femminile dove, in fatto di crudeltà, la differenza tra prigioniere e sadici secondini è davvero sottile. Tra le righe è perfettamente leggibile l'atto d'accusa verso la disumanizzazione in seno al sistema giudiziario nipponico (retaggio della Nuberu Bagu), ma è chiaro che a Shunya Ito interessi l'estetizzazione ultra-pop e surrealista della violenza (lo stupro ripreso da sotto un pavimento di vetro), forte di una fotografia pastosa, baviana e glaciale. La protagonista Meiko Kaji è bellissima, volto impassibile ma occhi grandi, dolenti e spauriti al servizio di un credibilissimo range emotivo.