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Il taglio del film è ancora documentaristico ma qui il gioco con la finzione è palese. Si tratta di una ricostruzione in cui i registi vanno indietro nel tempo e ricostruiscono il fenomeno dello schiavismo senza tanti fronzoli, con un linguaggio duro che può sembrare razzista, è anche razzista, però non fa che riprodurre la mentalità dell'epoca che era fortemente razzista. La cultura era quella e la coppia Jacopetti/Prosperi non fa che sbattertela in faccia. Gustose e tragicamente grottesche anche le scene lo scienziato spiega lombrosianamente l'inferiorità della razza nera ("ma scusi professore, lei non è ebreo?"). Poco altro da dire se non che a distanza di oltre cinquant'anni da questo lavoro, il problema del razzismo in America è tuttora irrisolto. Inoltre se ci metti anche l'avallo cristiano con tanto di citazioni bibliche, il gioco è fatto. Chissà che ci facevano le suore orsoline francesi con 200 schiavi? Birichine..
se qualcuno provasse a girare un film così oggi verrebbe preso e deportato in una clinica psichiatrica per un trattamento di TSO dal piddinume imperante di questa unione europea sovietica politically correct. Ma il genio Jacopetti paura non ne aveva. Esempio di regista che rischia la vita soggiornando nei posti più selvaggi ai confini della terra per amore della verità. Mai più gli africani e la colonizzazione sono stati filmati con questo dettaglio così vivido e scomodo. Classico esempio di regista che ha pagato con la sua carriera il fatto di non avere la tessera di sinistra in tasca.
Buon mondo-movie diretto da Gualtiero Jacopetti, Franco E. Prosperi nel 1971. Il documentario è molto interessante,ironico,disturbante e provocatorio. Ben ricostruito dal punto di vista storico per di più. Ottimo dal punto di vista tecnico,stupenda naturalmente la colonna sonora. Insomma un opera molto controversa,merita almeno una visione.
Film furbo, scomodo, ambiguo, contraddittorio (seppur ovviamente i due registi negheranno sempre le presunte intenzioni razziste della pellicola).
Il tono è più grottesco e weird di Africa addio ed, in più, talvolta sono anche presenti elementi metacinematografici (gli sguardi in camera, per esempio).
Certe scene son insopportabili (gli schiavi torturati, i loro attacchi di dissenteria e via dicendo), la ricostruzione storica è ottima (seppur i paesi dove il film è stato girato non sono quelli a cui si rimanda realmente) e, magari non eccessivamente, un minimo intento di denuncia si può ad ogni modo carpire.
I registi stessi ammettono che, se potessero, renderebbero più chiaro il lungometraggio (con didascalie, rimandi temporali, ecc.) ed il film, ancora oggi, risulta riuscito ed accattivante, seppur furbastro e compiaciuto.
film molto lungo che,al contrario di quanto detto da alcuni,a me è parso estremamente razzista e provocatorio. è interessante la prima parte riguardante le condizioni disumane cui gli schiavi venivan sottoposti,dopo un po' si entra nel ripetitivo e il film si fa più tedioso che altro..strappa una sufficienza perchè in fondo è un lavoro piuttosto curato,ma il suo contenuto razzista è innegabile e a molti potrebbe infastidire. più un documentario che un mondo-movies.
Cercando di scagionarsi dalle accuse di razzismo avanzate nei loro confronti da una stampa sciacallo, Jacopetti e Prosperi girano un documentario immaginario sulla condizione dei neri ai tempi dello schiavismo. Il risultato risulta un mezzo passo falso poichè, dato il facile fraintendimento del film, non fanno altro che buttare benzina sul fuoco almentando le fiamme delle accuse di razzismo invece di estinguerle. Il film è tecnicamente valido, anche in questo caso cinico e violento. Può essere considerato la prima fiction di tutti i tempi: anche se con le fiction ha ben poco a che vedere, è da qui che probabilmente il genere della "finzione" prende il LA. Mentre alcuni passaggi sono particolarmente convincente, molti potevano riuscire meglio. Il film è comunque interessante. Da vedere almeno per cultura.