Tre episodi, legati tra loro dal cast (ma con personaggi differenti) e da situazioni ricorrenti. Nel primo episodio un impiegato viene incaricato dal suo capo di uccidere un uomo: fallisce nel tentativo ed è costretto ad adottare stratagemmi sempre più assurdi per riparare il danno. Nel secondo un poliziotto è convinto che la moglie, scomparsa per mesi e poi ritornata dopo un viaggio, sia stata sostituita da una sosia. Nel terzo due adepti di una setta sono alla ricerca di una donna che ha il potere di restituire la vita ai morti.
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Diversi tipi di gentilezza? No, non stiamo parlando di niente di buono. Più che di gentilezza qui si parla di prostrazione e sottomissione, adorazione e assuefazione, in tre variazioni sullo stesso tema originale. Il primo episodio è il più semplice ma forse quello di maggior impatto. Plemons e Dafoe sono una sorta di versione dark e allucinata di Ugo Fantozzi e il Mega Direttore Galattico, Homer Simpson e il signor Burns (c'è un episodio in effetti molto simile, quello della "Bertuccia"). Il secondo è quello che colpisce effettivamente di meno. Buono lo spaesamento che si crea nello spettatore, incapace di capire per la maggior parte del tempo da che parte siano i buoni e i cattivi, la verità e l'allucinazione. Eppure è l'episodio decisamente più scontato. Il terzo infine è quello che ha maggiormente il respiro da lungometraggio. Entra in scena a gamba tesa la Stone (secondaria nelle altre storie) e si butta in questa storia di culti e follie umane, davvero affascinante. Geniale, infine, la figura misteriosa e buffa di R.M.F., collante a sua insaputa di queste storie. Plemons davvero pazzesco sempre, la Stone per una volta passa in sordina. E tra il Lanthimos commerciale e quello art house quale preferire? Non saprei, mi vanno bene entrambi, alternati, e adoro sia la scrittura pungente di Tony McNamara che quella folle di Filippou.