in the mood for love regia di Wong Kar-Wai Hong Kong, Francia, Thailandia 2000
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in the mood for love (2000)

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locandina del film IN THE MOOD FOR LOVE

Titolo Originale: IN THE MOOD FOR LOVE

RegiaWong Kar-Wai

InterpretiTony Leung Chiu-wai, Maggie Cheung, Rebecca Pan, Kelly Lai Chen, Siu Ping-lam, Chin Tsi-Ang, Joe Cheung Tung-cho, Ku Jin-Hwa, Chan Man-Lei, Paulyn Sun, Julien Carbon, Charles de Gaulle, Laurent Courtiaud

Durata: h 1.38
NazionalitàHong Kong, Francia, Thailandia 2000
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2000

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Trama del film In the mood for love

Nella travagliata Hong Kong del 1962 Chow, che lavora come capo redattore di un quotidiano locale, cambia casa e si trasferisce in un nuovo caseggiato. Spesso solo, per i continui viaggi all'estero per lavoro compiuti dalla moglie, stringe amicizia con la bellissima Li- Zhen, a sua volta trascurata dal marito. Una serie di piccoli indizi li porta a scoprire una relazione clandestina tra i loro rispettivi coniugi.

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Voto Visitatori:   8,05 / 10 (114 voti)8,05Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior film straniero
Miglior attore (Tony Leung Chiu Wai)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attore (Tony Leung Chiu Wai)
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Voti e commenti su In the mood for love, 114 opinioni inserite

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Guy Picciotto  @  26/09/2008 19:55:54
   9 / 10
L'onnipresente sottofondo….il parlare con gli asciugamani trasferendovi le proprie emozioni…..l'abitare la casa della persona amata quando lei non è là.....il torrido eros in ogni movimento dall'attrice principale.
In the Mood for Love", le sue emozioni, non le dice. Si "limita" a suggerirle. In silenzio, ancora più impenetrabile. Come un quadro cubista, sono le parti a darci l'impressione del tutto. La comunicazione si limita al minimo mostrabile (una "teoria del pudore" ancora più estrema di quella di un Mizoguchi ), al dare ad intendere, al far capire piuttosto che al dire. Il non fatto, il rimpianto, è il veicolo dell'amore in questo film: è lì che fa male, e che si concretizza la tensione tragica fra il volere e il (non) dover essere (lei che si rifiuta di esplicitare ciò che già sente dicendo "non dobbiamo essere come loro). E' il mélo dopo cent'anni di mélo, adeguato e prosciugato di tutta la sua ridondanza: sentimenti che invece di esplodere, implodono. E' una grande intuizione: dopotutto non è forse questo il dramma (non) comunicativo della società moderna? Dunque la forma si adegua al contenuto: spezzoni significativi, ellissi. Mostrare solo i due protagonisti e non i loro consorti, perché è una storia di sentimenti, non di tradimenti. Far finire male la storia, perché è la sola fine possibile di chi vive intensamente ma lascia tutto nell'implicito, nelle sublimazioni dell'amore non esplicitato che Wong Kar-wai è un maestro nel ricreare: fare cose insieme (e personalissime, come scrivere un libro), preparare una zuppa di sesamo per l'altro quando la vuole (e poi nascondersi dietro un "è per tutti"), lasciare il proprio letto a lei che non può andarsene e rimanere svegli su una poltrona quando tutto ciò che si vorrebbe fare è sdraiarsi accanto a lei. Eppure non è un amore segreto, perché è chiaro a tutti e due, ma solo gli anni daranno loro la consapevolezza di capire: il saper fare arriva solo con l'impossibilità di mettere in pratica.
Il senso di incompletezza può essere derivato proprio dalla forma del racconto, che richiede una certa rielaborazione, oltre che la più assoluta attenzione. Il rapporto è forzato nella misura in cui sono proprio loro che, sugli inizi della relazione, si forzano ad averne uno. Ed è un peso che resterà sempre sui due, che anche per questo non riusciranno a dimostrare all'altro, o forse adirittura a capire, che ciò che era cominciato forzatamente era diventato il centro atorno al quale ruotavano le loro giornate.
Chi ha fatto meglio nel campo in cui Wong Kar-Wai si misura, negli anni '80, '90 e in questo scorcio di nuovo millennio?

3 risposte al commento
Ultima risposta 04/11/2009 14.05.50
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