Preda dell'alcol per consolarsi degli scarsi successi letterari, scrittore in crisi allontana da sé il fratello e la donna che lo ama. Tenta il suicidio, ma la donna non si rassegna...
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La capacità di portare su schermo una storia mai raccontata prima in quegli anni poteva già fare la storia del cinema. THE LOST WEEKEND è, come molti film dell'epoca, ambientato in pochi ambienti chiusi ma mette in scena un racconto universalistico di dipendenza che parla di fragilità personale, di autodistruzione e della caducità della forza di volontà di ognuno, facendolo attraverso forti momenti di vergogna e di imbarazzo sociale. Un capolavoro che vive di monologhi ma non di voci fuori campo, molto "popolano" nel suo modo di raccontare ma mai retorico o moralistico e soprattutto mai teatrale, dimostrando, quindi, una qualità sopra la media anche senza bisogno di virtuosismi tecnici o esplosioni emotive, non solo perché Billy Wilder era un regista che viveva di moderazione ma anche perché gli attori di questa pellicola sono molto bravi. I film di Aronofsky o Shame di McQueen sono incredibilmente simili a questo.