easy rider - liberta' e paura regia di Dennis Hopper USA 1969
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easy rider - liberta' e paura (1969)

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locandina del film EASY RIDER - LIBERTA' E PAURA

Titolo Originale: EASY RIDER

RegiaDennis Hopper

InterpretiPeter Fonda, Dennis Hopper, Jack Nicholson, Luana Anders, Karen Black

Durata: h 1.34
NazionalitàUSA 1969
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1969

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Trama del film Easy rider - liberta' e paura

Billy e "Capitan America" Wyatt vogliono raggiungere in moto New Orleans per il carnevale. Il viaggio attraverso gli States si trasforma in un'odissea nell'intolleranza americana. Dopo una sosta in una comunità hippy, fanno conoscenza con George, che si unisce a loro ma muore per mano di sconosciuti in un'aggressione notturna. Anche per Billy e Wyatt, sulla strada del ritorno, la morte è in attesa.

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Voto Visitatori:   7,78 / 10 (136 voti)7,78Grafico
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Voti e commenti su Easy rider - liberta' e paura, 136 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  24/09/2005 11:11:38
   10 / 10
Il film è del 1969 e si svolge negli Stati Uniti.
Quest’opera di Dennis Hopper nasce in un contesto storico e culturale che vede protagoniste diverse ideologie: riformiste o rivoluzionarie, pacifiste o marxiste, marcusiane o hippy. Tutte legate da una matrice antisistema. L’atmosfera politica e sociale americana è simile a quella presente in gran parte dell’Europa.
Le ideologie mettono sotto accusa la tecnologia del sistema capitalista. Lo fanno criticando senza mezzi termini il modo con cui la tecnologia viene ideata e usata. E considerano l’applicazione scientifica troppo legata ad interessi particolari. Lontana dalle reali necessità dell’uomo.
Il film svolge un’idea di libertà strettamente connessa ad aspetti importanti dello spirito del ‘68.
Lo fa rendendo comprensibili i valori più importanti della libertà: essi sono ricercati su un piano prevalentemente estetico. Un’estetica che non può fare a meno di essere occupata da punteggiature etiche.
Il film svolge con una piacevole scorrevolezza i temi del viaggio, della sessualità trasgressiva, della droga, della vita autonoma delle comunità agricole e religiose.
Nel film la sessualità appare legata a forme di delirio paranoico, ma è vissuta molto liberamente, non è ossessiva: si presenta come bisogno ineluttabile ricco di significato. Il viaggio in moto dei tre diversi ha come meta il carnevale del martedì grasso di New Orleans, un luogo di festa e di travestimenti. Le riprese si dilungano però sul vasto e incantevole territorio americano seguendo la velocità delle motociclette dei tre viaggiatori. Il film si sofferma anche sull’uso e il traffico di droghe che rende ricchi e sognanti i protagonisti. Sotto gli effetti della droga essi immaginano e discutono di nuove utopie sociali e sognano la partecipazione a feste orgiastiche. Il film mette anche in rilievo le idee chiave espresse dai tre protagonisti, che appaiono libere da ogni condizionamento sociale; dominante è l’idea che i soldi danno la libertà, ma è un’idea subito contraddetta da una sensazione di turbamento, come se il viaggio nascondesse qualcosa di tragico.
Il modo di vestirsi dei tre è estremamente personalizzato e bizzarro: ciò accentua l’aspetto della diversità.
Il film mostra numerosi scenari coloriti da trasgressioni e rivolte edipiche complesse e contraddittorie. Come nella realtà storica la pellicola approda al dramma. I tre diversi che hanno scelto la libertà verranno uccisi dai rappresentanti più fedeli e acritici del sistema: i benestanti contadini meccanizzati. Una morte che rimanda simbolicamente alle repressioni sanguinose messe in atto dalle istituzioni dell’epoca, al terrorismo ideologico, ai delitti mirati (i due Kennedy e Martin Luther King). Una tragedia del desiderio di libertà che psicanaliticamente richiama lo strapotere della pulsione di morte così spesso abbinata alle ideologie estreme.
Il film visto da una prospettiva simbolica è una splendida raffigurazione dello spirito del ‘68 e della sua inquietudine politica. La pellicola dice l’essenziale rispettando le reali atmosfere storiche prese in oggetto. Gioca tutto sui contrasti netti: sia psicologici che ideologici. La bellezza musicale delle canzoni dell’epoca rafforza la verosimiglianza del film, la musica è quella scaturita nel periodo del ’68 e si combina quindi splendidamente con i valori che il film tratta. L’istintività espressiva dei tre protagonisti si coniuga felicemente, attraverso il lungo viaggio in moto, con gli spazi immensi dei territori americani che richiamano la natura allo stato originario. Territori che assumono caratteristiche poetiche straordinarie perché il loro orizzonte si combina curiosamente con le atmosfere naturali del cielo ricche di indicibile suggestione di luci e colori.
Il sessismo trasgressivo e dissacrante che si svolge in un cimitero religioso traccia metaforicamente il reale confine etico tra l’istanza ideologica dei movimenti e la possibilità pratica di cambiamento sociale. La sessualità non riesce ad essere naturale, è complicata, delirante. La sessualità sembra risentire della presenza del padre (vedi i flash back al cimitero), non riesce a liberarsi della sua influenza. Le contraddizioni quindi prendono il sopravvento relegando la pratica liberatoria nell’utopia. Le pulsioni sessuali soffrono di un delirio di impotenza, un senso di colpa per aver desiderato la morte del padre? Un desiderio irrefrenabile di libertà anima i protagonisti, un delirio che non si disgiunge mai da un amore assoluto, ambiguo che sembra rivolto a volte solo verso il proprio simile a volte verso l’umanità intera. Una purificazione dalle colpe edipiche acquisite lungo l’esperienza con il padre e la madre sua complice? Un delirio che produce sogni e idee di vita nuova e anela a un sociale diverso. Un sociale dove però le responsabilità di ciascuno rimangono nel film troppo sfuocate, coperte dalle urgenze del godimento trasgressivo.
Nel film non si intravede all’orizzonte un’altra responsabilità civile, un’altra educazione per il sociale e la famiglia se non come abbozzo utopista.
Il film non giudica, espone avvalendosi soprattutto del linguaggio visivo l’estetica della libertà e il dramma che la racchiude.
Forse la chiave per interpretare questo film non va cercata nella sociologia. E neanche nel contenuto delle ideologie e dei valori presenti nella sceneggiatura ma in qualcosa che riguarda di più la struttura edipica della famiglia. In quei sottili cambiamenti dei ruoli famigliari avvenuti dopo il ventennio della fine della seconda guerra mondiale. Cambiamenti legati alla nuova fiducia e credenza in un progresso lineare e irreversibile delle conoscenze e dell’economia. Una fiducia che ha portato a un diverso atteggiamento educativo verso i figli: più illusorio e ottimistico, non più legato alle realtà dei bisogni e delle solidarietà immediatamente post belliche. Le vicende della sessualità infantile ne hanno risentito fino al punto di condizionare l’adulto verso forme di espressività rivoluzionarie.



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