Recensione the fast and the furious: tokyo drift regia di Justin Lin USA 2006
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Recensione the fast and the furious: tokyo drift (2006)

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locandina del film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Immagine tratta dal film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Immagine tratta dal film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Immagine tratta dal film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Immagine tratta dal film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Immagine tratta dal film THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT
 

Ci sono film che riescono nell'ardua impresa di deludere le pur scarse aspettative del malcapitato spettatore che, prendendo il coraggio a due mani, decida di andarseli a vedere.
The fast and the furious - Tokyo drift rientra di diritto in questa categoria.

Brevemente: un ragazzotto dal fine acume impegna le proprie giornate con corse clandestine di automobili, che puntualmente si concludono con un giro gratis dallo sfasciacarrozze. All'ennesima corsa finita male la madre del ragazzo, stufa di compromettere i propri costumi per "convincere" le autorità a lasciare andare il giovin figliuolo, lo spedisce dal padre a Tokyo, dove questi non trova niente di meglio da fare che imbarcarsi nel fantastico mondo delle corse clandestine di drifting - tecnica che consente di guidare le macchine di traverso, giocando con freno a mano e controsterzo - organizzate nientepopodimenochè dalla yakuza.

Tutto il film è quindi un susseguirsi di macchine che saltano per aria, motori ruggenti e sguardi assenti, filosofia da quattro soldi sulle corse delle macchine e su di un presunto codice d'onore per cui ci sono mafiosoni yakuza cattivi cattivi e mafiosoni buoni e casti da trattare come amichetti e vendicare alla bisogna. Il rischio di cadere nel ridicolo bussa alla porta prima di ogni fotogramma, ed il raffinatissimo regista Justin Lin, che non vuole farsi guardar dietro da nessuno, gliela spalanca puntualmente. Qualcuno dirà: "E la novità qual è? Che ti aspettavi da un film simile se non qualche macchina che va in mille pezzi?" Obiezione corretta, se non fosse che già alla terza mustang distrutta, al quinto freno a mano tirato, al settimo set di gomme consumato ed alla dodicesima car-girl che agita gaudente le sue protesi al silicone per salutare il passaggio degli eroi su quattro ruote, il giocattolo non diverte più. Anzi, annoia della grossa, e non basta seguire la pellicola col cervello in stand-by per evitare di essere avvolti dalla noia opprimente.

C'è però un altro aspetto che va analizzato di questo videogioco di alto concetto: l'immancabile storia d'amore tormentata. Ovviamente lei - la bellissima esordiente Nathalie Kelley - è la promessa sposa del bossettino tamarro yakuza cattivo cattì, ed ovviamente non lo ama, sta con lui perché è potente, ma gli piace di più il Nostro Eroe Perdente. Mumble mumble... Chissà come andrà mai a finire...

Caratterizzazioni dei personaggi poi manco a parlarne, praticamente inesistenti: solo un machismo diffuso ed incontinente a guidare ogni dialogo, con i "cattivi" che si distinguono dai "buoni" solo perché i primi aggrottano le sopracciglia mentre i secondi dispensano sorrisetti ammiccanti. Testosterone a go-go anche nelle esponenti di sesso femminile, dedite anche loro al drifting estremo, sempre pronte a vendersi al pilota migliore, nella migliore delle logiche del capobranco.

Per pudore tacciamo poi della regia, con macchina da presa perennemente in preda a crisi ossessivo-compulsive: le stesse che prenderanno il malcapitato spettatore a fine visione.

Roba da far rimpiangere Vin Diesel.

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Recensione a cura di Jellybelly - aggiornata al 12/07/2006

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