Adattamento del classico di Dickens: l'orfanello Oliver fa amicizia, nelle strade di Londra, con un ladruncolo e da questo viene instradato a far parte della famiglia di ladri addestrati dal perfido Fagin.
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Confesso: ero tentata di dare sei, ma ci ho ripensato e non mi è sembrato giusto lasciarmi prendere dalla delusione del momento. Polanski è uno dei miei registi preferiti. Chissà, forse tra lui e Dickens non c'è alchimia...fatto sta che il film non mi è piaciuto. Non che sia brutto, beninteso...però... In breve: "Oliver Twist" offre una magnifica, curatissima rappresentazione della Londra ottocentesca, ricostruita anche grazie ad una minuziosa ricognizione di stampe e dipinti dell'epoca (probabile, ad esempio, il riferimento agli scorci londinesi di Giuseppe De Nittis, leggermente posteriori al romanzo di Dickens ma comunque adatti). Benessere e agiatezza della borghesia proto-industriale contrastano duramente con miseria e degradazione degli slums. Manca, tuttavia, a Dickens la profondità di analisi politico-sociale che aveva caratterizzato, ad esempio, l'"Utopia" di Tommaso Moro (anteriore di secoli, oltretutto): lo scrittore ottocentesco rimane infatti sempre in bilico fra l'esigenza della denuncia sociale e la più facile, nonché remunerativa, finalità edificante. Per il povero e diseredato protagonista la salvezza non può che risiedere nella carità di un ricco e generoso benefattore: per gli altri, non c'è che la dannazione. Nonostante i limiti e le contraddizioni del libro, Polanski avrebbe potuto comunque realizzare un capolavoro. Ma il regista sembra prigioniero del testo, affascinato soprattutto dai suoi risvolti visionari e gotici: così, tra allucinati giochi di ombre e luci, tra colori dissonanti e sinistri, tra lune oscurate e improvvise folgori notturne, il film non decolla. Il ritmo narrativo è lento, la caratterizzazione dei personaggi poco incisiva (in particolare, il perfido Bill Sykes e il suo tremendo cane non fanno paura a nessuno, anzi sembrerebbero due bonaccioni se non fosse per i tremendi crimini che commettono), ma, soprattutto, manca la tensione drammatica. Notti e nebbie londinesi sono bellissime ma indifferenti, e alla fine poco ci importa di quale sarà la sorte dei protagonisti: fatta eccezione, forse, per il vecchio corruttore di bambini, un Ben Kingsley che da attore maiuscolo quale è scade quasi a caratterista (di prim'ordine, naturalmente). Qualche osservazione particolare: 1) Il bambino interprete di Oliver assomiglia sorprendentemente a Dickens, quale ritratto in foto e dipinti d'epoca (una indubbia finezza del regista); 2) Durante la visione, mi chiedevo perché diavolo la Saint Paul's Cathedral fosse stata ricostruita per mezzo della CGI, dato che la Cattedrale esiste ancora. Poi ho scoperto che il film è stato girato a Praga. In conclusione, un'opera realizzata con grande mestiere, ma deludente. Una mia idea: e se Polanski recuperasse "Il dottore e i diavoli", vecchia sceneggiatura di Dylan Thomas?