il grande inquisitore (1968)

È un mondo spietato oltre ogni limite quello dipinto da Michael Reeves nel suo ultimo film: un'Inghilterra dilaniata dalla guerra civile e dalla ricerca di presunti seguaci del demonio (in realtà bastava inventare dicerie nella chiesa anglicana anti-papista). Ma in realtà non c'è neanche una reale volontà di estirpare il "male", di redimere la società: l'unica cosa che conta è il puro e semplice guadagno personale, l'esaltazione del proprio rango, la soddisfazione tramite esso del piacere carnale (cioè quello che in realtà l'inquisitore dovrebbe combattere). Opera quindi anche politica, "Witchfinder General" è un horror di fine '60, spietato per i tempi (non a caso censurato), audace, iconoclasta, che ha fatto scuola per il genere e che continua ad essere punto di riferimento dello stesso. Oggi il peso degli anni (e soprattutto dei pochi mezzi) si sente tutto, con costumi, "effetti gore" e scelte visive che sono quelli che sono. Anche la scelta di girare praticamente tutto in esterni e di giorno depotenzia una vicenda che forse avrebbe meritato un'atmosfera più soffusa e una fotografia più curata. Resta però per i tempi un film fuori dagli schemi. Insieme a "I diavoli" di Russell punto di riferimento dell'horror religioso dell'epoca.

Film ormai cult , girato con pochi mezzi a disposizione vive di una crudeltà e violenza che ancora adesso nonostante tutto quello a cui siamo abituati ancora un pò disturba.
Belle location ,musiche e una recitazione di Price di grande classe per un personaggio veramente viscido e cattivo , gli altri poco più che caratteristi , ma davanti a un gigante del cinema del genere in molti sfigurerebbero comunque .

Buone le ambientazioni, discreta la regia, prova attoriale credibile e storia che riesce nell'intento di coinvolgere e ispirare mortale antipatia per i personaggi di Price e Russell.
Si avverte però il peso degli anni che si porta dietro.

Diventato negli anni un cult del genere è un film che sente un po' il peso degli anni. A parte il sempre ottimo Price il resto del cast è piuttosto debole, in particolare la donzella di turno.
Inquadrato bene il periodo storico, tra i piu' bui della storia Inglese.
Una pellicola resa inquietante soprattutto dalla colonna sonora e dal bellissimo finale.
In un'epoca cosi non ci resta che urlare...

"Il Grande Inquisitore" è una pellicola sicuramente da recuperare. Molto violenta per l'epoca (vederlo ora, sicuramente è meno impressionante), è godibile nello svolgimento, anche se non possiede particolari guizzi in fase di sceneggiatura, però c'è da dire che il finale è al cardiopalma, con ottimi livelli di tensione. Buone la regia e le interpretazioni.

Vedere un tizio galoppare con colonna sonora.
Donne urlanti, fastidiosamente.
Recitazione dilettanti tutti, anche Price.

Io proprio non ho gradito questo film.

Un film da vedere nonostante sia pregno di violenza.
Una storia agghiacciante ispirata a un personaggio realmente esistito nell'inghilterra del diciasettesimo secolo, durante la guerra civile.
Inquisizione e tortura, crude e laceranti nel sonoro.
Impressionante vedere l'anno in cui il film è stato fatto.

La regia del giovane Reeves è accattivante con sequenze magnifiche e sorprendenti anche a cavallo.

Vincent Price ai massimi livelli.

Segnalo anche l'uscita di un albo di Dylan Dog, chiamato appunto "Il grande inquisitore", per gli appassionati del fumetto e del film.

Film abbastanza inquietante,anche se ho il sospetto di aver visto una versione censurata...
Ambientato nel 17esimo secolo, periodo turbolento della storia britannica,caratterizzato dalla guerra civile. Magnifico come sempre Price che rappresenta praticamente "Il Male" in maniera eccellente. Da vedere.

Forse l'interpretazione di Price più bella in assoluto. Perfido, meschino e spietato. Film da recuperare assolutamente.

Bello, ma non il capolavoro che mi aspettavo.

Eccezzionale film del povero Reeves,quello che preferisco della immensa filmografia di Price.

Ambientato durante guerra civile inglese, Il grande inquisitore è un film da vedere anche per apprezzare il talento di un giovane regista, Michael Reeves, prematuramente scomparso appena un anno dopo la distribuzione di questo film ad appena 26 anni.
Si può notare fin dall'inizio un netto contrasto fra il paesaggio quasi idilliaco e la brutalità della violenza presente in esso. Il regista indugia molto molto sopratutto sulla fisicità stessa della violenza con un uso del sonoro che sottolinea le urla e i silenzi. Vincent Price offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera; lontana da ogni istrionismo, il suo personaggio è molto misurato, ma rende ugualmente appieno il suo sadismo e la meticolosità del suo lavoro, teso a estorcere ad ogni costo le confessioni con torture sempre più complesse per il gradimento di un pubblico voyeristicamente complice. Bellissimo ed agghiacciante il finale.