the operative - sotto copertura (2019)

Una spy story che non è una spy story , o meglio , parte come tale ma poi vira decisamente verso il dramma personale e soltanto verso la fine riprende le tematiche principali .
La bravura della Kruger regge tutto il peso del film , cinica e professionale ora , fragile e indecisa nell'intimità ...
Il film ha una scenggiatura abbastanza originale e nonostante una certa staticità nella parte centrale è interessante sino alla fine .

Il film di Adler riprende a grandi linee le dinamiche del suo precedente Bethlem, specialmente nel rapporto che si crea fra l'agente sotto copertura ed il suo diretto referente. Se il poliesco era il genere di cornice a quel precedente film, in questo caso è l'intreccio spionistico a fornire il contesto. C'è il tipico intreccio della spy story, ma ciò che viene descritto è più il contesto della copertura rispetto all'azione spionistica. Quindi c'è un'attenta cura ai personaggi ed alla loro evoluzione specie nella centralità del rapporto fra agente (Diane Krueger) e referente (Martin Freeman). Da un certo punto di vista un percorso di formazione di una donna dalle tante identità e maschere, che da pedina importante, ma sempre pedina ad uso e consumo dei superiore, evolve fino alla sua emancipazione e fuga. Non un film consigliabile ai puristi del genere.

Film intrigante e solido, con una Kruger credibile e capace di sostenere praticamente tutto il film. Nulla a che vedere con una spy story scoppiettante a la 007, siamo invece di fronte a vicende, delicate e compromettenti, che evidenziano quanto sia difficile e, direi, disillusa la vita di una agente sotto copertura. Più che la ricerca del colpo di scena o dell'azione, Adler cerca di scavare, riuscendoci, nella vita, nella solitudine e nei sentimenti della professoressa d'inglese. Peccato per il finale, anzi, il non-finale, inutilmente aperto.

Spy story piuttosto canonica ma interessante per quasi tutta la sua durata, poi però il regista decide di non girare il finale e lasciare tutto in sospeso dando via libera alle deduzioni degli spettatori. Scelta sbagliata, a mio avviso, poichè ne pregiudica la credibilità e la resa emozionale, minando la considerazione positiva che si può avere su tutta la storia presentata e che lascia parecchio l'amaro in bocca. Il regista, Yuval Adler, mi aveva abbastanza convinto con il suo THE SECRET, ma questa volta delude le mie aspettative, anche se la sua regia è pulita e il cast riesce a offrire una prova convincente.
Mezzo voto in meno per il finale.