nocturne (2020)

Pistolotto mio.
Il mondo del cinema fonda le sue radici sulla bellezza attoriale. Che non doveva creare tanto l'immedesimazione, ma nasceva per far sognare.

Da sempre i grandi attori, guarda caso nel 90% dei casi sono belli, da Paul Newman, a Sofia Loren, da Brad Pitt e Depp, a Margot Robbie e la Theron etc etc etc

Però ad un certo punto da belli e basta avviene il salto, e spesso si diventa anche bravi. Ecco questo non è il caso di Sydney Sweeney, che non è poco che gira eh. Dal lontano oramai 2018 (tralascio un b movie del 2013). Eppure niente.

La faccia non aiuta. Se eroticamente quel visino da eterna bambina con gli occhi a mezz'asta ed il viso imbronciato possono tornare utili. Unito ad un fisico tornito. Ecco a livello cinematografico ha forse la metà delle espressioni e gamma di colori del buon Nicholas Cage.

Ergo da qui una sequela di mediocri (devo dire mai indecenti, ma mediocri si) filmettini in cui tutti quanti aspettiamo qualcuno che la spupazzi e lei ci mostri le puppe.

Tutto sto pippotto lo faccio perchè è un attrice che ultimamente si sta pompando molto, evidentemente vende, soprattutto via cavo secondo me, sul grande schermo non avrebbe questo forte richiamo. Però è ancora ben lontana da meritarsi tanto lavoro.

Sul film poco da dire, scopiazza il Cigno Nero, ricorda anche le NOVE PORTE, con il diavolo, le tavole. Ma è tutto troppo telefonato dall'inizio alla fine e va a finire proprio come immaginerete andrà a finire.

Nulla di straordinario né di innovativo. Però il suo (modesto) lavoro lo fa con una certa dignità mescolando un'atmosfera ambigua e a tratti onirica con elementi più "naturali" quali la competizione per essere il (la) migliore, la pressione delle aspettative e l'ansia da palcoscenico.

Ah, da fan di "Dylan Dog" è stato un piacere sentir parlare de "Il Trillo del Diavolo".

Di horror non ha proprio nulla, è più un dramma a tinte sovrannaturali. Il tema ricalca e ricorda il più noto (e bello) Il Cigno Nero, ma siamo ben lontani dal paragone. La storia è piuttosto piatta,stereotipata e priva di quizzi , finale ampiamente prevedibile, bella invece la fotografia, certe inquadrature e ovviamente la bellissima gnocca che è Sydney Sweeney , ma tutto sommato si può largamente evitare.

Horror interessante in cui il demone è la ricerca del successo a tutti i costi, l'ostinata ossessione a primeggiare a scapito degli altri. Buon debutto alla regia per Zu Quirke, che firma anche la sceneggiatura. Semplice ma ben fatto, si lascia gustare.

Quanto si è disposti ad imbruttirsi per raggiungere il successo? Il vecchio quesito è posto attraverso una cifra stilistica in cui oltre all'appagamento visivo incontriamo uno scavo psicologico assai interessante. Fondamentalmente i ruoli delle sorelle sono già definiti, Vivian, intraprendente e sicura di sé, appare avviata sulla strada della gloria, Juliet invece ne è il patetico contraltare, riservata e meno dotata, è destinata all'eterno ruolo di comprimaria. Eppure il contrasto, tenuto a bada con sforzo seguendo gli inattaccabili dettami del vivere civile, si acuisce a causa di eventi che tra thriller e sfumature horror di derivazione alchemico/demoniaca, trasformano la loser per eccellenza in scheggia impazzita, pronta a tutto per eccellere, anche a calpestare i suoi più cari affetti. 
Zu Quirke, al debutto, si rivela filmaker elegante nella messa in scena come nel creare zone d'ombra all'interno delle quali si nascondono i demoni di un'ambizione spropositata, pronti a far deflagrare i sentimenti più nefasti. "Nocturne" si segnala come buon thriller/horror, di cui si apprezza il drammatico crescendo e l'emozionante twist finale. Nota di merito per la soundtrack, ovviamente protagonista quanto le due (brave) antagoniste, con il "Trillo del diavolo" di Tartini (si, proprio il pezzo preferito da Dylan Dog) a suonare come presagio funereo quanto il "Concerto per Pianoforte n. 2" di Saint-Saëns.

Nocturne è un film che si riallaccia in parte al recente The Perfection, sempre ambientato nel mondo della mussica classica e nella forte competizione al femminile. Un mondo stressante, che non fa mancare certo la pressione nei confronti di chi vuole emergere. Non è un film che offre picchi di tensione particolari, tuttavia in maniera coerente mantiene un registro di ambiguità fino alla sua conclusione. Presenza di elementi paranormali o stress dovuto ad eccesso di ansiolitici, la protagonista cambia la propria natura, da pacifica a fortemente competitiva nei confronti della propria gemella. Il finale stesso non offre un'intepretazione univoca e forse è anche un bene, perchè permette di avere qualche elemento anomalo in un film dalla struttura convenzionale.

Dramma/ thriller a sfondo satanico prevedibile in ogni suo passaggio,finale compreso,ma salvabile dal completo fallimento grazie alla buona messa in scena ( un plauso alla regia dell'esordiente Zu Quirke) e al interpretazione del cast.
Un po' anonimo per quanto riguarda la sceneggiatura ma non inguardabile.

Dramma psicologico, con sprazzi esoterici, poco accattivante, poco incisivo e poco interessante.
Storia piuttosto monocorde, priva di acuti e di spiegazioni plausibili, in possesso di dialoghi e situazioni banali e per nulla originali, mortificati ancor di più da un finale esilissimo e scontato.
Livello interpretativo nella norma.

Horror forse più apprezzato per chi conosce la musica classica….
Dò un 5..c'e di peggio in giro.

Ci si domanda se il fatto che questo film qui sia classificato come horror non sia un semplice errore dei moderatori di questo sito, ma il fatto che sia prodotto dalla Blumhouse porta a pensare che non sia così. Ma è tutto fuorchè un horror: si tratta di un soporifero dramma dove assistiamo alle paturnie di una giovane studentessa di musica frustrata ed invidiosa della sorella. Il tutto inframezzato da alcune scene un pò misteriose che alla fine con la storia c'entrano come i cavoli a merenda. Per la maggior parte della pellicola non succede praticamente nulla, ci sono diverse sottotrame (il libro ed i suoi riti, il professore orientale etc...) che non portano da nessuna parte ed il finale è più che scontato. Ne viene fuori una brutta copia dello splendido "Il cigno nero" di Aronofsky. La realizzazione tecnica, poi, è patinatissima e fintissima. Se fosse stato presentato solamente come film drammatico avrebbe avuto più senso. Passate oltre.