death of a president - morte di un presidente (2006)

Il cuore di questo falso documentario è senza dubbio il Patriot Act, sulla sua capacità di limitare sensibilmente le libertà personali dell'individuo di fronte ad una non meglio precisata minaccia terroristica. Ogni atto individuale può essere visto sotto una lente distorta, amplificando a dismisura anche l'avvenimento più insignificante e giungendo a giudizi sommari. Ottimo il lavoro di montaggio della pellicola che miscela in maniera eccellente finzione e materiale di repertorio, fino a renderlo un corpo unico.

Perfetto e macabro misto mockumentary, inchiesta e thriller presentante comunque, a tratti, sequenze video che rimandano a fatti, discorsi, eventi per davvero accaduti.
Diche che non solo il cinema che rimanda al vero è potente, ma anche l'opera filmica che presenta verosomiglianze è altrettanto potente.

Sensazionalistico il momento dell'assassinio, abbastanza ben realizzato, ingarbugliato l'evolversi della situazione con prevedibili complotti, sementite, falsi colpevoli, limitazioni della libertà dei cittadini, ecc.

Ottima la ricostruzione generale, come per esempio il momento del funerale.

Da non perdere; ottima anche la fotografia dark, in perfetto stile Scream.

Alla Clinton il film non è piaciuto però, strano...

E a Bush?

Non sò a voi, ma a me è piaciuto e pure parecchio.
Sinceramente ho trovato la formula narrativa molto azzeccata, alla fine è un documentario vero e proprio e quindi è giusto che sia farcito di testimonianze ed interviste.
Inoltre è molto originale la scelta di ambientare la storia in un futuro prossimo e molto vicino, scegliendo però uno scenario politico che più attuale non si poteva e dando così alla storia un senso di veridicità e concretezza.
Montaggio e fotografia davvero ottimi e curatissimi, tematica sviluppata davvero bene con una prima parte che quasi è filo-Bush seguita da una dove proprio vengono sottolineate le lacune del sistema americano e che ci fa vedere come i diritti di molti cittadini non vengono tutelati in pieno.
Una denuncia sociale molto forte è presente in questo film, ma a differenza degli obsoleti lavoro di Moore qui è sviluppata in maniera intelligente, mostrandoci una visione globale e da tutti i fronti politici della situazione interna del paese.

Concordo con chi ha scritto che si perde un pochino nel finale, finendo quasi per diventare un episodio di CSI, però nel complesso rimane godibile e se vi interessano le tematiche vi consiglio caldamente di dargli uno sguardo

Non male, l'unico rammarico è che è falso... scherzo, ma un pò no..
L'idea resta comunque buona e la realizzazione è abbastanza verosimile. S****to.

Buon mockumentary basato sull'ipotetico omicidio del presidente Bush.
Il regista "Grabriel Range" dimostra un'abilita'fuori dal comune nel mescolare immagini di repertorio attraverso una messa in scena caratterizzata da una verosimiglianza assoluta:sia le interviste allo staff del presidente,sia le scene di protesta di massa ambientate per le strade di Washington,sembrano uscite direttamente da un servizio della CNN,per un prodotto credibile e tecnicamente inattacabile....purtroppo non tutto funziona alla perfezione e dopo la sequenza dell'omicidio,lo schema narrativo subisce una notevole battutta d'arresto:tutta la seconda parte dedicata alla ricostruzione processuale post-attentato,funziona poco,con innumerevoli cali di tensione e coinvolgimento,per un finale fin troppo didascalico e telefonato...poteva essere un piccolo capolavoro,invece e'solo un buon esperimento.

Film in stile finto documentario piuttosto originale e ben costruito.
Ci sono alcune esagerazioni di troppo che rendono difficile la plausibilità di una tale situazione. L'intento principale del regista di scandalizzare non coglie il punto, mentre il secondo ed altrettanto importante, quello del sottolineare il pregiudizio razziale nei confronti dei sospettati è più che centrato.
"Death of a President" non è totalmente riuscito ed a tratti annoia, però anche solo per la ricostruzione di un simile evento vale la pena vederlo.

bellissimo, non mi ha deluso per niente.
di certo non è Moore questo Range, ma se la cava egregiamente.
Non è assolutamente brachilogico e formale come un documentario normale, ma intenso e lirico, estremamente suggestivo.
lo sviluppo dualistico della vicenda è scelta molto coerente, l'originalità con cui si esplica una critica trita e ritrita per quanto essenziale alla politica statunitense pone in stato di grazia regista, staff e film.
una delle migliori opere di fantapolitica, l'impianto classico sussiste certo, ma non l'ho trovato così noioso.

Interessante e abbastanza realistico nella ricostruzione (anche se non credo che dei manifestanti americani, per quanto anarchici essi siano arrivino a bruciare la bandiera star and stripes), ma anche noiosetto e a differenza di quello che ho sentito anni luce lontano dalla brillantezza, humour ed energia polemica che si ammira nei docufilm di Moore). Voto di stima.

Film con uno spunto di partenza molto interessante, a cui però non si aggiunge granchè lungo il percorso. Formula narrativa molto suggestiva, colpisce l'accuratezza della fanta-ricostruzione storica. Il problema è che il tutto risulta un po' tedioso anche per lo spettatore con più volontà.

Non sò a voi, ma a me è piaciuto e pure parecchio.
Sinceramente ho trovato la formula narrativa molto azzeccata, alla fine è un documentario vero e proprio e quindi è giusto che sia farcito di testimonianze ed interviste.
Inoltre è molto originale la scelta di ambientare la storia in un futuro prossimo e molto vicino, scegliendo però uno scenario politico che più attuale non si poteva e dando così alla storia un senso di veridicità e concretezza.
Montaggio e fotografia davvero ottimi e curatissimi, tematica sviluppata davvero bene con una prima parte che quasi è filo-Bush seguita da una dove proprio vengono sottolineate le lacune del sistema americano e che ci fa vedere come i diritti di molti cittadini non vengono tutelati in pieno.
Una denuncia sociale molto forte è presente in questo film, ma a differenza degli obsoleti lavoro di Moore qui è sviluppata in maniera intelligente, mostrandoci una visione globale e da tutti i fronti politici della situazione interna del paese.

Concordo con chi ha scritto che si perde un pochino nel finale, finendo quasi per diventare un episodio di CSI, però nel complesso rimane godibile e se vi interessano le tematiche vi consiglio caldamente di dargli uno sguardo

voto di incoraggiamento, ottimo film tecnicamente parlando, mi ha colpito la cura maniacale dei particolari che lo rendono un perfetto esempio di vero storico.
Però mi trovo costretto ad ammettere che al film manca un'anima, quel quid che ti appassiona e che ti tiene incollato alla vicenda, sì certo la storia in sè sarebbe fastidiosa e indignante per le ingiustizie del sistema, ma non si riesce a veicolare fino in fondo questo tipo di emozione.
Si poteva fare di meglio.

Peccato perchè l'idea non era male. Dal punto di vista tecnico è eccezionale, l'assassinio di Bush arriva all'improvviso e senza tagli di montaggio bizzarri. Purtroppo poi il finto documentario si trasforma in un episodio di CSI con l'unico scopo di scoprire chi è l'assassino, che ovviamente viene trovato, scagionato, arrestato...
La forte critica sociale che ne scaturisce non risulta essere poi così forte.
Peccato

Se facessero vedere questo film ad una persona che, per assurdo, non sa nulla di ciò che succede sulla Terra, sarebbe convinta che quest'uomo di nome Bush sia davvero morto!
Il modo in qui è stata resa tutta la ricostruzione della vicenda, infatti, ricalca lo stile di n documentario, con interviste, immagini di repertorio e spezzoni di telegiornali. Inoltre lo spettatore italiano sente anche in sottofondo la voce originale dei vari intervistati, proprio come tanti documentari visti in tv.
Insomma sembra davvero che tutto sia successo e la prima mezz'ora del film è impressionante quanto a realisticità, resa ed emozioni. E' tutto vero.
Dopo l'attentato poi il film cambia rotta e diventa a tratti noioso, e sbriga con troppa facilità alcuni avvenimenti e situzioni. Peccato, sarebbe stato un grandissimo film.

Che Bush stia attento...ottobre si avvicina...

Il mondo anglosasone comincia ad avere qualche presentimento. Gabriel Range è inglese ma reaiizza uno pseudodocumentario - mockumentary per i googlisti - in perfetto stile americano, manipolando con abilità materiali di pubblico dominio e cose realmente accadute o 'accadibili'.
Il senso è tutto qui: quello che è assolutamente plausibile che possa accadere dentro e fuori a un meccanismo che cominica a sembrare logoro anche ai topi: città irascibili, giovani in rivolta per dare un segno di vita, veterani della guerra del (inserire il nome del paese canaglia) che non si sentono più così eroi, giornalisti appiattiti sulla pura superficie, servizi sempre più segreti e potenti nel sapere tutto di tutti. Range preconizza il Patriot Act III, un ennesimo rinforzo alle già assolute libertà di indagine sulla vita nel presente e nel passato di chiunque, dimentica e cancella ogni riferimento all'Europa che in effetti, confermiamo, non esiste e sceglie di postdatare il tutto di soli sette mesi, massimo futuro consentito.
Un film curioso, coraggioso e unico nell'indicare, nei titoli di coda, che i produttori non sono affatto d'accordo con "i contenuti espressi in questo film"...