i fidanzati regia di Ermanno Olmi Italia 1963
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i fidanzati (1963)

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locandina del film I FIDANZATI

Titolo Originale: I FIDANZATI

RegiaErmanno Olmi

InterpretiCarlo Cabrini, Anna Canzi

Durata: h 1.21
NazionalitàItalia 1963
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1963

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Trama del film I fidanzati

Giovanni, operaio specializzato del nord, viene inviato in Sicilia, dove l'azienda per cui lavora è impegnata nella costruzione di un impianto industriale. Per il giovane l'impatto con il nuovo ambiente è tutt'altro che indolore: la distanza con il proprio mondo è incolmabile e la cultura della fabbrica si dimostra ben lontana dal produrre un sistema di valori alternativo a quello tradizionale. Alla fidanzata rimasta a Milano scrive lunghe lettere che testimoniano efficacemente la realtà dello sradicamento.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (5 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su I fidanzati, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  27/07/2024 09:56:53
   8 / 10
Gli alti e bassi di un rapporto di coppia. Lui si trasferisce per un po' di tempo in Sicilia. Lo fa per carriera, un avanzamento di mansioni che quasi subito si rivela un'illusione. Avanzamento di mansione ma non a livello economico come aveva preventivato. La fidanzata rimane a Milano. I fidanzati ha una prima parte molto descrittiva, quasi documentaristica, che mostra il graduale sradicamento di Giovanni in una realtà profondamente diversa da quella di provenienza ed a cui si deve adattare. Dopo la sequenza del Carnevale il film cambia registro, diventando più intimo e raccontando le emozioni ed i sentimenti di due persone fra loro lontane. Un rapporto che sembra vacillare ma che in fondo pare rinsaldarsi. Una storia d'amore molto particolare, ben raccontata e che all'epoca non fu apprezzato.

david briar  @  25/08/2017 15:57:28
   10 / 10
Un film romantico basato sull'idea della distanza fisica allievata dal montaggio, con soluzioni veramente moderne per l'Italia cinematografica del periodo. A parte Antonioni, su cui comunque va fatto un discorso diverso, "I fidanzati" è il più bell'esempio di una nouvelle vague all'italiana negli anni 60, e non solo per l'evidente riferimento a Hiroshima mon amour di Resnais.
Le soluzioni stilistiche sono veramente eterogenee, e uniche anche per il resto della filmografia di Olmi. Solo la sequenza iniziale alla festa di ballo andrebbe studiata nelle scuole. Emozionante appena visto, ma anche capace di rimanere nel cuore col tempo. L'esempio di come un film fatto con due lire possa essere un capolavoro, anche visto dopo più di 50 anni. Purtroppo poco visto, è in assoluto il mio Olmi preferito, anche meglio del molto più mastodontico lavoro fatto ne "L'albero degli zoccoli".

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  17/06/2013 18:23:58
   7 / 10
Inconfondibile film del primo Olmi: lento, introspettivo, contemplativo. Anche qui, come nei primi 3 film, i protagonisti sono semplicissime persone del popolo, o almeno di quello che allora si sentiva essere "il popolo". "Il popolo" per Olmi sono soprattutto persone oneste, lavoratrici, parsimoniose e rispettose delle regole. L'intento è quello di nobilitarle tramite mdp, disegnarle come persone degne di rappresentazione artistica seria e approfondita.
Anche in questo caso la storia non ha colpi di scena o sviluppi narrativi particolari ma si basa semplicemente sulla descrizione di un normale rapporto amoroso messo alla prova dalla lontanza per lavoro. Nonostante ciò l'occhio attento e penetrante della mdp di Olmi ci regala delle visuali approfondite su ciò che normalmente è comune e ordinario (una sala da ballo, una fabbrica, una festa paesana, un albergo, un affittacamere, ecc.)
"I fidanzati" si differenzia però dai film precedenti per una certa varietà stilistica. La prima parte del film infatti ricalca un po' lo spirito dei film di Antonioni, dove il protagonista è l'incomunicabilità fra le persone. Nella seconda parte invece si ricalca il gusto documentario dell'epoca, alla scoperta delle mutazioni prodotte dall'industrializzazione (visti con occhio non ancora critico). La terza parte invece è in pratica un tentativo di riprodurre visivamente delle lettere scritte (un po' come faceva Bergman all'epoca). La linea logica di rappresentazione nel film è comunque spesso interrotta da flashback, da pensieri immaginati visivamente, un po' come usava nella nouvelle vague.
Nonostante ciò Olmi riesce a descriverci degli esseri umani veri, piuttosto che dei personaggi. Giovanni è interpretato splendidamente da un attore non professionista (di cognome Cabrini, come nel film) che riesce a riprodurre perfettamente un carattere chiuso, taciturno, tranquillo, non capace di finezze espressive ma che soffre comunque di nostalgie e solitudini.
Il finale (come nel film "Il posto") getta una sinistra ombra su quello che sembrerebbe un ritratto ottimista e intenerito. Anche sui fidanzati incombe l'omologazione, l'alienazione e l'inaridimento nella routine. Questo sembra far intuire alcuni frasi di Giovanni ("ti chiamo di Domenica, così spendo meno"). Del resto la sorte del padre di Giovanni la dice lunga sui rapporti interpersonali ai tempi dell'industrializzazione.
Questo film ci fa vedere anche come Olmi (come tutti all'epoca del resto) non fosse capace di penetrare nella vera essenza della società meridionale (siciliana), qui descritta superficialmente o tramite stereotipi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  26/05/2010 23:40:58
   7 / 10
Olmi dirige un film pieno di luoghi comuni, dedito al sentimentalismo ma anche allo spolvero dei valori che si sono un pò persi col tempo. Lavoro privo di sbavature, semplice ma efficace. Carina l'ambientazione.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  12/08/2009 20:28:13
   8 / 10
Altro bellissimo lungometraggio di Olmi, il terzo del regista. "i Fidanzati", come "Il Posto", è la storia di un uomo che improvvisamente si ritrova alle prese con una realtà nuova e diversa. Ambientato negli anni del Boom, narra di Giovanni, operaio promosso con specializzazione per andare a lavorare in Sicilia; e in Giovanni, che guarda un po' rammaricante le case diroccate, fatiscenti e così "lontane" dall' industrializzazione del nord, c' è già compiuto l' alter ego di un regista che, 15 anni dopo, con sguardo nostalgico di un passato "lontato" e dismesso anche "gerarchicamente" , firmerà il suo Capolavoro con "L' Albero degli Zoccoli". Il film, che inizia con la balera di Risi però "alla Olmi", è anche una storia d' amore, perso e ritrovato, raccontato tra scambi di lettere e flashback iniziali. Spettacolare la pirotecnica festa in paese.

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