amy (2015)

Cantare jazz davanti ad un pubblico di cinquantamila persone è una cosa enorme. Una voce jazz quelle della Winehouse che di fronte al successo non ha retto la pressione di un meccanismo che esponeva le sue debolezze e che relazioni tossiche (il fidanzato e la famiglia) hanno contribuito a distruggerla. Saper gestire il successo è un'arte a sè stante e la Winehouse non aveva il talento per farlo. L'influenze positive della sua adolescenza non erano sufficenti. Troppo deboli e distanti per poterla indirizzare verso quei lidi sicuri e non nei paradisi artificiali di droga e alcool. Un documentario cronologico sulla ascesa e caduta di un talento cristallino, condito da una mole impressionati di video di repertorio, ma che non si discosta da altri lavori di questo tipo. Resta il rimpianto per una perdita prematura.

Una delle ultime (ma forse addirittura l'ultima, quantomeno l'ultima di veramente famosa) ad entrare nel Club 27. Ed è impressionante come le vite degli appartenenti (loro malgrado) al club siano quasi una sorta di copia e incolla, pur se in periodi differenti: Amy Winehouse non ha nulla da invidiare ai vari Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain, soprattutto con quest'ultimo ho riscontrato delle forti similitudini.

Questo documentario riesce a descrivere abbastanza bene il percorso di rapida ascesa artistica quanto di crollo e devastazione psico-fisica di quella che è stata forse una delle più belle, forti e originali voci del secolo. Il mio giudizio è abbastanza asettico in quanto non sono un fan della cantante, non mi piacciono le sue canzoni e il genere, pur riconoscendone assolutamente il talento; forse anche per questo ho trovato qualche difetto al documentario a cui magari un fan ci fa poco caso, diciamo che soprattutto nella parte centrale non è fatto proprio benissimo, troppe riprese aeree e fermi immagine che spezzano il ritmo, oltre al fatto che le oltre due ore sono un po' troppe.

E' un buon documento per avvicinarsi alla cantante, ma francamente come già evidenziato da altri il premio Oscar mi pare esagerato.

Questo documentario è stato geniale, per me che non conoscevo questa artista mi ha svelato molte informazioni sia intime che pubbliche che alla fine sono rimasto soddisfatto..La frase di Tony Bennett poi è da incidere nella pietra, più o meno dice cosi' "Se sei in grado di vivere il giusto tempo, è poi la vita che ti insegnerà a vivere".
Comunque, quanto talento aveva, ma quanto spreco nelle droghe e alcool..

La vita tra alti e bassi di un talento rovinato dall'alcol e dalle droghe.
Il documentario di Asif Kapadia ripercorre in maniera cronologica, e senza guizzi, gli avvenimenti piu' importanti della vita della cantante creando un prodotto di sicuro gradimento per i suoi fan.
Quelli meno vicini ad Amy, come me, possono trovare un po' soporifero il racconto a parte l'ultimo pezzo di storia che è quello piu' conosciuto da tutti.
Non ho visto gli altri documentari candidati ma trovo questo premio oscar sia un po' lontano dagli ultimi premiati in questi anni, forse si è piu' deciso di rendere un ultimo omaggio alla cantante che guardare alla qualita' effettiva del prodotto che appare un po' troppo schematico.

Premettendo che il film biografici sono particolarmente difficili, devo dire che questo lavoro ha un po' deluso le mie aspettative, il taglio documentaristico se da una parte ci ha descritto un personaggio autentico , d'altra parte però ha penalizzato la narrazione che infatti risulta disordinata e alquanto didascalica. Insomma , buono l'intento ma difettosa la realizzazione. Amy comunque era una cantante particolarmente dotata e addolora vedere come si è precocemente autodistrutta. Il successo , come la storia c'insegna, è difficile da gestire soprattutto quando arriva all'improvviso e sei troppo giovane per poterlo e saperlo gestire.

Amy è un buon documentario sulla vita della tanto talentuosa quanto infelice cantante inglese. Anche se il finale lo si conosce, video amatoriali e testimonianze permettono di scoprire nuovi luci ed ombre di un'artista troppo fragile per resistere alla pressione della celebrità.

Cinematograficamente un buon documentario. Da fan sono soddisfatto e la tristezza nel vedere la pellicola non può non affiorare. Emerge la sofferenza di Amy, artista tanto sofferente quanto straordinaria. Commovente.

Interessante documentario sulla vita di questa artista.

L'atteso documentario sulla vita di Amy Winehouse esce in questi giorni, si manifesta con i suoi pregi e difetti, complessivamente a mio parere convincendo, anche se si poteva fare qualcosina di più.

La vita stessa della cantante con i suoi eccessi, le sue contraddizioni, le sue luci ed ombre, offriva già di per sé abbondantissimo materiale. La regia lo racconta provando a dare un senso alla semplice cronologia degli eventi.
Prova a spiegare i traumi di Amy, cosa ha cercato per tutta la vita, perché è finita in un tunnel buio. Prova a spiegare anche il perché della sua arte, cosa cercava Amy nella musica. E' un abbraccio complessivo all'artista, che porta lo spettatore a sentire ciò che provava la cantante. Ottime scelte della regia aiutano questo processo di immedesimazione, come le scene con i flash dei fotografi, visivamente fastidiose, o le scene della nascita ed esplosioni delle sue grandi hit, dove c'è un connubio suono-immagine, un crescendo, veramente ben riuscito.

Si poteva però fare di più sia nel raccontare alcuni passaggi un po' persi per strada (riavvicinamento a Blake, il suo look, rapporto con la nonna), sia nel cercare di tirare fuori dalla vicenda particolare della Winehouse un senso più universale della vicenda che in qualche modo coinvolga l'intero pubblico.
Anche il finale mi ha convinto poco con un prevedibile quanto un po' scialbo "lei non c'è più ma vive dentro tutti noi".

Comunque un plauso perché la storia della cantante in ogni caso è raccontata molto bene, lo spazio alla sua musica è adeguato, questo film aiuterà a raccontare e ricordare la vita di Amy Winehouse.

Bellissimo documentario sulla breve vita di una grandissima artista.

Sembra "solo" un buon reportage televisivo e in parte non e' molto di piu'. Emoziona nella seconda parte, quando Amy, felice, vince i Grammy Awards e la solitudine, le dipendenze, i concerti fallimentari degli ultimi mesi di vita. Ma la cronologia degli eventi e' talmente monolitica (non un guizzo creativo, qualcosa che esca dal personaggio dalla sua breve carriera) da risultare sfiancante. Imperdibile per i fans, che questi film dovrebbero
cominciare a valutarli scrollandosi di dosso il tifo per i Miti di cui parlano