rolling thunder revue: martin scorsese racconta bob dylan (2019)

Avere a disposizione molte fonti audiovisive aiuta sicuramente a fare un documentario, o meglio, aiuta il documentario ad auto-compiersi ed auto-raccontarsi, creando un contesto e spiegando qualcosa in maniera indiretta, esattamente come dovrebbe fare un film.
Ed è così che ROLLING THUNDER REVUE: A BOB DYLAN STORY BY MARTIN SCORSESE riesce a raccontare un "sessantotto americano" caratterizzato dal rigetto verso la guerra, dall'abbattimento di barriere mentali, dalla revisione dei precedenti ideali in chiave contemporanea e da un forte globalismo.
Ci si sente vicinissimo a questo momento particolare per gli USA lo stesso Martin Scorsese, che in prima linea ha affrontato questa rivoluzione culturale/artistica guidando la corrente della New Hollywood, sperimentando un mondo visto non solo attraverso l'uso droghe ma anche la rivalsa sociale e il realismo post-pop. Non è forse questo che ha reso importante anche la figura di Bob Dylan all'interno della sua arte?

Questo documentario di Scorsese è un oggetto abbastanza alieno dal genere stesso. C'è documentario, molto materiale di repertorio, in parte inedito, ma è è anche un falso mistificatore di quegli avvenimenti, pieno di racconti fittizzi e inventati ad arte per sottolineare quella breve sequenza iniziale dove nel vecchio film di Melies veniva creato uno dei primi effetti speciali grazie all'uso del montaggio. Ed è proprio il montaggio, il grande mistificatore di questa operaione. Partendo da immagini vere, i contenuti possono essere manipolati e riprodotti. Dylan in quel tour ha il trucco pesante della maschera. La maschera è il falso all'interno del quale c'è la verità o perlomeno una verità. Nel bel mezzo di un'America umiliata dal Vietnam e devastata dal Watergate, il Rolling Thunder Revue è un viaggio verso quell'America e verso quel sogno forse mai esistito oppure la nuova creazione di un paese diverso, on il sottofondo delle canzoni di Dylan a sottolineare lo stato d'animo di una nazione. Non è un semplice documentario, forse non lo è nemmeno, certamente stimolante.