i cospiratori (1970)

"I cospiratori" è un film che porta in scena il mondo dei minatori degli anni '70 dell'Ottocento. Un microcosmo fatto di lavoro durissimo, immigrazione, morale religiosa e lotta politica. Coraggioso portare in scena un film sulla coscienza e la lotta di classe negli Stati Uniti (anche se forse essendo dopo il '68 il tutto debba esser stato un po' più facile). Con una regia grandiosa, molto europea, fatta di long take e sinuosi movimenti di macchina, Ritt ci catapulta in questo film sociale e politico che ha però l'andamento di uno spionaggio (torna "L'uomo che venne dal freddo") e con uno sviluppo che avendo già rivelato tutto allo spettatore porta le sue tensioni tra i personaggi. Etica individuale e morale religiosa si mescolano in un film che contrappone l'ordine alla lotta, il mantenimento dello status quo alla cospirazione. E se il film può apparire forse didascalico (la contrapposizione tipicamente western, il tema dell'amore come elemento di evasione), tutte le risoluzioni da finale felice americano vengono frustrate e disattese. Anzi, ne viene fuori un finale duro, pessimisma, coraggioso.

Ebbe poco successo al cinema ma I COSPIRATORI, a parere mio, merita rispetto e una considerazione positiva.
Ben diretto, egregiamente scenografato, interpretato con precisione e forza, il film di Ritt riesce a coinvolgere senza fatica, mostrando varie sfaccettature dell'animo umano: quello combattivo, quello empatico e quello cinico.
Forse poco originale nelle tematiche affrontate ma decisamente interessante e credibile.

Cast importante e ben calibrato per una storia girata bene ,lineare ma senza picchi emozionali .
Molta cura dei costumi e della fotografia dell'epoca . Peccato appunto per la sceneggiatura un pò debole e scontata.

Buon film di uno dei registi piu' sottovalutati di sempre, quasi un Ken Loach d'oltremanica (chi ha mai visto l'eccellente Norma Rae?), attori strepitosi e ottima denuncia sociale sulle condizioni lavorative della comunita' di minatori

Se i Cospiratori è perfetto dal punto di vista formale, con scenografie e costumi impeccabili, resta una certa fiacchezza dal lato della forza narrativa e del ritmo, non sempre all'altezza del tema trattato e perde mordente in modo graduale fino a una parte finale sgonfiata rispetto alle aspettative. Meglio Connery che Harris. Avrebbe dovuto essere più audace e politicizzato, invece non è nè carne nè pesce.

Molto bella l'ambientazione delle miniere che rende estrema la lotta per delle condizioni più vivibili in contesto duro. Appare comunque piuttosto sfumato Ritt sul discorso della violenza da applicare in tali contesti. Se giustificata o meno non lo lascia intendere anche se il finale può essere indicativo sulla legittimità delle ragioni di lotta. Cast di attori su livelli di assoluta eccellenza.

Non male, forse un pò troppo didascalico. Comunque originale, il tema affrontato poche volte ha interessato il cinema americano.

Imperdibile film cult per gli appassionati di Sean Connery, attore che seppe staccarsi radicalmente dal personaggio che lo lanciò (james bond) per mettersi in gioco più volte (vedi anche lo splendido "La collina del disonore" di Sidney Lumet).
E' un film appassionante, impegnato socialmente, diretto magistralmente da Martin Ritt, che firma una pellicola lontana , anzi lontanissima anni luce da Hollywood. Il finale poi è davvero magnifico. Un film molto coraggioso, e credo uno dei migliori interpretati da Sean Connery.