children of nature (1991)

Un uomo lascia il suo villaggio isolato per andare in centro Reykjavik a trovare i parenti. Per lui, un tempo bambino nato nella natura, è una vera scomodità girare in una città di 200.000 abitanti e riceve brutte sorprese. Non c'è più la tranquillità dei fiordi, il verde, l'intimità e l'aria fresca; ci sono rumori delle costruzioni, delle macchine, degli stereo a palla. Questo contrasto è il punto principale che vuole raccontarci Friðrik. La rivalità sta anche nelle persone; la gente di città è snob, la famiglia è noiosa e si mandano i vecchi alla casa di riposo; nei villaggi ci si vuole tutti bene, i funerali sono sentiti nei cuori e l'unità è palese nelle sagre.
Quest'uomo non può sopportare il cambio shockante che si ritrova, le regole a cui gli vengono imposte e decide così di scappare con un'altra anziana, e insieme intraprendono un'avventura piena di umorismo e simbolismi à la Buñuel (ad esempio la scena del fantasma o l'orologio a pendolo che l'uomo ha sempre con sé negli spostamenti).

Con quei paesaggi lì, è troppo facile girare un film bello in Islanda.
Questo però è bello davvero.