Recensione quando eravamo re regia di Leon Gast USA 1996
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Recensione quando eravamo re (1996)

Voto Visitatori:   9,05 / 10 (10 voti)9,05Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior documentario
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
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locandina del film QUANDO ERAVAMO RE

Immagine tratta dal film QUANDO ERAVAMO RE

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Immagine tratta dal film QUANDO ERAVAMO RE

Immagine tratta dal film QUANDO ERAVAMO RE

Immagine tratta dal film QUANDO ERAVAMO RE
 

Gli uomini, che vivono appieno le loro passioni, sono in lotta fra loro poiché subiscono in maniera diversa la forza delle cause esterne. La vita associata è sempre contraddistinta dalla volontà del singolo al dominio. Tale volontà tocca vertici estremi nell'ostentata sicurezza e fierezza di Mohammed Alì quando si appresta ad affrontare quello che all'unanimità è stato definito "l'incontro del secolo".

30 ottobre 1974, Kinshasa, Zaire: George Foreman contro Muhammad Ali.

Questo è ciò di cui tratta il documentario di Leon Gast che si aggiudicò il premio Oscar nel 1997. "Quando eravamo re" racconta sì di un incontro storico di pugilato, ma soprattutto rende partecipe lo spettatore di tutto ciò che circonda la preparazione di un evento così importante e riesce a cogliere l'essenza dell'indole di uno tra gli atleti più amati e discussi di tutti i tempi.
Il titolo stesso del documentario richiama una condizione passata e improponibile a oggi, un momento in cui era plausibile per i più giovani riconoscersi in un personaggio pubblico, identificarsi nel suo comportamento e ritrovarsi nelle sue parole. Esistevano ancora gli eroi, esistevano il coraggio e la voglia di farcela, esisteva ancora un messaggio da fare arrivare ed esisteva qualcuno pronto ad accoglierlo. Spike Lee, regista di "Fa' la cosa giusta", "Malcolm X", "S.O.S. - Summer of Sam" e altri ancora, è intervistato da Gast a vent'anni dall'incontro di Kinshasa, insieme allo scrittore Norman Mailer e ai giornalisti Georges Plimpton e Thomas Hauser;
Lee racconta con entusiasmo delle proprie opinioni rispetto ad Alì e afferma a riguardo che "... è raro trovare dei veri eroi...".

Il documentario, attraverso filmati e immagini d'archivio, punta l'attenzione proprio sulla figura di Muhammad Ali (Cassius Marcellus Clay), nel momento più difficile e importante della sua carriera e sul suo essere uomo sia pubblico, sia comune. Il carisma di Alì sta nel modo in cui si rapporta con i grandi e i piccoli eventi della vita quotidiana; ad esempio l'approccio verso i più giovani, il rapporto con il richiamo alle armi, ricordato nel documentario, il rapporto con l'alimentazione, anch'esso menzionato. Alì è un frutto del proprio tempo, che non cela sentimenti anche forti e contrastanti, un'energia irruenta e schietta che riusciva a non curarsi delle costruzioni mentali che hanno sempre accompagnato qualsiasi fase storica.

A organizzare l'evento del secolo fu Don King, che affermò: «Lasciammo l'Africa in ceppi, ferri e catene. Ora torniamo in un'aura di splendore e di gloria scintillante» appena giunto in Zaire. King è il più noto e controverso procacciatore del mondo del pugilato. Egli mise l'imprinting all'incontro attraverso una borsa di 10 milioni di dollari grazie ad un accordo con il leader Mobutu, insidiatosi da pochi anni al governo del paese attraverso un colpo di Stato.
Don King non fece solamente arrivare in Africa i due atleti, ma mise insieme un vero e proprio evento, che mobilitò l'intero stato africano e i media di tutto il mondo. Una delle manifestazioni musicali più maestose e importanti dell'Africa anticipò infatti l'incontro. A tale festa di ritmo e di parole parteciparono nomi come BB King e James Brown, e straordinari artisti africani come Manu Dibango e Miriam Makeba. A Kinshasa G. Foreman venne accolto come il "nemico", come "l'uomo bianco", nonostante fosse il campione in carica, mentre Alì fu accolto dagli applausi, dalla gioia e dall'entusiasmo che accompagnano un sogno.

La gloriosa vittoria di Alì fu accompagnata dal coro devastante e dirompente di "Alì, boma ye!" (Alì uccidilo!); un grido di sfogo e di liberazione di un intero popolo. Questo è "Quando eravamo re". Questo è un documentario che deve allo straordinario e ritmato montaggio e all'indiscutibile interesse dell'argomento tutto il suo successo e tutto il merito di essere visto e ascoltato (grazie alla sontuosa colonna sonora che spazia da "Ain't No sunshine" a "Sweet Sixteen") con attenzione e con trasporto.

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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 08/03/2012 16.07.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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