Recensione il corvo regia di Alex Proyas USA 1994
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Recensione il corvo (1994)

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locandina del film IL CORVO

Immagine tratta dal film IL CORVO

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Immagine tratta dal film IL CORVO
 

Era il febbraio del 1989 quando la Caliber Press editrice1 pubblicò il primo numero di una nuova serie a fumetti americana dal titolo "The Crow" ("Il Corvo"), destinata fin da subito a scatenare l'interesse dei maggiori appassionati di fumetto alternativo e non della nazione.
L'autore dell'opera, James O'Barr, aveva disegnato le prime tavole del suo capolavoro nel 1981, durante uno stanziamento a Berlino con il corpo dei Marines, di cui faceva parte.
"The Crow" fu la risposta del fumettista alla difficile situazione personale che stava vivendo in quegli anni e che lo aveva proiettato in uno stato mentale fatto di depressione e frustrazioni.
Poco prima dell'uscita dell'ultimo capitolo, però, la Caliber fu costretta a sospendere la pubblicazione della miniserie per problemi finanziari.
Fu la casa editrice Tundra, di Kevin Eastman (l'autore di "Teenage Mutant Ninja Turtles"), a rieditare l'opera nel '91, questa volta completa di "Morte", l'ultimo tassello rimasto inedito2.
Negli anni seguenti "Il Corvo", fu rimaneggiato, rieditato e completato da nuove tavole a colori e in bianco e nero.

"Grigio e disperato, forte come l'acciaio ma fragile dentro, il corvo ride sotto un lampione, il sorriso spettrale di chi è vissuto e morto e vive ancora..."

"Il Corvo" è un opera underground e violenta, estremamente citazionista (da Baudelaire ai The Cure, dai Joy Division ad Edgar Allan Poe, quest'ultimo fin dal titolo) che racconta una storia di amore ed odio, di morte e dolore. Ispirato sia al vissuto dell'autore che a fatti di cronaca realmente accaduti (l'assassinio di una coppia dovuta al furto di un anello da 30 dollari), fu presentato come cupa opera dark, dal carattere estremo e dal disegno nervoso, un fumetto duro e indigesto che però non rinuncia ad una forte componente melò di struggente impatto emotivo.
Il notevole successo a livello nazionale lo rese ben presto un vero e proprio cult, campione di un certo tipo di arte e sottocultura americana.
A renderlo però un fenomeno globale fu l'omonimo rifacimento cinematografico, datato 1994 e diretto dall'esordiente Alex Proyas (quattro anni dopo autore del bellissimo "Dark City").

La storia del film (che in molte parti differisce da quella del fumetto) è quella del musicista rock Eric Draven (si legge "The Raven") e della sua fidanzata Shelly Webster, coinvolti loro malgrado nella temuta "Devil's Night", "La Notte del Diavolo", notte di bagordi, incendi e distruzione ad opera della maggior organizzazione criminale della città. I due innamorati vengono catapultati in un vero e proprio incubo grazie ad un gruppetto di balordi dediti alle droghe e all'alcool (T-Bird, Skank, Funboy e Tin Tin) che uccideranno a sangue freddo lui e violenteranno a morte lei.
Il terribile torto subito però permetterà ad Eric di tornare in vita, esattamente un anno dopo la tragedia, dotato di poteri sovraumani e accompagnato da uno spirito guida (il corvo che dà il nome al film) per ottenere vendetta e per poter finalmente riposare in pace assieme alla sua amata.

"Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti; a volte però, accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose che l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto".

"The Crow" è un film cupo e piovoso, che vira prepotentemente verso i toni più scuri, caratterizzato da una narrazione di tipo lineare, interrotta di tanto in tanto da brevi flashback carichi di pathos.
Una voce narrante apre il film e lo accompagna nei passaggi fondamentali fino al finale, non il solito happy ending ma un "vissero felici e contenti" di stampo più sheakespeariano.
I personaggi del film si muovono in una città fantasma "in confronto alla quale Gotham City è un giardino di infanzia"3. Roccaforte di crimini e depravazione, è lei la vera protagonista e, insieme, impalcatura su cui regge parte del fascino del film. Al di là delle innumerevoli comparse che affollano le scene più concitate, è netta la contrapposizione buoni/cattivi tra cui il personaggio del Corvo si muove in maniera agile e dinamica.
I buoni vengono caratterizzati o come martiri (la piccola Sarah, narratrice della storia e amica della sfortunata coppia, figlia di una madre tossica che non si occupa di lei) o come persone inserite in un sistema marcio e corrotto che non possono cambiare (Albrecht, l'unico poliziotto ad aver cercato di risolvere il caso dei due giovani e che proverà ad aiutare Eric nella battaglia finale, quando il Corvo perderà momentaneamente i suoi poteri divenendo vulnerabile).
Al contrario, i cattivi si muovono in questo tragico teatrino degli orrori come uomini sporchi, cattivi e infelici, interpretati da attori onesti nei loro ruoli macchiettistici. Su tutti si erge la figura di Top Dollar, il mandante e l'antagonista, il boss dall'animo oscuro e marcio, che morirà in un ultimo combattimento catartico, non prima di aver sperimentato su se stesso le sofferenze inflitte alle vittime in tanti anni di soprusi ("vittime, non lo siamo tutti?").

"Un palazzo viene dato alle fiamme, tutto quello che ne rimane è cenere. Prima pensavo che questo valesse per ogni cosa, famiglie, amici, sentimenti. Ora so che a volte, se l'amore è vero amore, niente può separare due persone fatte per stare insieme".

La componente melò del fumetto, appena accennata e che percorre quasi sottopelle l'intera opera, è indubbiamente elemento portante di questo film divenuto cult in pochi anni. L'amore che non si consuma, che non muore mai, che continua a bruciare anche dopo la morte, è tema fondamentale della pellicola di Proyas, parallelo a quello della vendetta, nel film meno cruenta e sadica che nei comics.
Questo fattore non fa altro che rendere più appetibile il lungometraggio e più apprezzabile da un pubblico vasto, poiché ne stempera la cattiveria e ne accentua una caratterizzazione formalmente cool.
Anche la fotografia patinata entra in contrasto con le atmosfere dark e sporche che il film vuole raccontare, e permette alla pellicola di divenire intellegibile e mai eccessiva, esageratamente "teen" e adolescenziale, nonché un po' troppo "politically correct".

Il personaggio di Eric (interpretato da Brandon Lee) possiede tutte le caratteristiche del bello e dannato, che tanto fascino hanno esercitato negli anni su un pubblico fondamentalmente giovane.
Mr. Draven è, allo stesso tempo, duro musicista metal e classico bravo ragazzo, innamorato e felice, ottimista e fiducioso nel futuro ("Non può piovere per sempre", frase tormentone del giovane, è un chiaro esempio del suo modo di vedere la vita). Un personaggio che dopo "trenta ore di sofferenze" si trasforma in angelo vendicatore, ma che invece dell'antieroe senza dubbi e coscienza del fumetto, diviene eroe sì violento, ma ancora in grado di distinguere tra bene e male.
Persino la follia del personaggio cartaceo, sottile e colta schizofrenia che spesso sfocia in sadismo e masochismo, viene colpita da un'holliwoodizzazione intransigente, che ne smussa gli angoli più acuti.

"Sbalordito il Diavolo rimase, quando comprese quanto osceno fosse il bene e vide la virtù nello splendore delle sue forme sinuose..."
(Milton, "Il Paradiso Perduto")

Al di là dei numerosi difetti e delle tante facilonerie, dovute per lo più ad una sceneggiatura non all'altezza, che spesso ricalca gli stereotipi del caso, "Il Corvo" resta un film indimenticato e indimenticabile (nel bene e nel male). La regia di Proyas non eccede in barocchismi, è concreta e intensa nei passaggi chiave anche se acerba; il montaggio e forsennato, le scenografie richiamano quelle del primo "Batman" burtoniano mentre la colonna sonora punk/ghotic (The Cure, Nine Inch Nails, Rage Against the Machine) ben sottolinea le atmosfere della pellicola.

L'alone cult che l'ha caratterizzato ancor prima dell'uscita, fu però indubbiamente dovuto anche ad un tragico episodio che ne segnò storia e lavorazione: la morte improvvisa di Brandon Lee, il 31 marzo del 1993. Mancavano ancora tre giorni alla fine delle riprese.

Il giovane figlio di Bruce Lee fu accidentalmente colpito da una pistola che sarebbe dovuta essere caricata a salve. Al di là dell'aura di mistero che lo circonda, il fatto causò non pochi problemi alla produzione, che dovette ricorrere all'aggiunta di tagli di altre scene e a vari montaggi digitali. Inoltre il ruolo del protagonista in alcuni momenti fu assunto da Chad Stahelski e Jeff Cadiente, stuntman amici di Brandon.
"L'incidente" causò un costo supplementare di 8 milioni di dollari, da aggiungersi agli iniziali 7. Il film però incassò più di 50 milioni solo negli Stati Uniti.

Film culto per una generazione, forse osannato più del dovuto, "The Crow" conta tre seguiti e una serie tv di 22 episodi ispirata al lungometraggio.


1 1989-2000
2 "The Crow" è suddiviso in cinque capitoli: "Dolore", "Paura", "Ironia", "Disperazione" e, appunto, "Morte".
3 Citazione di Paolo Mereghetti.

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Recensione a cura di Zero00 - aggiornata al 22/01/2010

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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