camp 7: lager femminile (1969)

Importante solo dal punto di vista storico,infatti è la pellicola che darà vita a quel breve filone definito naziexploitation....
Più simile ad un normalissimo woman in prison che ad un nazi -movie ( soprattutto se confrontato con quelli Italiani),visto che la violenza o è unicamente accennata verbalmente o si limita ad un paio di strizzate di poppe da parte di ciccioni in divisa,poca roba ha da offrire anche dal punto di vista erotico,risultando stranamente contenuto.
Visivamente piatto e realizzato al risparmio finisce per risultare parecchio soporifero,riuscendo solo a destare l'attenzione dello spettatore in occasione di sequenze assolutamente ridicole come quella dell' attacco partigiano.
Veramente poca roba...

Considerato il primo nazi-movie della storia, la pellicola seppur in maniera ingenua ed ancora un pò grezza, getta le basi per quel filone che verrà poi sviluppato nel decennio successivo in Italia. Le atrocità e le crudeltà non vengono risparmiate ma il regista Lee Frost non calca la mano sul sangue e sullo splatter (cosa che invece non mancheranno di fare i vari Bruno Mattei e Sergio Garrone) ma si concentra sull'aspetto erotico con scene per l'epoca non poco forti. La storia ha uno spunto interessante ma durante la narrazione si perde per arrivare ad un finale così sbrigativo da rasentare quasi il comico. Quello che però più sconcerta è il comparto tecnico: per essere una produzione statunitense presenta una regia ed una fotografia a dir poco amatoriali, scenografie casalinghe ed effetti speciali quasi inesistenti; al di sotto delle produzioni nostrane dello stesso genere. Insomma i nazi-movie italiani sono nettamente migliori!