Recensione saving mr. banks regia di John Lee Hancock Usa, Gran Bretagna, Australia 2013
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Recensione saving mr. banks (2013)

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locandina del film SAVING MR. BANKS

Immagine tratta dal film SAVING MR. BANKS

Immagine tratta dal film SAVING MR. BANKS

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Immagine tratta dal film SAVING MR. BANKS
 

Londra, 1961: Pamela Lyndon Travers (Emma Thompson), sebbene riluttante all'idea di vedere la propria opera snaturata dal trattamento Disney, acconsente a una visita di cortesia a Los Angeles per discutere ancora una volta la cessione dei diritti di "Mary Poppins" con Walt Disney (Tom Hanks) e la squadra composta dallo sceneggiatore Don DaGradi e i compositori Robert e Richard Sherman. L'approccio disneyano non impressiona e non convince la Travers, irremovibile nel voler proteggere la sua visione originale.

La genesi del film e quella del romanzo si intrecciano narrativamente, mentre la storia (ben nota) della guerra di nervi tra Disney e la Travers si alterna con quella, molto meno nota, dell'infanzia della scrittrice, segnata dalla tragica scomparsa dell'adorato padre, che la Travers sublimerà anni dopo nel suo celeberrimo libro per ragazzi.

"Saving Mr. Banks" di John Lee Hancock racconta molte storie: la nascita di un libro, la nascita di un film, i rischi dell'adattamento di un'opera, com'era P.L. Travers, com'era Walt Disney, come lavoravano i fratelli Sherman. E' una classica storia di catarsi personale, mischiata a qualche fatto realmente accaduto, è uno splendido esercizio di stile che mette una accanto all'altra la storia di Mary Poppins e le vite della Travers e di Disney, il loro rapporto irrisolto con la figura paterna. Si spiega così il titolo: Mary Poppins non arriva per i bambini, ma per salvare il cuore del signor Banks, indurito e incupito dalle preoccupazioni quotidiane, così impegnato a fare il padre da non avere tempo di essere un papà.

Nell'ormai consolidata formula del dramedy", "Saving Mr. Banks" alterna due piani narrativi con due registri ben diversi: i quattordici giorni passati da P.L. Travers a Los Angeles nel 1961 che raccontano e condensano le fasi finali della trattativa con Disney sono una commedia brillante, in cui Tom Hanks (Walt Disney), Jason Schwartzman e B.J. Novak (Bob e Dick Sherman) da un lato e una stupenda Emma Thompson (P.L.Travers) dall'altro intraprendono una guerra di nervi dall'esito scritto (non solo perché lo conosciamo: la figura di Walt Disney , a tratti suadente, a tratti inquietante, non lascia scampo alla povera scrittrice, che comunque perde la sua battaglia nel momento in cui sale sull'aereo per Los Angeles).
In flashback, la genesi di Mary Poppins (libro) è nella storia della famiglia della Travers, in Australia, all'inizio del ventesimo secolo, quando un padre amorevole ma dedito all'alcool (chi altri se non Colin Farrell) non può essere salvato da sé stesso, nemmeno dall'intervento esterno della zia, che ispira alla giovane Helen (vero nome della Travers) la figura di Mary Poppins. I due piani narrativi si intersecano intelligentemente, fino a convergere emotivamente nella scena della premiere del film. Si dice che la Travers abbia davvero pianto. E odiato il film molto più di quanto emerga dal film. Perchè abbia pianto non si sa (difficile fosse per il disappunto): immaginare la catarsi suggerita da "Saving Mr. Banks" è uno sforzo di immaginazione enorme, che tradisce forse la verità dei fatti ma ci riporta all'essenza del cinema nelle parole di Hanks/Disney (che seppur immaginate anch'esse dallo sceneggiatore, suonano sicuramente più fedeli al personaggio): lo scopo dei narratori è quello di emozionare, avvincere e toccare il pubblico.
Saving Mr. Banks è un film denso ed emozionante. Alla fine, P.L. Travers è il nostro signor Banks, che vogliamo a tutti i costi vedere redento e in pace, nonostante per tutto il film sia il personaggio che si frappone fra noi e un lieto fine mai come stavolta annunciato.

C'è molto mestiere e un po' di furbizia: la difficile trattativa tra Disney e P.L.Travers per la cessione dei diritti è storia nota e ovviamente, conoscendo già il risultato finale, fa sorridere vedere Emma Thompson nei panni dell'austera scrittrice puntare i piedi contro tutte le scelte già prese da Disney e soci (il casting di Van Dyke, la scelta del musical, gli inserti animati, il romanticismo tra Bert e Mary Poppins...). Fa tenerezza, è quasi ingiusto, oggi, raccontare la storia in questo modo: la Travers che tenta di imporre la propria Mary Poppins a Disney sembra una povera sciocca convinta che sia il Sole a girare intorno alla Terra.

Le scene più interessanti, per chi ama il cinema, sono quelle della lavorazione della sceneggiatura. La Travers pretese che gli incontri con il team creativo fossero registrati su nastro (nei titoli di coda si possono ascoltare gli originali), senza sapere che – ironia della sorte – quegli stessi nastri utilizzati per proteggere l'integrità della sua visione artistica sarebbero stati alla base di un'altra trasposizione cinematografica, sempre targata Disney.

E' affascinante vedere cinque persone in una stanza discutere i dettagli di una sola scena di un film, il processo creativo dei fratelli Sherman, Disney e la Travers partorire "Mary Poppins" battuta per battuta, nota per nota. La finzione cinematografica che svela se stessa produce un cortocircuito che funziona alla perfezione, mostrando la cura per il dettaglio, la passione e il talento necessari per un capolavoro come "Mary Poppins". Da un lato, potrebbe sembrare sospetto che la Disney faccia uscire un film del genere, che esalta la qualità dei propri adattamenti, proprio nell'epoca in cui al cinema ci sono quasi esclusivamente adattamenti e remake e alla vigilia della propria versione (già contestata a priori) di "Star Wars". Dall'altro, con estremo candore, svela al mondo che tutto ciò che c'è dietro "Mary Poppins", dal punto di vista creativo, può essere ricondotto a pochissime persone di enorme talento, nemmeno in accordo fra loro, spiegando di riflesso perché chilometri di titoli di coda e accordi legali multimilionari oggi raramente producano film di cassetta davvero memorabili.

La storia di "Mary Poppins" (film) è richiamata nella struttura di "Saving Mr. Banks". Come l'arrivo di Mary Poppins e delle sue magie riesce a sciogliere il cuore del signor Banks indurito dalle ansie lavorative e dall'età, così la magia di Disney (e le medesime canzoni del film) scioglie infine il cuore della Travers, indurito da una vita distrutta da sensi di colpa e tragedie personali. Il parallelo è evidente, alcuni scambi di battute sono addirittura ripresi integralmente da Mary Poppins. La Disney ha ovviamente addomesticato i fatti: producendo per la prima volta un film sulla propria storia e sulla pratica consolidata degli adattamenti disneyani, non poteva realmente mostrare il disappunto della Travers o dare un'immagine non edulcorata di Walt Disney. Poco male: "Saving Mr. Banks" non è un film agiografico, non è una cronaca degli eventi, non è una celebrazione di "Mary Poppins": è un omaggio al talento visionario di Walt Disney e dei fratelli Sherman e all'integrità e alla dignità di P.L. Travers, senza la quale un capolavoro del cinema come "Mary Poppins" non sarebbe mai esistito.

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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 10/03/2014 16.06.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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