le macchine che distrussero parigi (1974)

La follia e la visionarietà bambinesca di THE CARS THAT ATE PARIS non lo rendono necessariamente bello ma lo rendono sicuramente interessante, nella misura in cui qualcosa di buffo attira la curiosità della gente, alle volte invogliando a capire cosa si stia guardando, altre volte dilettando e divertendo in maniera effimera con il suo nonsense.
Il mondo fumettistico e questa provincia irreale ideati da Peter Weir sfuggono ad ogni comprensione che non consideri il periodo artisticamente anarchico in cui nacque (quello della New Hollywood) e anche al luogo di nascita, l'Australia, legata a doppio filo con la realtà del cinema anglosassone, con il quale condivide il respiro comico-demenziale.

Controverso. Sono sostanzialmente d'accordo con i commenti precedenti. È un film da collezionismo, non è "bello" o "interessante" a un livello propriamente empatico. Lo si guarda (e rispetta) in quanto opera prima di Weir (se escludiamo Homesdale). Ci sono aspetti positivi e negativi. A favore posso dire che la storia è indubbiamente affascinante (ricorda le follie di The Truman Show) e la realizzazione tecnica è perfetta (fotografia e ambientazione in primis). Favolosa la citazione a Leone (anche se forse sarebbe più corretto parlare di parodia, siccome il film in sé è piuttosto grottesco), e favolose le musiche in generale. Alcune scene lasciano di stucco per la loro bellezza e il disagio (provocato dall'impietosa e macabra indagine psicologica tipica del cinema di PW) che comunicano. Gustosamente gore la sequenza finale, di un cinismo glaciale ("I can drive").
Purtroppo l'ho visto in lingua e senza sottotitoli e non ho capito tutto, questo ha favorito la lentezza già esasperante della pellicola. Inoltre il film è algido, privo di un qualsiasi guizzo di interesse e piuttosto monocorde fino ai minuti finali. I personaggi sono decisamente ridicoli e il "protagonista" è un pirla disumano, che a stento definirei personaggio.
Do un mezzo voto in più per le macchine corazzate.

Ti lascia con un sano senso di disorientamento il film di esordio di Weir, perchè al suo interno unisce tanti generi cinematografici, non assemblati tuttavia in maniera convincente. Così tra le strizzatine d'occhio a Sergio Leone ed una buona dose d'umorismo nero che traspare dalla pellicola, sembra di trovarsi all'interno di una versione compassata di 2000 Maniacs.
Bisogna dire comunque che già da questo film si evidenziano aspetti che si ripresenteranno nelle sue pellicole successive: la comunità chiusa in se stessa e una profonda spaccatura generazionale che sarà la causa in questo ambito della distruzione della città. E' un Weir ancora acerbo ma le buone idee non mancano.

Non un capolavoro, imperdibile al più solo per i fan di weir. In due parole, è semplicemente un thriller fantascientifico sullo stile dei b-movie 50-60 che include anche un pò di quelle atmosfere cariche di oscuri presagi che faranno la sua fortuna del regista nei suoi film successivi. Merita la sufficenza per l'interessante trama e la scena iniziale