le due vite di mattia pascal (1985)

Contestualizzato dall'attualità di quegli anni anzichè dei primi del Novecento, Il Fu Mattia Pascal è comunque un soggetto universale e affascinante. Monicelli attraverso il suo personaggio descrive quell'Italia provinciale e cinicamente cialtrona, dove anche il protagonista è in qualche modo complice. Difficile cambiare identità quando quei tratti che caratterizzano ogni persona rimangono anche sotto un altro nome. Un Mastroianni ai limiti del vitellonesco, incapace di curare i propri affari, sfiancato da un matrimonio infelice, ma che a sua volta sa essere in fondo meschino per sua stessa ammissione (monologo interiore quando "uccide" l'identità di Adriano Meis). E' un uomo grigio come grigia è la fotografia, dai colori generalmente smorzati. Un Monicelli televisivo di buon livello, forse meno pungente del normale e leggermente intrappolato a livello letterario.

Ammetto con vergogna di non aver mai letto "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello. Monicelli attualizza la vicenda e ci narra la storia di un uomo come tanti, con apparentemente nulla di straordinario...apparentemente. Le leggerezze ed i suoi comportamenti ancora immaturi lo portano ad una intricata situazione familiare, tra mogli non volute, patrimoni persi e figli scambiati. L'unica via d'uscita sembra l'insano gesto ma ecco che inaspettatamente un guizzo porta ad una vita completamente nuova, un'altra identità, un'altra città, persone nuove etc.. Un turbinio di eventi che ruotano intorno al protagonista ormai troppo in là con gli anni per far si che tutto sia un romanzo di formazione, che egli impari dai propri errori, e allora perchè non continuare a ballare in questa tragicommedia che è la vita? Un superbo, inarrivabile Mastroianni è il protagonista di una storia che non si ferma mai, nei panni di un uomo che cerca la stabilità e la tranquillità per se e per le persone che lo circondano (soprattutto le donne, le belle donne) ma forse in realtà non la vuole, preferisce l'avventura. Monicelli riesce a narrare tutto a metà strada tra il romanzesco pacato ed il cinematografico veloce realizzando forse una delle migliori trasposizioni filmiche di un romanzo. Straordinario anche il nutrito cast di contorno. Strano che sia poco noto, da riscoprire assolutamente soprattutto nella versione integrale da 3 ore.