fuga nel tempo (1948)

L'intreccio temporale iniziale fatto di flashback e rimandi vari può mettere in difficoltà anche lo spettatore più attento; si fatica a comprendere chi sono i protagonisti, chi è diventato chi e quale sia l'effettiva epoca in cui si svolgono i fatti. Scollinata però questa prima mezz'ora il film acquista spessore e diventa uno struggente racconto di amori contrastati e di occasioni perdute, con una vecchia dimora come teatro passivo delle vicende e con lo spettro della guerra ad incombere sullo sfondo. Il melenso è tuttavia scongiurato e il finale si distingue fortunatamente dalla media del genere: ottime notizie per considerare riuscita la pellicola. Ineccepibile come sempre David Niven.

Splendido e misconosciuto melodramma dove i fantasmi dei ricordi si affacciano in un triste scenario bellico, incoraggiando ad amare nonostante tutto. Una vera perla di sensibilità cinematografica in cui l'alternanza tra passato e presente non è mai fine a se stessa ma che anzi contribuisce alla creazione di una magia e di un atmosfera rare da ritrovare nel panorama filmico di quell'epoca. Regia abile e fluida di Reis, messa in scena di grande effetto e due interpreti come Niven e la Wright assolutamente sublimi. Da riscoprire.