Recensione la classe - entre les murs regia di Laurent Cantet Francia 2008
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Recensione la classe - entre les murs (2008)

Voto Visitatori:   6,76 / 10 (73 voti)6,76Grafico
Migliore sceneggiatura non originale
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Migliore sceneggiatura non originale
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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locandina del film LA CLASSE - ENTRE LES MURS

Immagine tratta dal film LA CLASSE - ENTRE LES MURS

Immagine tratta dal film LA CLASSE - ENTRE LES MURS

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Immagine tratta dal film LA CLASSE - ENTRE LES MURS
 

"- Prof fa troppo caldo, facciamo lezione fuori.
- Certo, vuoi anche una coca?
- Lei esagera, prof.
"

Un ex insegnante di francese di una scuola media superiore multietnica del 20° arrondissement di Parigi, François Bégaudeau, ed un regista che non si limita a raccontare la quotidianità, ma ama indagarla in tutte le sue sfumature ideologiche, Laurent Cantet, hanno vinto una sfida importante: girare uno pseudo-documentario e farne un'opera avvincente che affascina e sorprende per la bontà intellettuale del costrutto e per la profondità con cui rappresenta la poetica del vero.
Il risultato è un film acuto ed emozionante, esplicativo del mondo scolastico e della difficoltà ad essere insegnante oggi: non solo fonte di conoscenze didattiche ma anche modello educativo e guida per accompagnare gli adolescenti nel difficile passaggio dall'infanzia all'età adulta.

Essere insegnante: una professione che ha il fascino di comunicare il sapere, ma anche la stanchezza di dover operare in una realtà come quella attuale, in cui ci si trova a gestire compiti sempre più complessi e diversificati, che spaziano da quelli propriamente pedagogici a quelli più precisamente di tipo relazionale o istituzionale. Compiti per i quali, spesso, il docente non è adeguatamente motivato e gratificato, ed a cui si aggiungono le difficoltà proprie del lavoro quotidiano, che lo porta a dover far fronte all'eterogeneità sempre più marcata degli allievi presenti in classe; a doversi assumere responsabilità sempre più accentuate nei confronti dell'azione educativa degli allievi; a dover convivere con l'immagine di insegnante veicolata dall'opinione pubblica; a dover cercare, con fatica, di imporre una qualche forma di moderata disciplina ad una varietà di esuberanti ragazzini/adolescenti, con le loro necessità e i loro problemi esistenziali.

"Entre les murs" è la trasposizione su grande schermo di un libro di successo dello stesso François Bégaudeau, sceneggiatore e protagonista del film, in cui questi racconta in prima persona le proprie esperienze di insegnante, la passione, il sacrificio, la fatica, l'impegno fisico e psicologico, le lotte piccole e grandi, le sfide pedagogiche che quotidianamente deve affrontare un docente che ha fatto della sua professione una missione che si traduce in lavoro, da vivere giorno per giorno, ora per ora, dentro le mura di una scuola, un microcosmo dove si educa a diventare uomini e cittadini.

Per capire e comprendere le difficoltà e l'eroismo oscuro di una categoria sottostimata e misconosciuta è sufficiente osservare la passione, la pazienza, l'idealismo, il senso dell'istituzione, l'autocontrollo e l'autocoscienza critica di un "educatore" quando mette in atto un'idea laica di insegnamento, in cui si discute su tutto e di tutto, quando ogni termine, ogni forma verbale, ogni sciocchezza e perfino le provocazioni dei suoi vitalissimi allievi diventano spunti per trasmettere elementi di utilissime nozioni o preziose riflessioni di vita.
Ed è con questo spirito e con una impostazione estremamente democratica che Bégaudeau si fa costruttore e produttore di conoscenze ed abilità, trasmette e impone il sapere alla sua variegata scolaresca, trasmette e impone regole di disciplina che permettono di stabile ruoli e consentono un regolare, seppur faticoso, svolgimento della sua opera educativa veramente speciale, senza cadere mai nella retorica della demagogia.

Interpretato dallo stesso François Bégaudeau, il film, meritata Palma d'Oro al Festival di Cannes 2008, è il resoconto di un anno scolastico ed offre, attraverso la descrizione dei rapporti tra insegnanti ed allievi, uno spaccato della realtà giovanile di oggi e di un universo studentesco che fatica a recuperare quei valori che sono strumenti per la crescita dell'individuo, contribuendo a fare del sistema scolastico francese una istituzione non avulsa dai disagi che governano le scuole di tanti altri Paesi.
Non certo una scuola ideale quella che Cantet ci mostra nel suo film, ma una scuola qualsiasi, una struttura di periferia (una periferia abitata prevalentemente da immigrati ma anche da tanta borghesia che non ha rinunciato a mandare i propri figli alla scuola pubblica), multietnica, non elitaria ma neppure border line.

Un film duro, attuale, problematico, ma anche fresco e divertente, un anno vissuto tra le mura claustrofobiche di un edificio scolastico parigino (ma potrebbe essere in una qualsiasi altra grande città del mondo) a mostrare le dinamiche, non sempre lineari, che si instaurano tra alunni e insegnante intenzionato ad offrire loro la migliore opportunità per la conoscenza del mondo e di se stessi, affinchè ognuno abbia la propria ragione d'essere e possa chiamarsi orgogliosamente "uomo".
Certo non è un lavoro facile quello del prof Bégaudeau; non tutti apprezzano la sua franchezza ed i suoi metodi educativi (Bégaudeau pone delle regole piuttosto rigide come quella dell'alzarsi in piedi quando il professore entra in classe, di dargli del lei, di non masticare gomme, di alzare la mano per prendere la parola, di bussare prima di entrare in classe, di tenere un atteggiamento composto che consenta un regolare svolgimento della lezione); in più deve fronteggiare le dinamiche interne ad ogni gruppo, la routine quotidiana, le piccole e grandi gelosie, la fatica di dover essere sempre e comunque all'altezza della situazione e del ruolo che deve svolgere; all'altezza delle richieste, delle aspettative, della fame di sapere dei suoi ragazzi. Ma proprio in questo risiede la forza vitale del prof François Begaudeau: nel saper assolvere, pur consapevole delle contraddizioni insite nel suo lavoro e forse, anche dei propri stessi limiti, con passione, pazienza, tenacia e idealismo quel preziosissimo impegno sociale, senza creare steccati ideologici o culturali o, peggio, razziali.
Il risultato è molto convincente, e consente a Cantet di raccontare non solo la realtà urbanizzata francese e le vicende di una classe durante un intero anno scolastico, dando un'idea non solo dell'eroismo oscuro di una categoria svilita della propria idealità, ma anche di universalizzare ad analisi socio-politico la precarietà di una realtà classe che un insegnante si trova a fronteggiare cercando di non rompere quel delicato equilibrio che faticosamente e quasi inevitabilemte si viene a creare fra insegnante e studenti e fra studenti e studenti.

La sensazione che coglie lo spettatore è quella di essere parte integrante di quella realtà; di vivere la complessità dei rapporti e delle dinamiche che governano la coralità dei personaggi, che solo in sottofondo lasciano trasparire le loro singole storie; di vivere le ansie e le difficoltà degli insegnanti a recepire e comprendere quei bisogni nuovi della nuova società multietnica che sono alla base della formazione delle nuove generazioni; di vivere le ansie e le preoccupazioni dei giovani allievi, tesi a capire fino a che punto vivere la scuola, se in maniera coatta, perdendo così l'unica opportunità di formazione e integrazione, oppure viverla in maniera consapevole, consci che ancorarsi al presente è molto problematico ma vale la pena di provarci sapendo che la scuola è un laboratorio della società dove uguaglianza e disparità, integrazione sociale ed esclusione dipendono unicamente dalle opportunità che ci sono state offerte e abbiamo saputo di cogliere.
Assistiamo così ad una successione di momenti di vita scolastica, al susseguirsi delle giornate, facendo la conoscenza del professore Bègaudeau nel momento in cui si incontra con i nuovi e i vecchi colleghi per il primo collegio dei docenti; da questo momento in poi è tutto un susseguirsi di interminabili lezioni di francese, riunioni dei consigli di classe, scontri e confronti verbali, piccoli e grandi drammi, colloqui con le famiglie, momenti di crisi - come quando in uno dei soliti momenti di confronto in classe, al professore sfugge un imperdonabile appellativo nei confronti di due allieve, provocato dal loro comportamento non propriamente corretto, la cui ribellione lo metterà in una posizione difficile.
Nonostante tutto ciò, il fascino di comunicare il sapere, di guidare i più giovani lungo il rischioso itinerario dell'esistenza, viene fuori con veemenza dal racconto, così come nonostante il tocco leggero, le situazioni comiche, i confronti verbali ne fanno un'opera vera e attuale, perchè tocca alcune delle questioni più vive del momento, come l'immigrazione e l'integrazione multirazziale, in società, come quella francese (ma più in generale come quelle europee), che faticano ad aprirsi alla multiculturalità.

Cantet e Bégaudeau firmano un lavoro che impressiona per la dovizia di dettagli narrativi con cui si analizza il carattere degli studenti alle prese con l'autorità scolastica, per il realismo dei dialoghi, surreali e strepitosamente ironici e bizzari, che ne fanno un'opera dall'impianto documentaristico, perche dà spazio al processo didattico cha adotta l'insegnante per cercare di coinvolgere i suoi recalcitati allievi di umili e delle più disparate origini, la cui unica alternativa per affrancarsi dalla strada non può che essere l'aula scolastica.
Autentico, acuto, divertentissimo, con dialoghi al limite dell'assurdo e dell'incomprensibile,"La classe - Entre les murs" non è un film pacificato nè pacificatorio, ma neppure provocatorio e classista; è semplicemente un itinerario del pensiero e della ragione, che diventa analisi del reale per mettere in discussione scopi e obiettivi, in rapporto al nostro presente e al nostro futuro.
Un film notevole anche perché, in modo estrosamente personale, sa approfondire temi molto importanti, come le carenze del sistema scolastico, la solitudine frustrante degli insegnanti di fronte ad una realtà sempre più complessa e sempre più diversificata, il valore democratico dell'insegnare e dell'apprendere.
Temi importanti che troppe riforme (e non si può non pensare alla realtà attuale italiana) formali, demagogiche e vuote, calate dall'alto, senza un vero ed approfondito coinvolgimento intellettuale ed emotivo di coloro che nella scuola vivono e operano, con un ottica quasi esclusivamente economica e privatistica, hanno svuotato di qualunque valore e di qualsiasi interesse pedagogico.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 13/10/2008

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