trolls (2016)

Dopo essere divenuti una delle mode più inspiegabili degli anni 90, al pari delle figurine degli Sgorbions, ed aver abbruttito gli zainetti di molta gente, I trolls dai lunghi capelli colorati tornano alla ribalta senza che nessuno ne sentisse il bisogno, ma con un aspetto abbellito, tendente al Puffoso, ed uno stile di vita a metà tra il Raver ed il Teletubbies.

Dreamworks ha da tempo un solido livello qualitativo, ma in questo caso sembra voler lanciare una frecciatina alla Disney. Chi non ama un eccesso di canzoni è avvertito, stia alla larga, perchè qui le cover si sprecano. Trolls cerca come altri cartoni recenti di racimolare più tipi di pubblico, ma nonostante l'allegria generale delle creaturine magiche, lo fa contando meno su citazioni nerd ed umorismo spicciolo e più tra fusione di epoche diverse. A zuccherosità gratuite, tortine e glitter usciti dalla chiappe si contrappongono malinconie e sentimenti teneri, a canzoni poppettare sporcate di insulso rap si contrappone un'inusuale sforzo traduttivo, offrendo allo spettatore il 99% di canzoni in italiano (e con qualche coreografia simpatica), infine ad una motivazione stupidina si contrappone il tentativo di non ridurre i Bergen a dei semplici cattivi da battere.

Possiede qualche momento fiacco, il re dei troll viene indebolito eccessivamente e rinunciare a qualche modernità avrebbe sicuramente migliorato il prodotto finale, tuttavia nei suoi difetti (voluti), appartiene a quelle fusioni che non ho disprezzato. Si nota un certo impegno.



Ps: Pino Insegno è bravo, ma non è adatto al ruolo.