family blood (2018)

Non mi ha detto assolutamente niente. Un horror scialbo sul vampirismo (che già non ha più niente da dire da settemila anni). Da evitare senza rimpianti.

Dal titolo mi aspettavo qualcosa tipo THE HAMILTONS, ma così non è e il tema del vampirismo associato a una sorta di dipendenza non produce nè grande interesse nè un fattore gore, quantomeno, accettabile.
Nulla di imperdibile, anche a fronte di una prova attoriale sufficiente e una regia invece abbastanza anonima.

Un lavoro interessante sulla carta ma che purtroppo alla resa dei conti si rivela tutt'altro che convincente.
L'idea di far passare la protagonista da una dipendenza ad un altra soprannaturale per quanto non originale era pur sempre intrigante,purtroppo però alla resa dei conti la pellicola non sembra saper bene che strada imboccare,se quella del film d'autore o quella del classico horror,si dimostra inoltre carente sotto il punto di vista dei dialoghi,scarsamente convincenti e presenta qualche incongruenza che non mancherà di far storcere il naso.
Salva dal baratro la pellicola la buonissima interpretazione di Vinessa Shaw,però insomma dai, alla fine è un pochino poco per un lavoro che prometteva più che bene.

Lo spunto era interessante: il vampirismo come una dinamica distruttrice dell'armonia familiare. Si passa da una dipendenza ad un'altra, i cui effetti purtroppo non cambiano i risultati. Anguish era riuscito certamente meglio, Family blo+od diventa gradualmente sempre più banale non tanto nei contorni dei personaggi, quanto per la poca efficacia dei dialoghi. Oltretutto, se in maniera programmatica, vuoi utilizzare l'horror come genere per dare forza a certe tematiche, anche vero che il genere stesso non deve essere svilito abbastanza, perchè francamente è proprio la componente horror che è debole. Family blood è il classico film dalle buone premesse ma dagli scarsi risultati.

Visto a scatola chiusa in quanto avevo giudicato imperfetto ma assai interessante "Anguish" - lavoro di debutto del regista Sonny Mallhi- mi sono ritrovato a dovermi sorbire un banalissimo film di vampiri in cui l'unico spunto dignitoso (di natura metaforica, tra l'altro già sfruttato molto meglio in passato) è riferito alla dipendenza che in questo caso da quella per alcolici e droghe vira in ossessione per il sangue.
Quello di cui ha sempre più bisogno una madre single dal passato poco edificante che sfortuna vuole, proprio nel momento in cui pare essersi inquadrata, finisce tra le grinfie di un principe della notte che la trasforma.
Mallhi utilizza l' elemento orrorofico per minare ulteriormente rapporti già in bilico, proponendo la madre come minaccia per i propri figli. La storia però scorre senza sussulti né tensione, appoggiandosi in impersonali deja-vu con poche idee in cui non vi è traccia di sforzo per andare a diversificarsi: non basta donare al soprannaturale virtù inedite (ad esempio la resistenza ai raggi solari) per creare qualcosa che possa far drizzare le antenne.
"Family Blood" si trascina stancamente per quasi 90 minuti non riuscendo mai ad unire la parte più spaventosa della storia col dramma famigliare in atto. Un brutto stop per Mahlli, autore questa volta di un pasticcio indifendibile.