filmscoop.it blog, blog di cinema, news, interviste, approfondimenti, notizie dai festival, serie tv
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

Il perduto/ritrovato spirito natalizio

Pubblicato il 27/12/2012 13:49:35 da foxycleo


E' sempre più facile al giorno d'oggi dimenticarsi le abitudini che fin da piccoli ci hanno accompagnato. Lo studio, il lavoro, la lontananza dalla famiglia.. tante sono le cause che possono allontanarci dal nostro passato fanciullesco. Ma poi arriva il Natale e quelle memorie spesso ritornano anche se in maniera fugace. Sarebbe bello poter tornare a vivere la Vigilia e il giorno di Natale come nei ricordi piu' dolci. Spegnere smartphone e tablet, sentire il traffico come un lontano brusio e concentrarsi sulla magia dei giorni di festa. Ritrovarsi alla mattina della Vigilia a guardare Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato sorseggiando te caldo o cioccolata in tazza, tenere acceso l'albero di Natale tutto il giorno e nel pomeriggio godersi le immagini di qualche film che crea atmosfera come Miracolo nella 34A strada. Per poi passare a qualcosa di divertente dopo il cenone come Mamma ho perso l'aereo o per chi ha voglia ancora di dolcezza Love actually. E poi il giorno di Natale dopo aver rivisto parenti e amici e aver giocato a carte con i nonni godersi qualcosina di piu' cinico come Parenti serpenti. Magari non sono tutti capolavori della cinematografia ma sono film diventati ormai classici che riescono ancora a scrollarsi gli annetti che si ritrovano sulle spalle in maniera energica. Il romanticismo natalizio non si deve esaurire nella crisi economica e sociale, deve seguire i mutamenti di un'epoca e quelli individuali e ridonare a ciascuno, anche se per brevi momenti, quell'illusione di un mai perduto rapporto con la fantasia e la purezza.

Il cinema italiano contro tutti

Pubblicato il 24/12/2012 09:20:31 da peucezia
Riflessioni sparse sulla diffusione della cinematografia italiana nel resto del mondo



Il cinema di casa nostra, da diversi anni a questa parte, sta attraversando un serio periodo di crisi che ha portato a una progressiva decrescita degli spettatori, e a una sempre minore considerazione da parte del pubblico estero: basti pensare che l'ultimo premio di grosso rilievo internazionale, vale a dire l'Oscar a La vita è bella di Benigni, risale addirittura al 1999!



E' molto difficile capire quali possano essere le ragioni vere di questa decadenza. Il costruire storie molto italiane potrebbe essere una spiegazione, ma considerato che film come Ladri di biciclette o Pane amore e fantasia, tutti girati in italiano e che parlavano di storie "nazionali", hanno fatto il giro del mondo, l'interrogativo persiste. Del resto film francesi o spagnoli con storie "locali" hanno avuto una diffusione e un appeal notevoli nel corso di questi ultimi anni, scatenando anche delle mode. E allora? Quale potrebbe essere il "problema"? Colpa di attori troppo legati al nostro substrato culturale? Del resto anche Totò diceva che un certo tipo di comicità giocata sul doppio senso linguistico non poteva attecchire all'estero.
Colpa di una cattiva rete di distribuzione internazionale? Dare ricette non è forse mestiere di chi il cinema si limita a guardarlo e a "criticarlo"? Una medicina sarebbe già quella di credere un po' di più in quello che si fa, di farlo con maggior impegno, e di sicuro se ne avrà un buon rendimento. Attendiamo le pellicole del 2013 per rivedere il resoconto attuale.



Kurt Sutter e il fascino del tanfo

Pubblicato il 20/12/2012 11:15:42 da K.S.T.D.E.D.


La quinta stagione del secondogenito di Kurt Sutter, creatore di quel capolavoro che è "The Shield", per chi ancora non lo conoscesse, si è da poco conclusa. Le premesse non erano delle migliori, se si considera il finale alquanto debole della quarta, in cui si ha la chiara sensazione che si sia trovato un escomotage di bassa lega per poter portare avanti una storia che sembrava essere giunta al suo climax. Quella sensazione resta in questi ultimi 13 episodi, tuttavia c'è anche dell'altro. C'è che Sutter con la sua solita maestria è riuscito comunque a metter su un'altra parentesi di tutto rispetto, in cui i personaggi evolvono ulteriormente. Ora non starò qui a scrivere di pro e contro, di se e quanto la quinta stagione sia valida, del fatto che siano state ordinate addirittura altre 2 stagioni, ma vorrei più che altro fare un paio di considerazioni su un aspetto che accomuna "The Shield" E "SOA", su un aspetto che si può quindi attribuire in generale allo stile di Kurt Sutter. Mi riferisco, nello specifico, alla capacità di tirar fuori il marcio dai suoi personaggi, o meglio alla capacità di tirarlo fuori dall'inizio ma di farne sentire il tanfo solo più tardi. Nelle varie stagioni di "The Shield" si tifa per Vic, non si discute. E' il protagonista, lo si vuole veder vincere, lo si vuol far sopravvivere, ci si sofferma solo sugli aspetti più umani che lo rendono degno di comprensione, sparsi intelligentemente qua e là all'interno della sceneggiatura. Verso la fine però succede qualcosa, si alza di colpo un'atmosfera maleodorante, Vic resta il bastardo che è, ma sembra quasi che adesso lo spettatore non si limiti più a prenderne atto, ma ad avvertirne il cattivo odore. Ci si rende conto di non parteggiare più per lui, ma di provare per lui la stessa compassione che si prova per un miserabile che si avvicina giustamente alla fossa che si è scavato. Più in generale anche la storia passa dall'essere avvincente e adrenalinica all'assomigliare più ad una tragedia, senza speranza, a tratti opprimente (la scena di Shane,a tal proposito, resta uno dei punti più alti mai raggiunti dal mezzo televisivo). Anche in questo caso lo si sapeva già da prima, ma solo più tardi, quando lo decide Sutter, lo spettatore comincia ad accusare l'aspetto più nero della storia. Questo è l'elemento in assoluto, parere di chi scrive, più riuscito dell'ultima stagione, che è a sua volta, guarda caso, strepitosa.
Nella quarta stagione di "SOA" Sutter fa la stessa cosa. Comincia a tirar giù le maschere, a spogliare i suoi personaggi, a privarli di quel loro apparire, nonostante tutto, ed è il caso di sottolineare “nonostante tutto”, accattivante. Ogni singolo carattere comincia a mostrare i suoi limiti, a far arrivare dall'altra parte una sensazione non più gradevole come prima. Nella quinta stagione Sutter mette in questo senso la quinta, frantuma la superficie sulla quale si muovono i suoi protagonisti, li lascia lì in caduta libera. Anche l'ombra di una qualche salvezza inizia a svanire. E così quell'odore nauseabondo di cui sopra comincia ad avvertirsi chiaramente anche qui, è lo stesso, Sutter sembra adorarlo, e non si può fare a meno di subirne il fascino, perché usato alla perfezione. L'intera stagione è una discesa inesorabile, un crollo continuo di castelli di carta, di volti che non riescono più a guardarsi allo specchio, che si mostrano con una certa difficoltà sapendo che la loro parte più penosa è ormai all'esterno e sotto gli occhi di tutti. Anche gli atteggiamenti in apparenza altruistici non sembrano più tali, sembra che nessuno faccia più niente se non per sé (stupenda la scena di Tig/Jax/Pope nelle ultime puntate). La solitudine la si respira chiaramente, la si respira ovunque, che sia in una stanza vuota o al tavolo circondato dai membri di SAMCRO.
In questo Sutter sembra infallibile. Riesce come pochi a trasformare la consapevolezza in sensazione, riscrivendola e rendendola realmente tale. Arriva un punto durante i suoi racconti in cui sembra si sia riusciti finalmente ad aprire gli occhi e a guardare il vero volto di ciò che si è avuto davanti per varie stagioni, e non più semplicemente a sapere che è lì. Ovviamente, non poteva Sutter perdere l'occasione di chiudere la stagione con un inno a quanto scritto fino a questo momento: si serve di una versione meravigliosa di “Sympathy for the Devil” dei Jane's Addiction, di un testo che più adatto non poteva essere e mette su una scena conclusiva che, come al solito, difficilmente sarebbe migliorabile.

"So if you meet me
Have some courtesy
Have some sympathy, and some taste
Use all your well-learned politesse
Or I'll lay your soul to waste
"

Generalmente guardando storie di questo tipo capita di fantasticare un po'. Anche con SOA. Moto, fughe, andrenalina. Al termine della quinta no, non più. "It ain't fun anymore".

Era difficile riprendere da un finale debole come quello della quarta. Sutter c'è riuscito.

Un tributo ad "Amour"

Pubblicato il 19/12/2012 08:36:52 da Terry Malloy


Forse è ancora nei cinema l'ultimo film di Haneke. Nel senso che è ancora fresco di sala, ed è inevitabile che un film del genere lasci nello spettatore qualcosa di più del resto dei buoni film che ancora vengono prodotti nel nostro tempo. Poiché "Amour" va al di là del nostro tempo, è un film che è già nella storia del cinema, quella con la s maiuscola. E per uno spettatore giovane come me, che al cinema il massimo dello splendore che ha visto è probabilmente la trilogia di Jackson sul romanzo di Tolkien, vedere "Amour" è equivalso a un brivido storico, oltre che estetico. Il sapere di poter dire ai classici nipoti quando si è classicamente vecchi, "Io c'ero" (assumendo ovviamente che i nipoti siano cinefili). Sì, come tanti che ho conosciuto andarono a vedere Kubrick in prima uscita, o Bergman o Tarkovskij, io ho visto Haneke. E "Amour".

Allora ieri mentre leggevo il grande romanzo di DeLillo, "Underworld", mi capitava sotto gli occhi un piccolo brano, leggermente avulso dal contesto, che mi ha ricordato tantissimo questo film. E siccome era da tempo che volevo scrivere qualcosa in proposito, penso che questo gigante della letteratura americana abbia avuto le parole giuste, anche senza saperlo. Nella scena i due vecchi protagonisti del romanzo ascoltano un brano del compositore Charles Camille Saint-Saëns.




"La puntina saltò alcune note ma lui ci aveva fatto l'abitudine. Si sedette ai margini della stanza, dove poteva sentire il sole della cucina e guardare la faccia di Laura. La musica li unì in modo discreto. Gli parve di entrare nel sogno a occhi aperti di lei. Riusciva a capirla, a conoscerla, quasi, a sentire la sua innocenza attraverso la musica, a riconoscere la bambina, la spigolosa dodicenne che camminava dietro ai genitori per la strada, riusciva a vederla sulla faccia della triste sorella maggiore, era ancora lì, la bambina, nelle borse sotto gli occhi, nelle macchie sulla faccia e nei capelli sbiaditi. Ci fu un momento, nel pezzo, dopo passaggi di delicata rievocazione, in cui parve fare il suo ingresso qualcosa di fosco, mentre la sinistra della solista accelerava il tempo, e questo la spinse ad alzare il braccio in un gesto di sgomento, meditabondo e gravido - nelle note basse aveva sentito un cupo presagio che l'aveva spaventata. E questa era l'altra cosa che condividevano, la tristezza e la chiarezza del tempo, il tempo rimpianto nella musica - il modo in cui il suono, le modulate vibrazioni prodotte da martelletti che battevano corde di metallo, provocava in loro uno strano dolore, non per qualcosa di preciso ma per il tempo in sé, la sensazione concreta di un anno o di un'epoca, le testure del tempo non misurato che ormai sfuggivano a entrambi, e lei stornò gli occhi, fissando oltre la mano alzata qualcosa di trasparente che lui pensò di poter chiamare la sua vita."

Categorie: Cinema riflessioni sparse

Commenti: 7, ultimo il 24/12/2012 alle 10.21.43 - Inserisci un commento

Homeland: come fare le cose per bene

Pubblicato il 18/12/2012 13:45:15 da K.S.T.D.E.D.


Per notizia, “Homeland” è un prodotto televisivo assai riuscito. E merita tutte le mie scuse. Prima che uscisse, infatti, ero convinto sarebbe stato qualcosa di visto e rivisto attraverso il quale far leva sul patriottismo della parte più dormiente del popolo statunitense, e più in generale su coloro che non vogliono cose troppo diverse tra loro quando guardano un film, piuttosto che una serie, piuttosto che qualsiasi altra opera di fantasia. Mi riferisco a coloro che chiedono unicamente il cattivo di turno, l'eroe di turno, svariate soluzioni non troppo credibili e una serie di altri personaggi messi lì tanto per riempire spazi vuoti nell'inquadratura. Insomma, in due numeri, “24”. Se ero così prevenuto, sbagliando, è proprio grazie a quest'ultima serie, amata un po' ovunque ma in realtà pessima. Per niente credibile con i suoi milleduecento colpi di scena a puntata, con un protagonista che da solo sventa praticamente qualsiasi minaccia e che in un solo giorno (24 puntate a stagione, ognuna per ogni ora della giornata) fa quello che farebbero 10 persone in una settimana; con personaggi il cui approfondimento psicologico è perfettamente in linea con la superficie della pianura russa; con uno split-screen che tuttora, a distanza di anni, mi urta cordialmente i nervi; con una marea di altre sciocchezze che non si può star qui ad elencare, perché è di Homeland che si sta scrivendo, quindi torniamo su Homeland. Anche perché, del resto, ne vale assolutamente la pena, essendo l'esatto contrario del prodotto superficialotto di cui sopra. Gideon "Gidi" Raff, creatore della serie, mette in scena un intreccio incredibilmente maturo nonostante il tema ormai fin troppo abusato per racconti di spessore ben più trascurabile: cerca, riuscendoci, di restare sempre sui binari della credibilità, di fare in modo che quanto raccontato possa apparire agli occhi dello spettatore una realtà possibile, facilitando l'immedesimazione dello stesso. Non che rinunci, però, alla spettacolarità, intendiamoci, né ai ritmi più forsennati tipici del thriller, né tanto meno al colpo di scena, usato con maestria e senza cadere nell'eccesso (tranne forse qualcosa, ma al termine di poco conto), pur non sacrificandone l'aspetto più cinematografico. All'intreccio in sé, poi, si affianca ovviamente anche la messa in scena, che non si potrebbe criticare neanche volendo. A partire dalla fotografia, che ricalca perfettamente gli stati d'animo che sfilano sullo schermo, tutti solitari, tormentati e grigi fin quasi al punto di angosciare. Cosa che, peraltro, già fa la sigla d'apertura con quel suo essere un concentrato di fascino e inquietudine.
E' l'introspezione il punto di forza di Homeland. La storia, pur essendo coinvolgente e accattivante, è al suo servizio, mai il contrario. La gamma emozionale dei personaggi è lì sullo schermo, non resta che osservarla e lasciarsi guidare dalla stessa per comprendere i singoli personaggi e provare empatia nei loro confronti. E non solo fotografia e intreccio, anche la regia si adatta per lo più ai tempi richiesti dall'introspezione, tanto che a venirne fuori è un prodotto maledettamente cosciente del suo volto e che infatti non si perde mai per strada. Solido e maturo. Ah, e interpretato meravigliosamente, anche. Chiunque sostenga il contrario farebbe bene a mettersi in un angolo evitando di pronunciarsi su qualsiasi altra questione. Damian Lewis, che già fece una discreta impressione in “The Escapist”, è superbo nella parte di Nicholas Brody. Claire Danes, poi, nel ruolo di Carrie Mathison rischia di far perdere lucidità allo spettatore come accade al suo personaggio, tanto arriva dall'altra parte dello schermo.

A breve terminerà la seconda stagione, che non ha (almeno fino a qualche puntata dalla fine) niente da invidiare alla prima e che anzi tocca picchi davvero notevoli. Credevo potesse essere godibile, ma non così riuscita. Dovreste vederla.

In programmazione

Ordine elenco: Data   Media voti   Commenti   Alfabetico

 NEW
40 secondia big bold beautiful journey - un viaggio straordinario
 R
a house of dynamiteafter the hunt – dopo la caccia
 NEW
allevi - back to lifeamataanemoneanna (2025)black phone 2bugonia
 NEW
buon viaggio, marie
 NEW
carmen e' partitac'e' un posto nel mondochien 51cinque secondicome romeo e giuliettacrossing istanbuldalai lama - la saggezza della felicita'dead of winterdepeche mode: mdj ahmetdracula - l'amore perduto
 NEW
dreams (2025)due famiglie, un funeraleeddingtonelvira notari: oltre il silenziofantasma in guerraferdinando scianna – il fotografo dell’ombrafrankenstein (2025)fuori la verita'
 NEW
giovani madriheidi - una nuova avventurahimi colori del tempo
 R
il maestro (2025)
 NEW
il mio nome e' nevenkail mostro (2025)il principe della folliail sentiero azzurroio sono rosa ricci
 NEW
jay kellyjohn candy: i like mela ballata di un piccolo giocatore
 NEW
la camera di consigliola chitarra nella roccia - lucio corsi dal vivo all’abbazia di san galganola divina di francia - sarah bernhardtla donna della cabina numero 10la famiglia halloweenla grande paura di hitler. processo all'arte degenerata
 NEW
la mano sulla culla (2025)la mia amica evala ragazza del corola vita va cosi'
 R
la voce di hind rajabl'attachement - la tenerezzale citta' di pianural'illusione perfetta - now you see me 3l'isola di andreane zha - l'ascesa del guerriero di fuoco
 NEW
nino. 18 giorninoi e la grande ambizione
 NEW
paw patrol: missione nataleper tepiero pelu’. rumore dentropredator: badlandsqui staremo benissimo
 NEW
radio solaire - radio diffusion ruraleriproberto rossellini - piu' di una vita
 NEW
scarletscirocco e il regno dei venti
 NEW
semplice cliente
 NEW
shelby oaks - il covo del malesiamo in un film di alberto sordi?springsteen - liberami dal nullasquali (2025)stevesuper charlieteresa - la madre degli ultimitesta o croce? (2025)the last vikingthe mastermindthe perfect neighbor: la vicina perfettathe running man
 NEW
the smashing machinethe toxic avengerthe ugly stepsistersto a land unknowntoni, mio padretre ciotoletron: ares
 NEW
tua madreun crimine imperfettoun semplice incidenteuna battaglia dopo l'altrauna famiglia sottosoprauna ragazza brillante
 NEW
vas
 NEW
wicked - parte 2zvani' - il romanzo famigliare di giovanni pascoli

1067005 commenti su 52850 film
Feed RSS film in programmazione

Ultimi film inseriti in archivio

28 ANNI DOPO: IL TEMPIO DELLE OSSAABRAHAM'S BOYSBILLY JACKBILLY JACK GOES TO WASHINGTONBUTCHERS BOOK THREE: BONESAWCOMING BACK FOR YOUCULLODENDIE'CED: RELOADEDDON'T LOG OFFDRAINEDEL DIABLOGENIE (2023)GIOVANI IENE (1961)HELL IN A BOTTLEIL CLUB DELL'AMOREIL PICCOLO BILLYIL SEGNO DEL COMANDO (1992)INNAMORARSI A CHRISTMASLANDLA COMMUNELA DANZA NERAL'ACCIDENT DE PIANOMANCHURIAN AVENGERMEERKATSNATALE CON PEPPERMINTRIVER OF BLOODSILENT NIGHT, DEADLY NIGHTSTARSHIP TROOPERS - ATTACCO SU MARTESTRANGE HARVESTTE L(E)O COMANDOTHE BANISHEDTHE PROPER TIMETHE RETURN OF BILLY JACKTHE TRIAL OF BILLY JACKTHE WEBTO THE ENDS OF THE EARTHUN LIBRO SOTTO L'ALBEROUN NATALE SORPRENDENTEUN VIAGGIO PER RICOMINCIAREV/H/S/HALLOWEENVIOLENCEWEEKEND PER DUE (CON DELITTO)

Ultimo film commentato

Ultimo post blog

Speciali

Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

Ultime recensioni inserite

in sala


IL MAESTRO (2025)
Locandina del film IL MAESTRO (2025) Regia: Andrea Di Stefano
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Tiziano Menichelli, Giovanni Ludeno, Dora Romano, Paolo Briguglia, Valentina Bellè, Edwige Fenech
Genere: commedia

Recensione a cura di The Gaunt

A HOUSE OF DYNAMITE
Locandina del film A HOUSE OF DYNAMITE Regia: Kathryn Bigelow
Interpreti: Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee, Jason Clarke
Genere: thriller

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA
Locandina del film SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA Regia: Tim Fehlbaum
Interpreti: John Magaro, Leonie Benesch, Peter Sarsgaard, Ben Chaplin, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler, Solomon Mousley, Caroline Ebner, Daniel Betts, Leif Eduard Eisenberg, Sebastian Jehkul, Rony Herman, Jeff Book, Robert Porter Templeton, Stephen Fraser, Leon Dragoi, Doris Meier, Mark Ruppel, Christine Ulrich, Günther Wernhard, Antje Westermann, Harry Waterstone, Andreas Honold, Stefan Mittermaier
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

NOSFERATU (2024)
Locandina del film NOSFERATU (2024) Regia: Robert Eggers
Interpreti: Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult, Bill Skarsgård, Aaron Taylor-Johnson, Willem Dafoe, Emma Corrin, Ralph Ineson, Simon McBurney, Adéla Hesová, Milena Konstantinova, Stacy Thunes, Gregory Gudgeon, Robert Russell, Curtis Matthew, Claudiu Trandafir, Georgina Bereghianu, Jordan Haj, Kateřina Bílá, Maria Ion, Tereza Dušková, Liana Navrot, Mihai Verbintschi, Karel Dobrý, Andrei Sergeev, Matěj Beneš, Marek Pospíchal, Jan Filipenský, Alex East, Christian Dunckley Clark
Genere: horror

Recensione a cura di Harpo

Ultima biografia inserita

Casualmente dall'archivio

Novità e Recensioni

Iscriviti alla newsletter di Filmscoop.it per essere sempre aggiornarto su nuove uscite, novità, classifiche direttamente nella tua email!

Novità e recensioni
 

Site powered by www.webngo.net