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Coppola porta in scena un futuro neo-romanico con una messa in scena piuttosto kitsch. Tutto eccessivo, dal tempo su cui Coppola ha lavorato a questo progetto, passando per la messa in scena fino alla durata stessa. Il risultato è un polpettone in cui c'è del buono, ma risulta un po' indigesto. Non bastano un grande regista, un grande cast e una grande messa in scena a fare un grande film.
"Io credo nell'impossibile perchè il possibile mi fa schifo" questo aforisma di Pino Caruso calza perfettamente per Megalopolis, che più che un film è un sogno che scorre tra utopia e distopia, tra citazioni vere ed inventate. Un film che non bisogna capire ma in cui bisogna smarrirsi dentro
Dall'elemento macroscopico fino a quello microscopico, tutto, in MEGALOPOLIS è contraddittorio. Si parla per grandi metafore ma di fronte a noi abbiamo le immagini spiaccicate dei giorni nostri, senza versioni fantasy alternative al nostro mondo. In più si parla dei giorni nostri, certo, ma mancano tutte le tecnologie sociali che più li caratterizzano. Per non parlare dei temi sociali veri. Gli attori parlano come dei personaggi shakespeariani sotto steroidi, ma la regia è tutt'altro che energica in molti momenti del film. Insomma, si parla di magia ma anche di banche. D'altro canto cosa c'è di più controverso e ipocrita del concetto di "utopia"? Questo dice di risolvere il problema dell'insoddisfazione della società che viviamo, nonostante la società in cui viviamo abbia risolto tutte le insoddisfazioni della storia precedenti, sprecando tutto per una visione in realtà non condivisa. Questo film nasce quando tali riflessioni sulla contemporaneità venivano fatte, ma era più di quarant'anni fa e nel frattempo si è sfatato anche qualunque mito cinematografico sulle distopie. Quarant'anni di ritardo creano contraddizioni. A Francis Ford Coppola non si può dire certo che non abbia fatto un film con più di qualche invenzione o un film con sequenze belle da vedere o belle da sentire. Ma certamente si tratta di un film strambo. E' una favola, ma come quelle che raccontano i dolci nonnini. Favola che quando cresci trovi infantile. E' la visione critica del mondo. Ma è la visione di un anziano che guarda i telegiornali e si chiede "dove andremo a finire". Complessivamente, la sensazione è quella di vedere un film-sogno (o film-ossessione) e c'è da essere contenti per l'uomo che ha realizzato la sua ambizione con i propri sforzi produttivi, contro il parere di tutto e tutti. Ma c'è anche la sensazione di una sceneggiatura impolverata e di un autore che vive fuori dalla realtà (e anche dalla civiltà), ancorato ai tempi delle sue rivoluzioni, vinte ma superate.
Visivamente spettacolare, Adam Driver ce la mette tutta, accattivante il mix tra antica Roma e New York post moderna. Resta però penalizzato e fortemente limitato, paradossalmente, da quanto lo stesso Coppola ammette e riconosce: si tratta di un film assemblato con idee, ritagli, spunti raccolti per oltre 40 anni. E, purtroppo ed infatti, si ha la percezione di lavoro frammentato e disomogeneo nella sua evoluzione. Neanche però da stroncare completamente.
Un film fortemente allegorico e personale quest'ultimo di FFC. Visivamente d'impatto e tematicamente affascinante, pecca nella caratterizzazione dei personaggi e nella coesione della trama.
Megalopolis è un film da vedere per dimostrare una realtà incontrovertibile:" Mai dare carta bianca ad un regista " Il ruolo del produttore è vitale e sono convinto che il declino del cinema italiano risieda nell'incapacità di Medusa e Raicinema di indirizzare bene i propri autori.
Se il più grande regista vivente lasciato libero si esprime in.modo.barocco e sfarzoso, onirico e affascinante ma sempre tra il grottesco e nosense involontario ecco cosa accade.
Occasione persa? No, semplice capriccio da star un pò quando ci sorbiamo le recite dei bambini per farli contenti
Ricordate che Coppola ci ha regalato Dracula, La Conversazione, Il Padrino ed Apocalypse Now....avete tutti l'obbligo morale di vedere questo film per fare contento un povero vecchio.
Coppola si sente (eccome) a livello visivo e dietro alla telecamera (idee, trovate, tecnica), peccato che l'adattamento dei fatti di Catillina attraverso la comparazione tra la Roma Imperiale e America pecca di un crescendo e di una certa coesione di trama. Se la sceneggiatura fosse stata più focalizzata e meno dispersiva, nonostante il messaggio sia lampante a fine film, sarebbe stato un film più che ottimo in cui tutti gli aspetti tecnici e un cast di tutto rispetto avrebbero avuto il giusto tempo per risplendere per i loro meriti. Tolta la pecca di un climax solido, rimane un'opera intrigante sia nel volere adattare in chiave post-moderna l'Antica Roma (su suolo americano) sia nelle ambizioni di un regista della New Hollywood che tanto ha regalato al cinema contemporaneo.
media fin troppo ingiusta per un film del genere. Una severa lezione a chi si precipita a etichettare come visionario il primo regista di turno, mentre un regista di ottantacinque anni riesce a strabordare con la sua immaginazione da ogni limite imposto dallo schermo. Francis Ford Coppola è, da sempre, un uomo proiettato verso il futuro, pur immerso profondamente nel passato.
il discorso finale di Catilina. basta già solo questo per giustificare la visione del film. un inno alla vita e all'umanità di una potenza smisurata e che in tempi lontani solo "un certo" Chaplin è riuscito a donare con "il grande dittatore"
Coppola già con il precedente "Twixt" aveva dimostrato di fregarsene delle regole del mainstream e di voler girare semplicemente quello che gli pare, e lo fa ancora una volta con quello che potrebbe essere il suo testamento artistico. In "Megalopolis" c'è tantissima carne al fuoco e tantissimi argomenti (su tutti la decadenza della società e del potere politico), forse trattati in maniera più contorta di quello che è il messaggio vero e proprio, forse messi in scena con uno stile fin troppo barocco, ma allo stesso tempo raccontati in maniera tanto visionaria quanto affascinante (anche sul lato puramente visivo, vedi ad esempio le affascinanti sequenze con Adam Driver e Nathalie Emmanuel sull'orologio) e sognante. "Megalopolis" è un film ambizioso negli intenti e nella forma, destinato ad essere un flop commerciale ma che, si spera vivamente, un giorno forse verrà rivalutato, magari in virtù della sua contrapposizione tra antico e avveniristico, o dei suoi richiami storici, filosofici e cinematografici, o, più semplicemente, per la straordinaria prova corale del cast.
Sicuramente stiamo parlando di un film che polarizzerà (già lo ha fatto) le opinioni di pubblico e critica. Tutti i pareri sono legittimi, specie quando si parla di un'opera così poco convenzionale, io posso solo dire che mi è genuinamente piaciuto, e pure tanto.
Al di là delle stroncature senza capo nè coda il film và apprezzato soprattutto perchè scavalcando il modello Hollywood Coppola ha fatto un film che VOLEVA fare. Sarà anche il suo ultimo film probabilmente ma è senz'altro uno dei più discussi e contraddittori e diventerà un Cult, in un modo o nell'altro. Come Joker:Follia a due, non si prostra al pubblico, non cerca di ingraziarselo con fan-service, battute scadenti e cazzeggio spinto. Racconta una Favola, proprio come dice l'incipit del film, che è cambiato, cambiato, cambiato ma ha messo in scena ascesa e declino di un ucronico impero americano. Certo spesso l'azione sembra caotica, si dilunga, e non sempre gli effetti speciali sono convincenti però c'è tutto il resto. Il resto è un cast che si è messo al servizio del regista e della sua sceneggiatura, lavorando insieme e spesso improvvisando, non capita MAI in un kolossal figuriamoci in un kolossal indipendente da 120 milioni di dollari. Mettere insieme Adam Driver, Giancarlo Esposito e poi Nathalie Emmanuel , Aubrey Plaza è deliziosa, Shia la Beuf, i vari caratteristi tra cui Jon Voigt, Dustin Hoffman, Lawrence Fisburne e Jason Swartzman . Tutti insieme appasionatamente, con una trama che certo non risulta prevedibile e scontata e mette molta carne al fuoco, rischiando anche di fallire ma riuscendo anche nel finale a raggiungere una quadra che però siamo noi spettatori che dobbiamo analizzare. Come in tutti i film non è solo quello che si vede che determina la trama, ma quello che IMMAGINIAMO. Solo così il cinema riesce ancora a coinvolgerci e regalarci emozioni. "Fermati tempo!"