Wayne Hayes è un detective ormai in pensione che da ben 35 anni è tormentato da un caso del passato. 1980: è passata una settimana da Halloween, e Will e Julie Purcell, due fratelli rispettivamente di 12 e 10 anni, una sera non tornano più a casa a West Fringe, in Arkansas. I loro genitori, Tom e Lucy, sono disperati. La polizia viene allertata, e il caso viene affidato a Hays e al suo partner Roland West.
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Non da buttare ma molto lontano dalle atmosfere ed interpretazioni della prima stagione...anche se avevo letto che la prima era inarrivabile speravo comunque in qualcosa di meglio viste le location similari ed un inizio intrigante. Il fatto che non vedessi l'ora di terminarne la visione e non mi interessasse la conclusione fa ben capire quanto non abbia fatto breccia nel mio cuore. Regia decisamente inferiore in tutto, sceneggiatura banalissima tirando le somme nonostante si cerchi di complicarla con la malattia del protagonista e con i diversi piani temporali! il finale poi l'ho trovato tedioso e buonista al massimo, altro che le ultime puntate della prima stagione. Salvo decisamente l'interpretazione di Mahershala Ali ed alcuni aspetti tecnici come il sonoro o la fotografia. Non lo riguarderei e non lo consiglierei, ma può piacere...
Stagione più conservativa della seconda e più vicina alla prima, cmq inferiore ad entrambe. L'aspetto più Interessante ed originale è l'intreccio tra la storia d'amore e di una vita a 3 fra il detective, la moglie e l vicenda crriminosa. Manca un pò la caratterizzazione dei personaggi piuttosto scialbi, tranne il detective e la moglie. Da notare come Pizzolatto abbia cercato di rendere la storia più godibile con una sorta di lieto fine- lezione della seconda stagione segnata.
Inarrivabile alla prima stagione ma se la cava offrendo momenti interessanti. Finale accettabile un pò tirato per le lunghe. Bravissimo Mahershala Ali.
Questa terza stagione non arriva ai livelli della prima, ma ci si avvicina. Suggestiva l'ambientazione rurale. Molto interessante il filo rosso della memoria che pervade l'intera narrazione. Ottimi i personaggi; molto bravo Mahershala Ali, convincente anche Stephen Dorff. Assolutamente consigliata.
facendo un paragone con la prima, che a detta di molti è inarrivabile: recitazione è leggermente peggiore, musica, sceneggiatura e dialoghi sono di un livello più basso, la STORIA mi ha letteralmente conquistato, più della prima!! fino ad un bel finale, che nessuno secondo me arriverà mai a capirlo in anticipo!
ci sono tuttavia alcuni buchi di sceneggiatura ( morte della moglie del detective?, lite della figlia con il padre non spiegata) che lasciano un po' perplessi.
Per il resto grande stagione, assolutamente da vedere!
Partiamo da un presupposto. La prima stagione di True detctive è irripetibile, è perfetta ed è impossibile secondo me ripetere quella perfezione. Cionondimeno ho il timore personale che il paragone con la prima possa nuocere a questa stagione, cioè a sottovalutare una risultato molto positivo e soddisfacente, anche essendo inferiore a quella prima stagione irripetibile. Si riprendono le ambientazione rurali della prima stagione, quelle dell'america del sud, profonda, ma fin da subito le pighe della narrazione prendono una direzione diversa. E' una stagione che si incentra sulla memoria, quella di un ex poliziotto ed ex reduce del Vietnam, che sta lentamente svanendo sotto i colpi della demenza. Quel caso irrisolto che ha impegnato oltre metà della sua vita è ben vivo nei suoi ricordi e tale ossessione è quell'arpiglio per mantenersi vivo e vigile malgrado la malattia. Tessere sparse di un puzzle che devono, ad ogni costo, ricomporsi. Mahershala Ali è straordinario non tanto nella loquela, perchè in fondo è un personaggio molto silenzioso, quanto negli sguardi e nei silenzi espressivi del suo volto. La frustrazione verso quel caso mai risolto, repentinamente riaperto ed altrettanto repentinamente chiuso, forse dolosamente insabbiato. Da non sottovature nemmeno la prestazione di Stephen Dorff, tutto tranne che un personaggio secondario, sostegno fisico e morale di Hayes e di Carmen Ejogo, moglie e coscienza dello stesso Hayes. Tre linee temporali che si intersecano in maniera coerente che offrono maggiore linearità, invece che confusione. Ripeto, da non sottovalutare. Poi molto bella quell'immagine finale, che da sola simboleggia il futuro destino tormentato di un uomo.
Scritta bene e interpretata meglio, ma manca quel "effetto dipendenza" che avevano le prime due stagioni (compresa la troppo bistrattata seconda) e comune a tutte quelle serie che hanno una marcia in più. Il ritorno alle origini su alcuni aspetti (in particolare lo svolgimento su più piani temporali) certo giova sotto il profilo della sceneggiatura che comunque delude nel finale, sia per quanto riguarda le modalità sia per la sostanza della risoluzione del caso. Il problema grosso è la quasi totale mancanza di pathos, che preclude una immersione dello spettatore nelle vicende investigative.
Stagione che ricalca la prima con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, ambientata su 3 linee temporali (1980,1990 e 2015) e basata molto sul mistero, al contrario della seconda, più poliziesca (flop immeritato). Intrigante per certi versi, un po' lenta in altri frangenti, fa molto leva sulle ottime interpretazioni dei tre protagonisti (ci sarebbe anche un quarto, ovvero il padre dei bambini, interpretato dal bravo Scoot McNairy). Finale discreto, non eccezionale.
Stagione 1 : voto 9 Stagione 2 : voto 7,5 Stagione 3 : voto 7