Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Il lato positivo di questo film rispetto a "Il lato positivo" è che non ostenta ruffianamente alcun univoco lato positivo. Lei è bella o brutta? Lui è simpatico o antipatico? I dialoghi sono banali o intelligenti? Los Angeles è o no una location consona e adeguata? Come mai lui ha l'esclusiva del titolo a scapito di lei? Si tratta d'un dramma camuffato da commedia o viceversa? Ottimo: proprio come la vita, regista & consorte s'ostinano per l'intera pellicola a fornire risposte ambigue, ambivalenti, più di preciso: complesse. Non s'è mai sempre solo belli, brutti, simpatici, antipatici, banali, intelligenti, drammatici, commedianti, ecc. Indecidibilità postmoderna, teoria del caos, un'opera degna del Santa Fe Institute. "Io avrei voluto incidere quel disco". "Ma noi non saremmo mai sopravvissuti in un'etichetta importante con quei vincoli". "Come càzzo fai a saperlo?" "Perché non funziona così il mondo". "Ma che cosa ne vuoi sapere tu di qual è il modo in cui funziona il mondo?" [...] "Che cosa vuoi che ti dica, eh? Che vuoi che ti dica? Come... I... Io non avevo idea che sarebbe stata l'unica offerta. Non credevo di avere il potere di bruciarla. Io credevo che stessimo soltanto esprimendo le nostre idee. Io credevo... Càzzo, non credevo che proprio io avrei mandato la band in mille pezzi. Sai, forse ovviamente mi sarei comportato in modo diverso oggi. So cos'è vivere una vita diversa da quella che avevi in mente. Che càzzo di vita pensi che stia vivendo adesso?" Eccellente esempio dell'effetto Lorenz: sistemi sensibili alle condizioni iniziali, basta una variazione anch'esigua e si modifica del tutto la traiettoria a venire. E nessuno ha ancora trovato come gestire, governare, amministrare questo nuovo livello di consapevolezza sulla natura profonda dell'esistenza. In "Greenberg" i personaggi principali vivono una crisi costante, una persistente incapacità decisionale, i 25enni come i 40enni, non è una questione di puer vs senex ma una propensione attitudinale, indipendente dall'età anagrafica, a percepire il problema stesso. Altrimenti feste da sballo con coca e Korn diventano per chiunque, giovani e attempati, i nuovi (?) sintomi di superficialità ed escapismo. Il film termina mozzato, troncato, aperto fino a spiazzare: non ha soluzioni da offrire ("Io voglio non fare niente. Non faccio niente per scelta") poiché comunque è già l'esistenza che decide al posto nostro ("Io non guido la macchina"; "Mia nipote. Ha quattro anni. Le ho preso questi burattini per il suo compleanno": https://i.imgur.com/Vqc8k2m.jpg), così si limita a esporre e mostrare, e in ciò potrebbe proseguire all'infinito, suggellando il senso di sospensione che pervade ogni scena ("Uno strizzacervelli mi ha detto che ho problemi a vivere il presente e indugio sul passato perché so in realtà di non averlo mai vissuto davvero"; "Il mondo mi fa arrabbiare così tanto, lo sai? Se sapessi a chi scrivere una lettera sulla stupidità del mondo lo farei"; "Chi è ferito finisce per ferire. È scontata, lo so"). Forse il vero difetto dell'opera è che i protagonisti sono egoticamente troppo presi dal far sopravvivere il loro microcosmo per interessarsi anche d'altro, degl'altri, dell'Altro, del macrocosmo e di quanto li circonda. Ps: considerata la collaborazione fra Baumbach e Wes Anderson, non ritengo che quest'ultimo abbia mai raggiunto simili livelli qualitativi. Anderson è ben più intento a forgiare e sfoggiare un proprio stile invece di mettersi al servizio dei suoi film con un atteggiamento tanto dimesso e sotto le righe.
Anche per Ben Stiller è arrivato il momento di cambiare, provare qualcosa di più adulto dei soliti ruoli da imbranato, timido e innamorato con cui l'attore americano ha evidenziato la sua carriera. In questo film diretto da Baumbach il nostro eroe è un solitario, uomo in decadimento mentale che fatica ad accettare il suo ruolo dimesso e critico che la società e i suoi stessi amici e parenti gli contestano. Tutta la storia sembra avvolta in una patina di grigio in cui filtra poca luce e gli sprazzi di originalità mancano e si sentono, non riuscendo ad essere così interessante da meritarsi più della sufficienza.
in bilico tra commedia e dramma,un film che scava nella psicologia contorta del protagonista,ben interpretato da stiller,un uomo con problemi a interagire alla meglio con gli altri.come già ampiamente marcato è un film lento però sa il fatto suo e il suo poco ritmo non è certo un difetto.
Per quanto ami i film con Ben Stiller devo dire che questo non va oltre la sufficienza. Una commedia drammatica che non coinvolge in pieno e a tratti annoia un pochino. Ben Stiller è bravissimo ma non basta a far decollare il film. Da vedere se non si ha altro di meglio.
Sicuramente chi si aspettava una commedia divertente per la presenza nel cast di Stiller rimarra' deluso...infatti i commenti negativi sono proprio legati alla noia che puo' suscitare la pellicola! Il punto forte del film sta nella sceneggiatura che ci regala dei dialoghi intensi e curiosi...i due protagonisti sono tratteggiati in maniera accurata e particolare. Il tema dell'esaurimento nervoso è trattato con garbo e inteligenza e Stiller e la gerwing sono perfetti nell'incarnare questi due "esseri" con difficolta' di interagire con il prossimo. Il recente "Mr. Beaver" , che tratta piu' o meno lo stesso argomento, risulta inferiore a questo. Il ritmo non è certo elevato ma probabilmente l'intento del regista è proprio quello di far entrare lo spettatore nel Mondo piatto e lento del protagonista!
A me il film è piaciuto, ma non riesco comunque a dare torto a tutti quei 4, 5 ecc che si vedon nel sito.
Un film alternativo, recitato benissimo, coraggioso, professionale, certo, ma anche piatto, anonimo, un pò noioso, lento.
Arrivare al minuto 107 non è proprio cosa semplicissima, ma ad ogni modo di rado oggigiorno ho potuto constatare ritratti esistenziali così cupi e angosciosi, resi perfettamente (e una fotografia indicata aiuta pure).
Se magari a tale capacità fosse stati aggiunto anche un messaggio più marcato, un finale con più senso, più chiarezza, sarebbe stato anche meglio.
Buono come film, ma le sue ambizioni autoriali paradossalmente sono anche i suoi limiti.
Stiller da applausi, fantastica la Jason leigh che di rado sbaglia film, che in questo caso produce anche.
Beh, ritengo clamoroso che questo film abbia una media così bassa, probabilmente molti si aspettavano Stiller in versione comico demenziale (che io adoro tra l'altro). Ho visto questo film con la consapevolezza che il regista fosse lo stesso de il calamaro e la balena, prodotto che ho apprezzato all'epoca, quindi conscio dello stile di Baumbach. Ottima interpretazione di Ben Stiller, che si conferma attore a 360°.
Noah Baumbach si conferma al suo terzo film come un regista che riesce veramente a trasmettere qualcosa, anche se lo fa disturbando lo spettatore. Dalle crisi dei rapporti familiari (Il calamaro e la balena e Il matrimonio di mia sorella) passa qui alla crisi totale di un uomo nei suoi rapporti con il resto del mondo, e con se stesso. Credo che il film sia stato presentato male al pubblico. Il titolo originale, semplicemente Greenberg, è più adatto dello stupido titolo italiano, che reca false promesse di una commediola su un tizio svitato. Vedendo poi che il protagonista è Ben Stiller molti saranno caduti nella trappola "questa è una commedia alla tutti pazzi per mary o lo spaccacuori". Invece Greenberg è un film sottile e complesso. Dategli un'occasione.
Nooooooo, Ben Stiller è capace di meglio. Se non ci fosse lui ad interpretare il protagonista, probabilmente sarebbe uno dei peggiori film dell'anno. Speriamo solo che invecchiandosi non entri a far parte di film dalla trama cosi scadente.
Una pellicola disturbante oserei dire. Soprattutto quando espone senza censure verità fondatissime della natura umana, sulle quali tutti noi, legati come da un accordo silenzioso, stendiamo un velo d'omertà onde evitare spiazzanti (imbarazzanti) riscontri. Quest'arduo odiosissimo compito è affidato al personaggio di Greenberg (bravo Ben Stiller, ma è davvero una novità?). Un pesce in agonia, schizofrenico, snob, tragicamente insicuro. Sfugge clamorosamente alla comprensione altrui, ne soffre e se ne bea al contempo. Dall'altra parte c'è Florence (alias lo spettatore), presa poi mollata, maltrattata ma affascinata. Inciampa in questa relazione scapestrata e per molti versi autodistruttiva. Non può farne a meno, sa che altrimenti sarebbe sopraffatta da una sgradevole sensazione, quella d'essersi persa qualcosa di vitale importanza. C'è un Ulisse occasionale in ognuno di noi, meno furbo, meno previdente. Baumbach, meglio come sceneggiatore che come regista, tocca corde scomode e lo fa con apprezzabile concisione. Alla fine resta il dubbio. Dire quello che si pensa, sempre e comunque, è poi questa tanto acclamata qualità? Non sarà che la sincerità è sopravvalutata?
ovviamente molte persone sono rimaste deluse da questo film, perchè vedendo ben stiller come protagonista si aspettavano una commedia (e la colpa è ovviamente del film, mi sembra quasi superfluo rimarcarlo, non di chi va al cinema senza avere la più pallida idea di quello che si accingerà a vedere). ed invece questo è un ottimo film, che sceglie deliberatamente una trama solo accennata e di NON essere una commedia, per intraprendere un'analisi profonda e dettagliata sul protagonista, sollevando strati su strati del suo carattere per mostrarne l'essenza più intima. a tratti quasi alleniano, ma con pennellate di realismo molto più marcate. miglior prova in carriera per stiller.
Noah Baumbach ci regala un film dalla sceneggiatura solida e ottimamente interpretato da Stiller e da Greta Gerwig. Dialoghi interessanti e brillanti ambientati in una Los Angeles a misura d'uomo. Bella la colonna sonora e coraggioso il modo di affrontare l'esaurimento nervoso e il disorientamento personale.
Ho guardato questo film incuriosito e sperando di capire chi,tra i precedenti votanti,avesse "ragione". Naturalmente sono a conoscenza del fatto che la bellezza di un film sia molto soggettiva. Bè devo dire di non trovarmi d'accordo con chi lo ha stroncato,ma di non essere altrettanto d'accordo con chi lo ha esaltato. Alla fine risulta un film estremamente semplice e con poco di nuovo da dire,ma allo stesso tempo mi è sembrato sincero e profondo. Bisogna ammettere che la visione risulta abbastanza piatta e priva di momenti emozionanti. Film che rispecchia il protagonista.
Chi vedendo sulla locandina Ben Stiller pensava ad un film comico/demenziale ha sbagliato sala. Nel film prevalgono i toni drammatici e le venature comiche sono dovute per lo più a battute sarcastiche o ad humour nero. Forse il ritmo è un po' troppo lento, ma i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi sono senz'altro validi. Ottimo il cast.
Un pregio che ho trovato in questo film è che riesce a trasmetterti quella sensazione sgradevole di sentirsi fuori posto, in mezzo al guado. Greenberg sicuramente ha avuto un crollo nervoso dovuto a quei cosidetti bilanci della propria vita che ogni tanto si fanno e il peso delle scelte operate nel passato, che pesano nel presente nella forma di un rimorso, piuttosto che un rimpianto. E' incapace di creare quel minimo di approccio con gli altri e tenta ostinatamente correggere ciò che considera degli errori, coinvolgendo in questo disegno, in maniera molto maldestra, le persone del proprio passato e togliendo dalla propria visuale il presente. E' una commedia amarissima, dal tono molto dimesso e con personaggi ben disegnati. Stiller è molto lontano, per non dire antitetico, ai suoi ultimi film: estremamente misurato nella sua intepretazione, una rabbia soffocata con improvvise esplosioni in cui si vede la fragilità e la paura di un uomo solo.
Invece è proprio una commedia, ma nel senso migliore della parola: con personaggi a tutto tondo, risvolti anche amari. Una bella commedia per un pubblico maturo ed evoluto.
Presentato sia nel trailer che nell'orrendo titolo italiano come una commedia per fortuna non lo è. Non è una commedia! Chi si aspetta un Ben Stiller dei fratelli Farrelly si astenga e non lo vada a vedere. Se invece volete vedervi un bel film, scritto bene, interpretato da un magistrale Ben Stiller e incorniciato da altrettanti ottimi protagonisti questo film non deluderà.
Se per cinema intendiamo una buona sceneggiatura, allora questo film ne ha una coi fiocchi, insomma è scritto benissimo, recitato anche meglio, vanta un plauso incondizionato per i dialoghi, così amari (ironia nerissima) e sarcastici da rasentare la perfezione. E' una buona commedia à la Rob Reiner per intenderci, anche se nelle intenzioni ricorda vagamente "Qualcosa è cambiato", un vecchio/nuovo film con Jack Nicholson. Ben Stiller non è certo un attore che mi ispiri simpatia, tuttavia stavolta ho pensato che mi avrebbe sorpreso, ed è stato così per molti versi. Ma nonostante uno splendido drive iniziale e un epilogo tutto sommato non compiacente, la regia è talvolta informale, univoca, ora si prende troppo sul serio ora - al contrario - sembra quasi che l'autore non sia del tutto convinto delle sue potenzialità. Per questo il film, che non è facile e non ha certo un ritmo scoppiettante (ehm vien voglia di prenderli sul serio, i ragazzi di un party, quando reclamano la musica dei korn o degli Ac/Dc) risulta complessivamente monotono e un pochetto snob, talvolta fin troppo invadente nelle sue derive autoriali. Eppure questo Greenberg merita un plauso convinto, perchè al di là delle sue cadute di tono mette in scena la maschera dell'irrazionalità - più che dell'idiozia - e pure una feroce cattiveria che maschera l'insicurezza di non essere mai capìti fino in fondo. L'impegno del protagonista è commovente quanto le sue gaffes, ma non è certo peggio del fratello pronto a insediare un albergo nel Vietnam, che continua a trattarlo alla stregua di un fannullone psicolabile. Oltretutto, qui si parla di un tema (la salute mentale) con un coraggio oserei dire raro per il cinema (o del crollo emotivo che può accadere a chiunque?!). La scena del party, con la filosofia ermetica e forse brutale di Greenberg - con il suo patetico bisogno di aspirare a una giovinezza con vent'anni di ritardo - è emblematica. Un personaggio che può irritare o far sorridere, ma resta nello spettatore il bisogno anche disagevole di capirlo. Perchè nella sua chiusura c'è anche quel desiderio di mettersi in mostra che lo rende un anonimo dei nostri tempi, un outsider in fondo coerente con i suoi limiti espressivi
Più dramma che commedia, Greenberg è la storia di due outsider immersi in una Los Angeles reale e fuori dai classici riflettori. Un ritratto più amaro che ironico di un'anima perennemente in******* e in lotta con il mondo, dove l'unica nota positiva sembra l'incontro con Florence. Purtroppo, guardando il trailer, vien da pensare alla classica storiella d'amore tra il burbero nevrotico e la bella 25 enne alla prime armi, ma così non è: il regista lascia tutto ai margini concentrandosi sulla figura di Roger, diviso tra difficoltà a relazionarsi, insicurezze e un mal di vivere che non gli permette di andare avanti. Le linee guida sono quelle del cinema indipendente americano, minimalista, verboso, sensibile e brillante nei dialoghi, ma qui l'arma vincente è sicuramente Ben Stiller: il suo è un personaggio sgradevole, immaturo e arrogante, dell'attore comico visto e stravisto in decine di pellicole demenziali non vi è traccia. All'inzio sei pronto subito a fare il tifo per lui, con lo scorrere dei minuti lo prenderesti a schiaffi. Mi era già capitato di vedere Stiller in versione drammatica o quantomeno impegnata, qui supera di gran lunga le mie aspettative grazie anche alla natura autoriale dell'operazione. Perfetta l'alchimia con Greta Gerwin: star hollywoodiana e attrice indie - completamente al servizio del suo personaggio - convivono perfettamente, creando una delle coppie più vere viste di recente al cinema. Bravi anche gli altri, da Jennifer Jason Leigh - compagna del regista nella realtà e complice della sceneggiatura - a Rhys Ifans, l'amico scemo di Hugh Grant in Notting Hill. Una bellissima sopresa.