Una casalinga americana negli anni '50 vive con il marito in una comunità ispirata da ideali utopistici, ma finisce con lo scoprire segreti disturbanti sui suoi compagni di avventura.
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È facile lasciarsi andare all'entusiasmo puro nonostante un finale che non dice niente, qualche artificio visivo di troppo, l'aria derivativa da Truman Show a Matrix a Far from heaven etc. che si respira. Eppure a modo suo è un film che ubriaca per il suo coraggio. Un microcosmo fasullo della bellezza più terrificante, fatta di donne/mogli svampite e maschi/mariti di rara imbecillita' umana, forse per i suoi Rimandi al Contemporaneo (il Mondo altrettanto falso che "chiude" la Vita per salvarci, come nell'era del Covid) e soprattutto per la splendida prova della Pugh, attrice superlativa, donna bellissima, sensualità e sensibilità in una stessa persona. Da immagini di repertorio dove un montaggio alla Anorofsky introduce è replica coreografie di Berkeley, guizzi visivi quasi surrealisti e Walt Disney fino a una bellezza tediosa che, ripeto, tende a ricreare quel Mondo misogino e maschilista dove le donne non hanno alcuna voce in capitolo, se non di preparare la cena ai loro odiosi Mariti. Da segnalare il Santone di turno, uno ******* yuppie che mi ha vagamente ricordato il Gig Young presentatore di una massacrante maratona di ballo in un Capolavoro di Pollack del 1971 (il film era "Non si uccidono così anche i cavalli?"). E al di là delle riserve questo è un film che Osa, anche se non sempre in maniera attecchita. Sicuramente un film inquietante sul Modello di Vita che impone la propria scelta, come già ampiamente espresso da Peter Weir