before i disappear (2014) 

Presentato a Venezia un paio d'anni or sono nella Sezione "Giornate degli autori", "Before i disappear", non è altro che la versione estesa di un fortunato corto intitolato "Curfew" del regista e sceneggiatore Shawn Christensen.
I personaggi sono gli stessi, gli attori idem: c'è il buon Shawn nei panni di un uomo ormai prossimo al suicidio, e la brillante quanto (almeno inizialmente) insopportabile Fatima Ptacek in quelli di una bimba con relativa madre nei guai. Rispettivamente zio e nipotina, con il primo costretto a prendersi cura della seconda non per poche ore come erroneamente creduto, ma addirittura per un'intera nottata.
Inevitabili -praticamente già scritti- scontri e ostilità varie, sino a raggiungere l'ovvia solida sintonia seppur costruita sulla diversità. Un percorso quindi di crescita che porterà la strana coppia a vivere insieme una nuova dimensione e una rinnovata consapevolezza di sè.
A metterla così è lampante la banalità di uno script proposto in modalità diverse non si sa più quante volte, la forza di Christensen sta nel cercare di trovare ambientazioni e situazioni tra l'onirico e l'oscuro che diano un'impronta leggermente diversa a quella che in fin dei conti è la solita storiella tra caratteri agli antipodi in grado di trovare sorprendenti punti in comune e di costruire su di essi un rapporto reciprocamente benefico. L'obiettivo è raggiunto a tratti, nel senso che la pellicola non esalta ma nemmeno infastidisce e in qualche passaggio indubbiamente riesce a colpire. Notevole la colonna sonora, anche se la sensazione che sia fin troppo studiata a tavolino non autorizza a goderne appieno.

Curfew fu vincitore dell'Oscar nel 2012 per il miglior cortometraggio, Before I disappear è l'estensione a lungometraggio di quel lavoro. Stessi personaggi principali, stessi attori. Solo che il lungometraggio non possiede la stessa brillantezza, troppo sbilanciato su Christiansen e sull'altare del sacrificio ci finisce la ragazzina, rimanendo un po' troppo marginalizzata, quando proprio l'alchimia dei due attori era la colonna portante di quel cortometraggio. L'inserimento di una sottotrama pseudo thriller fa perdere secondo me anche un po' di vivacità che nemmeno la presenza di un buon Ron Perlman riesce a sollevare. Direi un'occasione sprecata.