american woman (2018)

Sienna Miller (bella come sempre) tiene in piedi con un autorevole prova attoriale, un "meatballsdrama" mi si perdoni il neologismo.
Il film viaggia senza spunti in alto o in basso nel racconto della noiosa provincia americana, disagiata anche, e non si capisce bene dove volesse andare a parare il caro Jake Scott. Quali emozioni volesse suscitare, perchè qui non si ride ne ci si commuove, se non un pochino alla fine, ne si riflette più di tanto.
Gli argomenti sono stati già affrontati in passato in maniera migliore, e anche nel presente.

American Woman...appunto una donna americana! Una donna, come ce ne sono tante, per la quale il sogno americano non è mai esistito ed allora si emancipa? No, perchè nasce già emancipata e madre e combatte contro un mondo di povertà e di avversità senza mai farsi mettere i piedi in testa da nessuno, eroina dell'altra faccia degli Usa. Peccato che da "Alice non abita più qui" di Scorsese di queste storie di minimalismo provinciale americano ce ne hanno propinate a volontà! Quindi alla fine in questa verbosa pellicola di Jake Scott (e prodotta dal papà Ridley), per quanto ben diretta, non si assiste a nulla di nuovo o di particolare; anche tutta la vicenda della figlia scomparsa alla fine pare solo una trovata degli sceneggiatori per eliminare dalla storia un personaggio che sarebbe stato solo di intralcio al loro lavoro di scrittori. Sienna MIller è bella e brava ma nel ruolo della baby-nonna è credibile quanto un film dell'Asylum ben fatto. Se proprio ci tenete a vederlo, fate voi.