better man (2024)

Il nuovo Sinatra, Sammy Davis Jr., Dean Martin, crooner da operetta coreografata in stadi per tour mondiali, CV da playboy maudit, underdog di Beverly Hills, il musical kitch gli si addice, anticipa le critiche per neutralizzarle ma ciò non le rende meno vere. Ha cominciato con "Life thru a Lens" ('97), calderone disomogeneo di brani non per eclettismo quanto piuttosto poiché, dopo i Take That e come album d'esordio, non aveva ancora definito un proprio stile musicale ed era ancora in cerca d'un'identità solista provando a intercettare tendenze eterogenee senz'una visione chiara; ora è finito col duettare con la Pausini. Di Britpop ha cantato solo "Lazy Days", brano compostogli da Guy Chambers e beatlesiano fin'al midollo col suono distorto e graffiante d'un pianoforte elettrico Wurlitzer 200A quasi simile all'Hammond con rotore Leslie che furoreggiò nel Madchester sound (e infatti nessuno di quella scena ebbe altrettanto successo, né la canzone è inserita nel biopic). Eccelso anche il minimalismo del pianoforte suonato da Jon Douglas in "Feel", rovinato dal video guascone e istrionico con Daryl Hannah. La popstar mainstream oltr'il glam d'Elton John e coi demoni che monetizz'a valanga si sente una scimmia, maschera sopra la maschera tutte di plastica (o CGI), lontanissima dal "Frank" d'Abrahamson (2014). Ne parlasse con la Fagnani: un riferimento ai DEVO o a Burroughs e alla tossicodipendenza? Strameritato box-office flop se non fosse che la soundtrack ha già raggiunto il suo 15° 1° posto nella UK album chart eguagliando il record dei Fab Four.

Non sono certo un fan di Robbie Williams, a parte un paio di canzoni gradevoli, ma Better man mi sembra un lavoro non privo di interesse. Non è la soli biografi/agiografia di un artista, ma focalizzata sull'uomo che c'è dietro l'artista, "mascherato" da scimmia fino alla fine del film, il che da un lato offre maggiori margini di manovra per la storia, essendo un uomo senza un vero volto. L'altro motivo ce lo spiega lo stesso protagonista, cioè un ragazzo che non ha mai avuto una vera evoluzione, rimanendo quel ragazzo di 15 anni mai cresciuto. I traumi e soprattutto le dipendenze da alcool e droga che non vengono risparmiati mettono a nudo tutte le insicurezze debolezze di un poveraccio che ha esaudito tutti i suoi desideri, per citare lo stesso protagonista. Per essere prodotto dallo stesso Williams, l'uomo e non l'artista viene messo a nudo in misura maggiore di quanto mi aspettassi. Non è certamente un resoconto fedele, ma una ricostruzione che si prende diverse licenze (la battaglia al concerto di Knebworth) folli e scatenato. Un film interessante.

Biografico sincero sulla vita di Robbie Williams.

Come un lungo video musicale di un disco di Robbie Williams, di certo originale, sincero e brillante. Si vede con piacere e la musica è ottima.