Dopo la morte della moglie, Otto, un sessantenne scorbutico e cocciuto, è costretto a lasciare il lavoro che ha svolto per quasi quarant'anni e per questo comincia a pensare di farla finita. Ogni suo tentativo di uccidersi, però, viene sventato o mandato a monte dalle intromissioni dei suoi nuovi vicini, esuberanti e chiassosi, con cui poco per volta finisce per fare amicizia.
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E' importante mantenere vivo il ricordo della persona a cui hai tenuto più di ogni altra cosa, soprattutto quando tale persona viene a mancare. E' comprensibile e condivisibile. Lo è meno quando ormai c'è solo il ricordo della persona e non ci sia più la capacità di andare avanti e rinunciare alla vita. Il ricordo diventa quasi un avvertimento per Otto, intento a tentare più volte il suicidio, ma c'è sempre l'imprevisto che gli impedisce di farla finita. Sembra un avvertimento del destino. Hanks è bravissimo in ruoli di questo tipo, anzi dire l'ideale. Un uomo comune, incattivito dalla scomparsa della moglie e burbero con gli altri che riesce a trovare nuovi stimoli dopo la conoscenza con la vicina di casa e la sua famiglia. Affidandosi ad un attore di tale calibro è difficile sbagliare il film perchè Hanks è bravissimo, insieme ad un paio di comprimari che riescono ad essere meglio definiti a scapito di altri che sono troppo abbozzati. La storia procede in maniera lineare nella sua narrazione non originale, però solida abbastanza per portare a casa un risultato dignitoso.