In Texas, un detective della sezione omicidi unisce le sue forze a un poliziotto arrivato da New York per indagare su un omicidio avvenuto nella sua contea e che sembra connesso a una serie di crimini irrisolti avvenuti tutti in Texas.
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Al secondo film la figlia di Michael Mann(che figura tra i produttori) adatta una sceneggiatura dell'ex agente Donald F Ferrarone basata su una serie di omicidi rimasta perlopiù irrisolta.Un ritratto della periferia rurale squallido e degradato(ma multietnico)dove al punto di vista dei detective si affianca quello della futura vittima(fin troppo annunciata data la sua condizione familiare disastrosa)lasciando lo spettatore costantemente sulle spine.Confezione e cast sono ottimi(oltre al duo Worthinton-Morgan anche Chloe Grace Moretz,che meriterebbe più ruoli di questo tipo)ma dopo una prima parte inquietante ci si perde in sottotrame superflue(il personaggio di Rule che esce di scena senza che se ne sappia più nulla)che una maggiore durata e in mano al padre della regista avrebbero funzionato assai meglio.E diventa tutto anche troppo accomodante,culiminando in una catarsi banale e un finale anche troppo lieto.Valido come prodotto di genere ma non in grado di emergere dal mucchio.Scarso successo di pubblico e tiepido riscontro di critica.
Solido ma abbastanza convenzionale thriller-poliziesco diretto dalla figlia di Michael Mann, qui in veste di produttore. Cupe le ambientazioni e le atmosfere, un po' alla "True Detective", il film possiede un buon ritmo senza avere però particolari sussulti e colpi di scena. Buone le caratterizzazioni e bravi gli attori. Simpatiche le frecciatine alla chiesa cattolica e le citazioni di Twin Peaks con il primo cadavere avvolto nel telo di plastica e la presenza di Shreryl Lee (la celeberrima Laura Palmer).
Non mi sento di demolirlo così. Qualcuno si aspettava il livello dei film del padre? Beh, direi che c'è poco da commentare in quel senso. Siamo davanti ad un film già visto, milioni ne sono stati girati con detective alle prese con serial killer. La macchina da presa a volte si muove troppo bruscamente e come detto l'originalità non è un punto forte. Ci sono difetti ma ci sono anche pregi: la fotografia, per certi versi simile a ciò che vedremo dopo nella splendida serie True Detective (prima stagione), uno svolgimento che non vuole addolcire la visione allo spettatore e la sfida uomo/dio rappresentata dalle paludi e dalla personale lotta che il personaggio di Dean Morgan imbastisce con quel luogo dove "non sai nemmeno dove sei finito". Dio perde, le paludi vincono, soprattutto a giudicare da come va a finire il tutto. Certo, siamo anni luce distanti dai capolavori di Michael Mann, ma "Le paludi della morte" è un thriller godibile e con un'atmosfera azzeccata.
Spesso i thriller basati su fatti realmente accaduti non riescono ad essere veloci , pieni di colpi di scena ed avvincenti . Probabilmente a causa della vera "banalità del male" ( chiedo scusa a Hannah Arendt !!) e del fatto che ormai siamo abituati ai ritmi vorticosi ed irreali dei telefilm tipo "CSI" , dove tutto si risolve ( quasi ) sempre bene e nel giro di poche ore !! Non fa eccezione questa opera prima della figlia di Michael Mann , dotata di un buon cast ( dove si fa notare la giovane Moretz ) e ben fotografata nelle atmosfere torbide e paludose del profondo Texas . Sei di incoraggiamento .
Anche se c'è poco da spoilerare in quanto gli assassini sono molto scontati... Il film è comunque un discreto thriller che paga forse del fatto che la regista sia figlia d'arte e non è certo aiutato da un trailer malfatto e penalizzante. Effettivamente però si sfalda nell'ultima parte, stranamente frettolosa. La telefonata finale di Worthington non mi sembra rientri in un modus operandi impeccabile per un detective, fa più danni della grandine e non so cosa avesse in mente. In più rimane in qualche modo irrisolta la vicenda dei papponi.
Non ha la mano ferma del padre, l'inizio gratuitamente virtuosistico sembra uno spot autocelebrativo per recidere il cordone con padre Mann, in seguito si fa più regolare e standarizzata nel dispiegare i fili della detective story, è una regia televisiva simil primo Affleck. La cosa migliore che offre è lo spaccato naturalistico del Texas e il ritratto del sottoproletariato del sud, omertoso, colluso con la malavita. Le paludi del titolo sono lande di cadaveri in cui l'indagine resta invischiata, la Chastain in versione cazzuta alla Zero Dark Thirty, si rivede la twinpeaksiana Sheryl Lee, madre scapestrata della Moretz, altra buona prova nella sua fase di crescita nonostante di rado l'abbia vista in buoni film.
L'ho visto perchè mi aveva incuriosita il titolo "Le paludi della morte"!! pensavo che fosse un pò come The gifth e twink peaks invece mi ha abbastanza delusa! non è un film di grande impatto e se non fosse stato per il finale gli avrei dato un voto più basso!
alla fine la trama è ispirata a fatti realmente accaduti in Texas, dove si aggira un serial killer che ammazza delle ragazze ma non si capisce il perchè, quindi ci sono questi due poliziotti che indagano e ritrovano i corpi nella zona vicino a delle paludi! però io mi immaginavo qualche ripresa da brivido vicino a queste paludi e invece niente, va bè pazienza! nel frattempo c'è una ragazzina sui 12-13 anni che ha una famiglia problematica (la madre si prostituisce, il padre è strano e il fratello maggiore sembra psicopatico) e i due poliziotti cercano di aiutarla! i sospetti degli omicidi cadono su un uomo biondo, tatuato, con precedenti di crimini orrendi e l'amico di colore anche lui nel giro della delinquenza, e invece alla fine si scoprirà che sono stati il padre e il fratello della ragazzina! in più hanno quasi ammazzato la ragazzina perchè frequentava i due poliziotti e avevano paura di venire scoperti! io sinceramente non ho capito perchè questi due ammazzavano però anche se non è un colpo di scena formidabile cmq è stato fatto abbastanza bene (cioè io non pensavo che fossero quei due).
in conclusione lo ritengo un thriller carino ma poteva essere migliore!
La figlia di Michael Mann con il genere tanto amato dal padre... il thriller. Inizialmente si rimane spiaziati dallo stile registico quasi televisivo, fatta l'abitudine si rimane invischiati in questa palude di sospetti e si cerca, insieme ai due poliziotti, la verita' sul caso. In realta' i nostri primissimi sospetti verranno confermati da un finale un po' pasticciato e prevedibile. Le figure stereotipate dei due poliziotti vengono in parte salvate dalla figura della ragazzina che ,a mio modo di vedere, ha il ruolo migliore del film.
non così lento come dicon.ha dalla sua ottime ambientazioni ma la trama e il criminale son scontati,come pure varie situazioni.se si fosse prestata maggior cura alla storia ovviamente sarebbe stato meglio.pensavo peggio.
E così la figlia di Mann, dopo aver vissuto i set del padre, ne segue le orme. Le paludi della morte è la prova che come opera prima non è di certo malaccio. Lento, ma abbastanza scorrevole, anche se la suspance non viene mantenuta ad altissimi livelli. Putroppo non vien sviluppato nessun altro aspetto, malgrado i vari tentativi di costruirci qualcosa attorno, e la storia si ben narrata. La sensazione è quella di seguire una storia qualunque di poliziotti che fanno le loro indagini. Poco caratteristico, a cui si può soprasseredere visto l'autenticità dei fatti, ma rimane troppo freddo e distaccato. In verità s'intuisce che vorrebbe puntare in alto, costruendo una sorta di spessore, ma il risultato è come pompare aria in un palloncino bucato. Ricorda il più piacevole "In the electric mist", in cui tema e location sono simili, ma sostenuti in miglior modo. Personalmente Micheal Mann mi piace parecchio, ma spero che in futuro la signorina Mann superi "il maestro". Inoltre avrebbero la possibilità di combinare l'esperienza e la carica giovanile, o in altri modi, le riflessioni di fondo e l'adrenalina (anche se il vecchio non l'ha mai fatta mancare). Però sarebbe un duo da sfruttare.
Incuriosito dall'esordio della figlia del grandioso Mann ho visto questo film. E l'ho trovato un buon esordio e un film interessante sotto molti aspetti... La storia tratta da avvenimenti realmente accaduti rende la trama piu coinvolgente (un thriller senza dubbio che non verra annoverato ai posteri) e le ottime performance di tutto il cast da una gran mano all'esordiente regista. Mi piace molto la caratterizzazione che da Jeffrey Dean Morgan ad ogni suo personaggio nei vari film,e Worthington escluso i Titani lo ritengo un buonissimo attore. E non dimentichiamo la Chastain,tre film e tutte gran prove di recitazione! E la ragazzina mi ha stupito molto visto che l'avevo vista da poco nel flop di Burton. Il ritmo poi del film non è senza dubbio adrenalinico,ma l'ho trovato adattissimo per quersto tipo di film e mai noioso ne lento a dispetto da molti giudizi. Ritengo che l'erede di Mann parta bene infine...
Il thriller di Ami Canaan Mann è piuttosto convenzionale sotto vari aspetti ma non per questo non riuscito. Innanzitutto l'ottima scelta delle ambientazioni riesce a rendere una storia solida ma poco originale abbastanza affascinante da seguire. Inoltre il cast risulta convincente e anche la caratterizzazione dei personaggi non è lasciata troppo all'immaginazione. Ben sviluppata anche la figura della ragazzina. Certo non siamo davanti ad un capolavoro ma come thriller e come esordio o quasi alla regia merita di essere visto.
molte ingenuità, un pò di confusione e tante mini-storie accennate e lasciate cadere troppo presto e con poca professionalità. Belli i duetti tra i due protagonisti, la trama è sufficiente ma non del tutto coinvolgente. Un 6 di incoraggiamento dato che la regista è all'esordio
L'esordio della figlia di Mann non è certo un capolavoro, ma non merìta nemmeno le critiche ingiuste che la critica gli ha riservato. Sembra il plot di una serie televisiva, e certo la recitazione approssimativa e scialba non aiuta.Tantomeno il solìto poliziotto moralmente ineccebile che finisce in crisi davanti all'immoralità del mondo circostante. Come a dire: in certi casi la fede non aiuta, semmai enfatizza le difficoltà. Molto più riuscìta invece la figura della ragazzina. Complessivamente la Mann cerca di percorrere più strade parallele, ma crea soprattutto disagio. Funziona soprattutto per l'ambientazione, ma le emozioni restano poche. Si fa comunque vedere