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Splendido titolo per uno dei primi film di Brass, ancora lontano dallo pseudo-erotismo della sua produzione più recente e famosa. Si tratta di un film che ancor'oggi può essere attuale; il protagonista deve decidere se accettare o no un posto di lavoro, e vaga per Venezia cercando di capire se è meglio sottomettersi ai dettami sociali o restare libero… Il lavoro, il posto fisso, è considerato dal protagonista un mezzo con cui la società ci ingabbia, ci priva della libertà, ci schiavizza; il lavoro è conformismo, è morte dell'individualità, è non-vita. Oltre alla retorica del lavoro, anche l'orribile triade religione-patria-famiglia viene presa di mira e sbeffeggiata. Per i tempi molto originale non solo nei contenuti ma anche stilisticamente, con influenze godardiane. Unico difetto è la scelta del dialetto, per cui molti passaggi sono poco comprensibili per i non-veneti (magari sarebbero stati utili dei sottotitoli in Italiano!) e il film diventa un po' confuso. Ai tempi fu nel mirino della censura (tra l'altro si parla anche di aborto), il regista fu costretto a cambiare il titolo con il più banale "In capo al mondo".