Quattro episodi - molto liberamente ispirati alle novelle del Decamerone originale - che ripetono lo stesso canovaccio in cui un padre accompagna la figlia a Roma per conoscere la famiglia dell'uomo italiano che la ragazza ha intenzione di sposare.
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Incipit già "sbagliato": si parte con i titoli di testa e Volare di Modugno. Perfetto, abbiamo già capito che la visione che Allen ha dell'Italia è quella trita e ritrita del passato che forse non è mai esistito se non in cartolina, della musica di Modugno, italiani pizza spaghetti mandolino. Diciamo che fortunatamente questo pericolo è in parte, ma solo in parte, evitato perché poi nel film c'è tutto un rimando o a Fellini (l'episodio della sposina è "Lo sceicco bianco") o al tipico cinema da camera alleniano fatto di verbosità e tradimenti cerebrali. Però bisogna stendere un velo pietoso su "To rome with love" e non per il fatto che quando NOI guardiamo come gli altri ci vedono siamo suscettibili, semplicemente perché Woody Allen qui da prova di essersi leggermente rincòglionito (ma lo è da sempre secondo me) o almeno di averlo girato tanto per; in fondo il film è stato un successo ai botteghini esteri. Con i rimandi felliniani espliciti nell'incipit e nel finale il buon vecchio Woody dimostra per l'ennesima volta di aver preso tutto da Bergman e poi Federico ma di essersi spesso limitato a non fare altro che imitarli e copiarli, più che ad inventare uno stile tutto suo. Tralasciamo il fatto che ritenga Allen uno dei sopravvalutati per eccellenza nella storia del cinema, perché posso anche ammettere di stimarlo molto e di amare alcuni suoi film: Midnight in Paris era poi semplicemente delizioso e lucido. To Rome with love cos'è? Le donne son tutte zòccole, gli uomini cornuti e traditori, l'uomo qualunque vorrebbe il successo a tutti i costi, viva l'Italia! Non fosse per la fotografia stupefacente e le riprese da cartolina di una Roma in perenne tramonto, pulita, dalle luci caldissime e confortanti, non fosse per qualche interpretazione gustosa (lo stesso Allen, la Mastronardi, Ellen Page che tanto si sa, le donne di Allen son tutte delle imitazioni più o meno inconsce di Diane Keaton in linea di massima) e qualche scenetta bene assestata non sembrerebbe nemmeno un film di Woody Allen ma di un pinco palla qualsiasi senza ambizione né nulla da dire. Perché in fondo ritengo Allen un sopravvalutato ma ha sempre girato pellicole almeno godibili, qui spesso si abbiocca e si resta interdetti da tanta vacuità. Allora, se Roma è bella comunque con l'occhio straniero preferisco l'ambizione e la Roma notturna di Sorrentino. Tra Roma e Roma, quella che non esiste e quella che purtroppo è sotto gli occhi di tutti, meglio la seconda. Mediocre.