Justine e Michael stanno per sposarsi, il ricevimento si terrà nella casa della sorella di Justine, ma proprio in quei giorni un evento catastrofico minaccia la terra ed i suoi abitanti...
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Un film "bolla", ovvero un film che analizza una frazione di realtà nella situazione più estrema. Dopo la bellissima parte iniziale, il film si sofferma sulla descrizione del matrimonio di una delle due protagoniste principali, che rappresenta il punto di svolta nella sua vita. Nella seconda parte si entra invece nella terra di confine tra l'esserci e il non esserci più. Sono ben delineate le figure delle due sorelle, ma molto meno quelle dei coprotagonisti della storia, soprattutto poco verosimile la figura del bambino. Justine mi sembra troppo snob, mentre la sorella conserva i migliori tratti dell'umanità che prova dolore e smarrimento per quello che dovrà accadere.
Riguardo Justine quello che mi ha infastidito è l'affermazione di conoscere la verità, ovvero di saper predire cosa accadrà. Tutto ciò la colloca nel mondo del soprannaturale entro un film che invece avrebbe potuto essere laico. Inoltre non mi piace quel suo affermare che non ci sia niente da salvare nel mondo, che è fondamentalmente cattivo. Come se esistesse un solo modo per esistere...vivere... In fondo lei aveva aderito fino al momento del matrimonio ai valori della società in cui era cresciuta e, forse solo nel momento della consapevolezza che il mondo sarebbe finito, aveva deciso di rompere e lasciarsi andare. Il suo fallimento trova una comoda via d'uscita: tanto non esiste un'alternativa possibile per nessuno! La vita sul mondo sta per terminare! Ma tu che contributo hai dato a questo mondo che finisce, se ti sei conformata fino all'ultimo, non credendoci, ai valori dominanti, e hai sprecato le tue capacità per arricchire qualcuno? E hai pure mentito a chi forse a quel matrimonio ci credeva veramente... Migliore per me è la figura di Claire. Lei si è uniformata ai valori della società credendoci. Non sta mentendo né a se stessa né agli altri. Lei ha fiducia negli uomini, cerca il bello nei rituali che la società gli ha proposto, è una persona normale, come tante, ma rappresenta meglio quell'umanità che costruisce, che va avanti, che porta avanti la vita, e a cui non può che dispiacere che tutto stia finendo... Perché alla fine l'alternativa quale sarebbe? Quella di Justine che dice che siamo soli nell'universo e che non prova alcun dolore che l'esperimento della vita sia finito così? Per me qui la vera eroina è Claire, che piange, che tenta fino all'ultimo un contatto con le altre persone, che in nome della vita nasconde al figlio la morte (razionale ma meschina) del padre. Non si tratta di essere forti di fronte alla morte. Perché si dovrebbe esserlo? Essere forti, nel momento della fine, solo perché non si è amata la vita che si è fatta e le "regole della vita" (che è una "giungla") in generale, non mi sembra un grande valore.